In Francia, dove è diffuso da tempo, lo chiamano café gourmand. È il caffè di fine pasto accompagnato da una selezione di dolci in versione mignon. L’offerta varia: c’è chi si affida ai classici della pasticceria (come la crème brûlée) in small size e chi punta su dessert innovativi, con accostamenti di ingredienti inediti.
A prescindere dalla declinazione, è un’idea che funziona:
- il cliente si toglie la voglia del dolce – magari provandone ogni volta uno diverso – senza esagerare con le calorie e con il conto (a Parigi il prezzo del café gourmand si attesta intorno ai 5 euro);
- il ristoratore offre qualcosa di diverso, che gli permette di distinguersi e – poiché arriva al termine del pasto – di essere più facilmente ricordato.
Non solo: consente di velocizzare i tempi e questo, soprattutto a mezzogiorno, rappresenta un valore aggiunto tanto per il consumatore (che spesso va di fretta), quanto per il ristoratore, che può così aumentare la rotazione dei tavoli.
E in Italia? Da noi non è ancora così frequente. Tuttavia alcuni ristoranti e bistrot iniziano a inserirlo nel menù. Uno degli antesignani è il milanese DicoCibo, dove il café gourmand è stato ribattezzato DolceCaffè. “Lo abbiamo introdotto parecchi anni fa e, sin dall’inizio, ha riscosso un notevole successo, – spiega Roberta Spagnoli, una delle socie del locale – lo vediamo dagli ordini ma anche dalle recensioni su TripAdvisor, dove viene spesso citato”.
Affinché la formula funzioni, è fondamentale la selezione delle ricette, che deve cambiare con una certa frequenza. “Tendiamo a rinnovare le proposte in base alla stagionalità: in inverno ci sono minidolci a base cioccolato, a Natale facciamo i panettoncini, mentre in estate privilegiamo i dessert con la frutta o lo yogurt”.
Un altro aspetto fondamentale è la presentazione, che i francesi, maestri del genere, definiscono non a caso mise en place. “Noi presentiamo i minidessert su un’alzata. Il piatto viene portato al tavolo del cliente: spieghiamo le caratteristiche di ogni ricetta e ciascuno dei commensali fa la sua scelta”. A quel punto, come non farsi tentare?