30 trend per il 2030

Il futuro quest’anno arriva in anticipo. Una fotografia per orientarci nel mondo di domani, con i possibili scenari

Da Deep design a Metaverse commerce. Da Working machine heroes a Useless class heroes. Da Self driven business al Transhumanager. Da Robocorporation a Greenovation. Da Brainternet alle Healthy resources. Da Minus genius a Chip chip hurrah. Da Green wars a Food 4.0. Da Cash crash a Zoombies.

Non sono i soliti trend o mega trend che tutti diffondono e conoscono. Sono trend inaspettati e irriverenti. Trend guastafeste e bastian contrari. Sorprendenti impulsi per tentare di capire il mondo in modo critico e disincantato, lontani anni luce dalla narrazione mainstream e anche dalla scenarista accademica. Perché? Perché è dai tempi dei megatrend di John Naisbitt che lentamente, ma inesorabilmente, le tendenze si sono appiattite, anche loro vittime del castrante politically correct.

La galassia dei megatrend…
La verità nuda e cruda è che quando guardiamo il cielo, alla ricerca della galassia dei megatrend, vediamo il passato. Eh già, molti megatrend, che tutti vedono da ogni parte del mondo, talvolta sono morti e riflettono la luce della loro tendenza ormai estinta. Abbagli. Un classico megatrend morto è la silver society, che presuppone il continuo invecchiamento della popolazione e l’innalzamento dell’età media con vecchi arzilli super efficienti.

Trend mai messo in discussione, forse per timore di guardare in faccia la dura realtà. Vivremo più a lungo? Non credo. E anche se dovessimo riuscirci, lo faremmo da malati in uno stato penoso: secondo le statistiche, il numero dei malati cronici, o presunti tali, rappresenta già il 40% della popolazione del nostro Paese. Nessuno vuole parlare di questo mega trend: la dark society. Insomma, ben pochi guardano oltre le tendenze e oltre il futuro noto a tutti.

Bisognerebbe osservare ogni trend, grande o piccino, con occhio e spirito critico. Non tutto è come sembra, anche se appare così. Sì, bisogna frequentare anche le galassie sconosciute nascoste dietro la polvere delle chiacchiere note. Lì si trovano nuovi e inaspettati trend. Ben venga dunque un libro come 30 trend per il 2030, scritto dal sottoscritto (autopromozione) e scaricabile dal box a pagina 31, che butta nella mischia trend che sono pugni nello stomaco, come Panicopolis (vivere e lavorare nel più assoluto terrore) e Geniocidio (geniale autoeliminazione del genere umano) o trend che mettono in discussione l’esaltazione dell’intelligenza artificiale, definendola semplicemente deficienza artificiale.

COME AFFRONTARE I TREND

1 – ACT Le tendenze di oggi sono già immediatamente visibili. È quindi urgente osservarle e adattarle, agendo subito nella sfera d’azione personale e strategico-imprenditoriale.
2 – PREPARE Le tendenze di domani saranno a breve visibili. Devono essere comprese in dettaglio per prepararsi tempestivamente all’approccio personale e aziendale.
3 – WATCH Le tendenze di dopodomani non sono ben visibili. Devono essere osservate e studiate, anche se il loro impatto è previsto solo nei prossimi 5-10 anni.

Questo non significa che le altre canoniche narrazioni sui trend siano castronerie. Anzi, significa solo che l’esercizio del pensiero critico e del sarcasmo produce trend caustici che, come api, pungono manager e imprese e, dunque, li fanno reagire e, forse, aprire la mente. Per esempio, qui si dissacra la tanto adorata e divinizzata resilienza, affermando che il termine dalla sua origine metallurgica (la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi) è diventato, con un vero e proprio rovesciamento semantico, l’imperativo categorico invocato dai governanti per predicare a moltitudini, già passivizzate, spirito di sopportazione e capacità adattiva.

In pratica, la “proattiva resilienza” è, a tutti gli effetti, solo una vaselina per sopportare una vita diventata insopportabile (senza protestare). Non un bene. Neanche per le imprese. Ma, come si suol dire, non si vive (e si muore) di soli trend. Tre grandi scenari fanno da sfondo ai trenta trend e, come tutti dovrebbero sapere, uno scenario, stringi stringi, altro non è che una quinta teatrale in grado di rendere visibile il contesto che fa da sfondo alle vicende umane e, ovviamente, ai trend.

Scenario 01 – Il secolo delle macchine
È dai tempi di Tempi moderni con Charlie Chaplin che le macchine plasmano la nostra vita, imponendo il loro ritmo e la loro Weltanschauung, ma ora siamo ad una svolta. L’era degli uomini è finita e il tempo delle macchine è arrivato. E questa volta, come nel film di Matrix, “the winner takes it all”. Questo non è, come molti credono, il secolo cinese e neanche più il secolo degli umani, ma quello delle macchine. Pensiamo sempre che ci sostituiranno nel lavoro, ma non pensiamo mai che le macchine “pensanti” ci faranno lavorare, nella migliore delle ipotesi, come macchine. Eppure, non solo è possibile, ma è assai probabile che ciò accada. Non solo. La tecnologia ha ucciso le utopie e favorisce le distopie. Alimenta mondi illusori e ludici che hanno trasformato le utopie in videogiochi e metaversi, gli spazi più lontani possibile da ogni forma di utopia. Diciamolo: la sacralizzazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale apre la strada a un insidioso nichilismo che porta all’abbandono del nostro destino autodiretto e, probabilmente, alla fine dell’umanità. 

Scenario 02 – Il nuovo (dis)ordine mondiale
Ogni impero (democratico, oligarchico, teocratico o dittatoriale, poco importa) pretende per sé stesso e per gli altri un unico ordine mondiale e, per ottenerlo, crea disordine mondiale incolpando l’altro (impero). Un vecchio classico e una storia che si ripete all’infinito. Nel 1870 la Prussia aveva bisogno di una bella guerra contro la Francia per far nascere la Germania come stato e Bismarck fece di tutto (compreso telegrammi falsi) per indurre la Francia e dichiarare guerra. E così fu. Nei prossimi anni la tensione salirà (come di consueto, nella storia umana) alle stelle. È in gioco il destino del governo mondiale profondo. È in gioco il destino per dominare le risorse della terra (scarse). Il destino della monarchia verde (Greentocracy). Il destino della visione unipolare, contrapposta a quelli multipolare. La deindustrializzazione, la de-dollarizzazione e, dunque, la de-occidentalizzazione del mondo. In definitiva, è in gioco il destino del nostro futuro che, caparbiamente, cerchiamo di negarci.

Scenario 03 – La normalità improvvisa
La pandemia, la guerra, il cambiamento climatico, il terrore, la paura, le restrizioni, la recessione, le malattie, l’emergenza perenne, la sorveglianza invasiva, la rassegnazione, la censura, lo spettro delle macchine che ci sostituiscono in tutto, il lavoro non più come diritto ma come privilegio, il rischio che l’età media si abbassi, il sempre più diffuso e fatale malore improvviso. Improvvisamente, diventa normale ciò che in passato era eccezionale. Compreso immaginare nuove soluzioni per ridurre la fertilità umana, secondo il concetto di demografia responsabile (suona bene, no?), che dichiara senza mezzi termini che “ridurre la popolazione contribuirebbe alla mitigazione del riscaldamento globale” e che sì, i bimbi sono belli ma non eco-friendly, come scrivono i giornali di propaganda liberi e democratici. Depopolamento, dunque. La post o nuova normalità sorprende improvvisamente tutti e nulla sarà più come prima.

IL FUTURO IN UN GRANDE EVENTO 
Come vivremo, lavoreremo e faremo affari nel 2030? Per il 30° evento del ciclo Future Management Tools di Cfmt è andato in scena il 15 dicembre al Meet Digital Culture Center di Milano (e finalmente in presenza) un’edizione speciale un po’ per festeggiare, un po’ per parlare di futuro e anche un po’ per lanciare il futuro delle prossime iniziative. Un evento che ha ospitato ben quattro guest speaker di alto livello in un colpo solo. Gerd Leonhard ha parlato del “good future” del secolo delle macchine, Demostenes Floros di come il nuovo (dis)ordine mondiale pretenda nuove strategie per dominare i turbolenti mercati energetici del futuro, Darrell Bricker delle pazzesche sfide della normalità improvvisa, fra cui l’imprevisto declino della popolazione globale e, dulcis in fundo, l’economista Loretta Napoleoni di cosa è bene fare per gestire meglio la società (e gli affari) del futuro.

IL FUTURO IN UN GRANDE LIBRO 
Grande in termini di formato (19×26), ma non solo. Grande perché trenta trend sono veramente tanti (troppi?). Non i soliti trend, ma impulsi per tentare di capire il mondo in modo critico e disincantato. Non solo i trend sono originali, ma anche le immagini che fanno da corredo. Tutte le foto e le illustrazioni (circa 50) della pubblicazione sono infatti prodotte dall’ormai noto OpenAI, un software di intelligenza artificiale, assolutamente da provare, che ha fra i suoi fondatori l’onnipresente Elon Musk e che ha interpretato i trend su nostre indicazioni, spesso con risultati spiazzanti per senso o non senso. Insomma, Cfmt continua con la pubblicazione di libri dedicati al futuro. Dopo Il mio futuro è sostenibile e Come fare futuro, arriva fresco di stampa 30 trend per il 2030 del nostro futurologo ed esperto di tendenze Thomas Bialas, che potete scaricare nella versione digitale QUIVuoi scoprire in prima persona come vivremo, lavoreremo e faremo affari nel 2030? Insieme a Cfmt faremo un viaggio nel futuro toccando alcune delle più importanti città del centro-sud del nostro Paese: Ancona, Bari, Cagliari, Catania e Napoli. In tournée anche il nuovo libro 30 trend per il 2030. Visita il sito www.cfmt.it o scrivi a info@cfmt.it.

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