Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

Ecco come l’Italia può ancora recuperare il terreno perduto

Non c’è più tempo da perdere sullo sviluppo sostenibile. Negli ultimi mesi, anche a causa dell’esplosione della pandemia, abbiamo assistito a un peggioramento delle condizioni di vita in gran parte del mondo, un arretramento che sta rendendo il cammino verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 ancora più impervio.

L’evento pandemico ha reso chiare ed evidenti le connessioni tra le dimensioni sociali, economiche e ambientali che governano le nostre vite. Ne è un esempio l’effetto della crisi sulle disuguaglianze, che ha interessato soprattutto le donne, i giovani e le persone più fragili. Fasce sempre più ampie della popolazione hanno scoperto di essere molto più vulnerabili di quanto pensassero. Parliamo di veri e propri shock sistemici, anche di carattere psicologico e sociologico, che rischiano di condizionare il funzionamento presente e futuro dell’intera società.

Le conseguenze della pandemia
L’emergenza sanitaria ha avuto effetti negativi sul capitale economico, sul capitale umano e su quello sociale, basti pensare al fenomeno della disoccupazione e a ciò che comporta la limitazione delle interazioni. Ma anche il capitale naturale è a forte rischio. Le emissioni gas serra, che si sono inizialmente contratte per via del lockdown, sono tornate a crescere a ritmi insostenibili per il Pianeta, e non va dimenticato che una serie di altri problemi potrebbero impattare gravemente sul buono stato degli ecosistemi, e quindi sul nostro benessere, nell’immediato. Mi riferisco, per esempio, all’attività di smaltimento di mascherine e guanti che sarà determinante per evitare che questi dispositivi sanitari diventino l’ennesimo rischio per la salute.

Una cosa è certa: al contrario di come molti sostenevano, almeno durante le prime battute della pandemia, la crisi non fa per nulla bene allo sviluppo sostenibile. E non fa per nulla bene al cammino italiano verso l’Agenda 2030, il piano d’azione per la sostenibilità sottoscritto nel 2015 da 193 paesi delle Nazioni unite.

Focus dal Rapporto
Una chiara analisi della situazione arriva dall’ultimo Rapporto ASviS dal titolo “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato due giorni fa in occasione dell’apertura del Festival dello sviluppo sostenibile (dal 28 settembre al 14 ottobre in tutta Italia e online). Lo studio mostra un’inversione di tendenza sui Goal 1, 5 e 10 (rispettivamente povertà, parità di genere e disuguaglianze): se prima c’erano stati dei segnali di ripresa, adesso si avverte il peso negativo degli effetti pandemici. Male anche i target ambientali relativi alla conservazione della biodiversità terrestre (Goal 15), marina (Goal 14) e della gestione dell’acqua (Goal 6). Un trend negativo, come purtroppo ci aspettavamo, ha investito anche il Goal 3, che intende assicurare a tutti e a ogni età un buono stato di salute, e il Goal 4 sull’istruzione, a causa soprattutto delle difficoltà, anche di tipo digitale, che i nostri studenti hanno incontrato dal lockdown in poi. Qualche segnale positivo, invece, arriva dai Goal 7 (energia pulita e accessibile),13 (contrasto al cambiamento climatico) e 16 (pace, giustizia e istituzioni solide).

Ma oltre a fornire un’istantanea globale italiana ed europea sullo sviluppo sostenibile, il Rapporto descrive anche quanto resta da fare, formulando proposte puntuali (scaturite dai gruppi di lavoro dell’ASviS che possono contare su oltre 800 esperti in materia) su come rendere il Paese un modello per le politiche sostenibili. Vediamone qualcuna.

Le proposte chiave
Al fine di garantire il principio di giustizia intergenerazionale, è da diverso tempo che consigliamo l’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile. Sarebbe un atto non solo dall’alto valore simbolico, ma in grado di donare una vera e propria spinta “trasformativa” alle politiche del Paese. Speriamo possa essere questa la legislatura buona per concludere celermente il percorso avviato, vista anche l’apertura del presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante il suo discorso di insediamento. Importante sarà poi aggiornare la strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida dell’Italia al 2030 in linea con le indicazioni fatte proprio dall’Unione europea. La strategia dovrebbe evidenziare le coerenze con le proposte formulate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e con il Programma nazionale di riforma (Pnr), nell’ottica di garantire la coerenza tra le politiche.

Data la situazione, va garantito l’accesso a tutta la popolazione ai vaccini, per prevenire gli effetti sulla salute del virus Sars-Cov2. Sono necessari poi, una rapida attuazione del Piano strategico nazionale per la parità di genere presentato a luglio dalla ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e l’apertura di un tavolo di confronto istituzionale permanente con la società civile sulle politiche di genere, così da mettere l’Italia al passo con i paesi europei più avanzati.

Il tema delle giovani generazioni, sempre al centro delle azioni ASviS, deve avere un’effettiva valenza nel disegno di tutte le politiche. In tal senso, in coerenza con il Pilastro europeo dei diritti sociali, l’impatto sui giovani dei diversi provvedimenti andrebbe valutato ex ante con particolare attenzione al tema del lavoro. Unitamente a misure di contrasto al lavoro irregolare, servono poi politiche di accoglienza degli stranieri ben strutturate, per garantire un’effettiva integrazione. Non va dimenticato che, se non si dovesse fare il necessario per contenere l’aumento della temperatura terrestre, saremo chiamati a gestire flussi migratori sempre maggiori.

La questione ambientale
E veniamo proprio alla questione ambientale. Occorre assumere gli impegni internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità come guida delle politiche nazionali, orientando a tal fine gli obiettivi di trasformazione del sistema produttivo nel perseguimento del benessere sociale e nell’interesse delle future generazioni. In campo climatico ed energetico, urge l’aggiornamento del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) per allinearlo agli obiettivi europei, che prevedono un taglio delle emissioni gas serra di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). Il primo importante step da centrare, per rendere concreto l’obiettivo Ue di lungo termine, al 2050, della neutralità climatica. Per questo, va inserito già dalla prossima legge di bilancio un piano per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e dannosi per l’ambiente, in coerenza con la progressiva introduzione di misure di fiscalità ecologica e di tariffazione del carbonio.

Inoltre, il Paese ha bisogno di costruire meccanismi efficaci di partecipazione della società civile, va garantito il raggiungimento della quota dello 0,7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2025 e, infine, occorre creare un istituto pubblico di studi sul futuro: un ente con il compito di individuare i rischi a cui andiamo incontro, anche per anticipare le opportunità che potrebbero celarsi dietro a un drastico cambiamento.

Verso il futuro
Insieme alla consapevolezza delle difficoltà, guardiamo al futuro con fiducia e speranza, partendo dagli avvenimenti dell’ultimo anno. In Italia e nel mondo ci sono innumerevoli prove di resilienza e determinazione da parte dei singoli, delle istituzioni, delle società. Tra questi, c’è la risposta dell’Europa alla pandemia con la creazione del Next Generation Eu della Commissione europea per combattere la crisi e accelerare la transizione.

Una risposta che, per affermare a livello globale la visione di resilienza sostenibile proposta dall’Ue, richiede che l’Europa si doti degli strumenti che la rendano in grado di attuare con autonomia e coesione nel campo della difesa, della sicurezza e della politica estera. Un passaggio ormai urgente, come dimostrano gli sviluppi geopolitici degli ultimi mesi e i recenti richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Per tornare agli elementi di fiducia, torniamo dal Festival dello sviluppo sostenibile 2021: la più grande manifestazione sui temi della sostenibilità, non solo in Italia, che l’Onu definisce un unicum a livello internazionale. Per la quinta edizione lo slogan che abbiamo scelto è “Mettilo in Agenda. Stiamo Agendo”. Insieme è possibile costruire un mondo più giusto, equo e inclusivo. Lavoriamoci, da subito.

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