Climate Chance

Il cambiamento climatico è l’opportunità del secolo

Sconfiggiamo il cambiamento climatico. Non si parlava d’altro prima che il clima diventasse ancora più rovente con una guerra vera. Ora invece a scaldare gli animi ci pensano i soliti omini impazziti e il riscaldamento globale appare come un dettaglio quasi trascurabile. Ma non dovrebbe. E non dovrebbe neanche persistere la retorica della “guerra al clima” impazzito. Pazzi siamo noi a insistere con questo linguaggio. È una continua battaglia di parole (e azioni) sbagliate. Che dire del nuovo saggio dell’acclamato e osannato climatologo e geofisico Michael E. Mann dal titolo eloquente The new climate war: the fight to take back our planet? Guerra, guerra, guerra… battaglia, battaglia, battaglia. E che dire del più grande rilascio al mondo di miliardi di zanzare geneticamente modificate in California e in Florida (un esperimento per far accoppiare i maschi “modificati” con le pericolose femmine di zanzara selvatiche per uccidere la prole femminile prima che raggiunga la maturità e prima che possa trasmettere malattie e distruggere raccolti)? Guerra, guerra, guerra… battaglia, battaglia, battaglia. Ovviamente, quando l’uomo gioca a fare Dio con la natura, le conseguenze sono sempre imprevedibili, anche per noi umani. Già, gli umani… difendono il clima mentre preparano la fine del mondo con una guerra cercata ossessivamente. È tutto sbagliato. Bisogna fare pace con il pianeta e creare un nuovo clima di comprensione. Facciamo allora un breve viaggio in tanti piccoli capitoli, perché si fa (troppo) presto a dire climate change.

Clima difficile
Difficoltà di reperire materie prime, minore disponibilità di risorse naturali, danni agli impianti e alle infrastrutture per eventi meteorologici estremi, calo e/o peggioramento di molti prodotti, apocalittiche migrazioni climatiche e shock alimentari causati dalla guerra in corso… tra le grandi imprese la preoccupazione è alta e i rischi climatici sono già stimati in almeno un costo potenziale di circa un trilione di dollari. Questo il responso di un sondaggio condotto due anni fa da Cdp (ex Carbon disclosure project) sul gotha mondiale delle imprese. E non c’erano neanche la pandemia e la guerra a peggiorare le cose.

Clima statistico
Troppe parole e pochi dati. Il clima andrebbe affrontato in modo ponderato e misurato stile ourworldindata.org, perché l’essenza del cambiamento climatico è (se è) matematica pura. Come giustamente fa notare la Treccani, “si definisce il clima come la descrizione statistica in termini dei valori medi e della variabilità delle quantità rilevanti”. In definitiva, il climate change è l’insieme statistico delle condizioni meteorologiche di una data zona osservate nel corso dei decenni o secoli e, come tale, va trattato e, al limite, smontato. Quanto influisce realmente il comportamento dell’uomo sul riscaldamento? Boh. Secondo molti matematici il clima non è cosa semplice. Sarebbero necessarie almeno tre equazioni differenziali non lineari accoppiate per sintetizzare tutti i fenomeni studiati. E la scienza non ha l’equazione del clima.

Clima controverso
Cambiamento climatico e riscaldamento globale antropico sono fuori discussione. Forse. Secondo il grande vecchio della fisica italiana Antonino Zichichi «attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico: queste incidono al livello del 5%, mentre il 95% dipende da fenomeni naturali legati al sole». Secondo il fisico Steven Koonin, autore del controverso libro Unsettled: what climate science tells us, what it doesn’t, and why it matters «quasi tutto quello che vi è stato detto dai media tradizionali, compresi molti “scienziati”, è intenzionalmente o involontariamente errato, portando i politici a sostenere politiche che non solo non ci aiuteranno oggi, ma causeranno danni enormi domani». Secondo Franco Battaglia, professore di chimica teorica e fisica, autore del saggio Non esiste alcuna emergenza climatica e bollato come negazionista, «la pretesa di governare il clima della terra è pura illusione». Secondo l’ingegnere minerario Giovanni Brussato, autore di Energia verde? Prepariamoci a scavare, «oggi il 70% delle emissioni di gas serra è legato all’estrazione, alla produzione a all’uso di beni: per produrre una batteria da 500 chili per un’auto elettrica si smuovono 225 tonnellate di roccia. Se il mondo non lo riduce estraendo meno risorse, non saremo in grado di affrontare il cambiamento climatico». L’elenco degli scettici potrebbe continuare all’infinito, ma non è questo il punto. Il punto è che tutto è molto controverso, eccetto l’inquinamento. Quello sì che è al 100% opera nostra.


Clima superficiale
Tutti i santi giorni mi devo sorbire il mantra “noi sappiamo cosa fare”. Sarà così? Per raggiungere l’obiettivo di rendere elettrici tutti i veicoli, nel solo Regno Unito entro il 2050 sarà necessario (dicono alcuni) il doppio del totale annuo di cobalto prodotto in tutto il mondo, quasi tutto il neodimio prodotto a livello globale e tre quarti del litio mondiale. Non solo. Ad oggi per la produzione di apparecchiature solari, eoliche e idroelettriche è necessario usare gas naturale, petrolio e minerali, mentre molte delle apparecchiature “verdi” sono allo stesso tempo tossiche e quasi impossibili da smaltire una volta raggiunta la loro durata utile. In superficie il clima è splendido, ma sotto tira una brutta aria di improvvisazione camuffata da attraente narrazione.

Clima speculativo
Qualcuno resterà al verde, ma non certo i grandi fondi d’investimento. BlackRock, che ora si autoproclama “GreenRock”, precisa subito tramite il suo ceo Larry Fink che il «green è vantaggioso solo se porta utili… non siamo ecologisti, ma capitalisti», che tradotto significa: la transizione green è perseguibile esclusivamente se genera abbondanti utili. Diciamolo. C’è puzza di bruciato o, meglio, di minestra riscaldata del solito business as usual. In un controverso dossier di MMT Italia intitolato Catastrofismo climatico: la grande speculazione (https://bit.ly/CatastrofismoClimatico-pdf) non si va tanto per il sottile, affermando senza mezzi termini che l’implementazione dell’agenda ambientalista-catastrofista produrrà solo una maggiore ricchezza nelle mani, voraci, di pochi. È il solito equivoco sostenibile: permettere buoni affari con buona coscienza.

Clima compensativo
Cosa significa compensare le emissioni di Co2? Significa che chi è cattivo e causa troppe emissioni le deve compensare con crediti che finanziano “buoni” progetti. Quindi come era una volta per la Chiesa. Ma non è meglio evitare i peccati che comprare indulgenze? 

Clima paradossale
«Il cambiamento climatico è il più grande fallimento del mercato nella storia dell’umanità. E qual è la nostra risposta? Lasciamo che sia il mercato a risolverlo. I presunti investimenti verdi con criteri Esg distraggono dalle misure realmente necessarie che potrebbero rallentare il cambiamento climatico. L’Esg è come offrire a un malato di cancro un placebo anche se ha bisogno della chemioterapia»: così parlò Tariq Fancy, ex chief investment officer for sustainable investing di BlackRock. Corretto: è l’attuale modello di sviluppo a distruggere l’ambiente. Allora perché non cambiamo modello?

Clima inflazionato
Greenflation. L’inflazione si tinge di verde, afferma il Financial Times. La riduzione del carbone e l’aumento del gas per soddisfare le esigenze energetiche globali hanno spinto in alto i prezzi dell’energia prima, delle materie prime poi e, infine, dei beni di consumo, che avranno da lottare anche con le tasse sulla Co2 e la scarsità delle materie prime (fra cui alluminio, rame, litio e cobalto). Era ed è il più prevedibile degli effetti collaterali della transizione ecologica: un’inflazione innescata dalla ristrutturazione ecologica dell’economia. 

Clima lento
Fate piano che sto dormendo. Qual è la proposta? Raggiungere una completa decarbonizzazione dell’economia globale entro il 2050. Non pervenuta. Nelle aziende non si muove foglia che Dio denaro non voglia. E cosa vogliono le imprese? Aiuti. Aiuti per raggiungere gli obiettivi climatici. Per dire: il colosso Thyssenkrupp vuole essere neutrale per il clima entro il 2050. Tuttavia, «questo funzionerà solo se i politici creeranno un’infrastruttura per l’idrogeno verde e compenseranno gli svantaggi finanziari rispetto ai produttori di acciaio convenzionale» ha detto il capo del gruppo Martina Merz alla rivista Stern.

Clima transitorio
Senza pressione nessuna transizione. A differenza della transizione digitale, quella ecologica non è vista di buon occhio dalle imprese. Non è percepita come opportunità economica. Non è ancora un processo autopropulsivo. È piuttosto percepita come necessità che costa denaro. Senza pressione poco accadrà. Un buon esempio viene dall’Olanda, dove solo molto recentemente la compagnia petrolifera Shell si è arresa a ridurre le sue emissioni di gas serra del 45% entro il 2030. E questo solo dopo una sentenza del tribunale.

Stacco
Inutile girarci intorno. Dopo due secoli scarsi di rivoluzione industriale, capitalismo, benessere (presunto) e propaganda di quanto siamo bravi, arriva il conto e non abbiamo soldi per pagarlo. Tempo di cambiare.

Cambia economia

Solo il 9% dell’economia globale è circolare. Insomma, circola ben poco fra gli addetti ai lavori, industria o terziario che sia. Peccato perché il nostro sistema economico lineare “take-make-waste” (prendi, fai/usa, elimina) è completamente inefficace nella gestione delle risorse, con una perdita in media del 75% del valore della materia prima.

Cambia business

“We are in business to save the planet”: siamo in affari per salvare il pianeta, afferma in modo perentorio Patagonia, mentre gli imprenditori per un piano B del noto bteam.org, fondato da Richard Branson, assicurano “we can build a better world”, possiamo costruire un mondo migliore. Ma basterà dire questo per cambiare qualcosa?

Cambia tecnologia

Entro il 2050 un miliardo di persone potrebbero diventare rifugiati climatici. Secondo Thomas Kostigen – autore del saggio Cantiere Terra. Come l’ingegneria climatica può salvare il pianeta e inguaribile tecnoottimista – «la soluzione è da ricercare nell’innovazione tecnologica, in particolare nelle forme più avanzate di ingegneria climatica, fatta di foreste artificiali che assorbono anidride carbonica dall’atmosfera, terreni smart che programmano le condizioni ideali per lo sviluppo delle coltivazioni e innovativi sistemi di riutilizzo delle acque di scarico fino a cose estreme (e rischiose) come l’inseminazione delle nuvole o la modifica delle radiazioni solari».


Cambia mercato

Il vero tema non è la riduzione della Co2 ma il suo assorbimento o smaltimento. Qui abbiamo un mercato per certi versi ancora inesplorato. Carbon capture and storage, ma non solo. Poi c’è il cibo e il nuovo diktat “basta con gli allevamenti intensivi”. L’agricoltura cellulare è pronta al decollo. La nuova industria alimentare sfida la natura e punta tutto sulle cellule staminali e sui bioreattori per produrre cibo e carne in “provetta”. Affari in vista, anche perché il trucco per far digerire il futuro cibo sintetico è semplicissimo: basta chiamare il tutto green, vegan, ecologico, nutriente e privo di rischi.

Cambia energia…

… e usa quella dell’universo. È vero: produrlo non è così semplice. Ma lo sviluppo del cosiddetto idrogeno verde, ottenuto separandolo dall’acqua, aprirà una nuova era energetica e produttiva già a partire dal 2030.

Cambia capitalismo

L’obiettivo finale della green economy è una verde oligarchia che assorbe… tutto il denaro, mica la Co2. A quella dovranno pensarci i poveracci con i loro sacrifici. Troppo duro? Provate a leggere l’ultimo libro dell’economista “eretico” Emiliano Brancaccio dal titolo Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico. Vi renderete conto che l’80% del capitale globale è controllato dal 2% degli azionisti. Quelli sì che non rimarranno mai al verde.

Cambia colore

Vernice bianca e lucernari sul tetto di una nuova filiale Walmart. Non stupisce. Le cento maggiori metropoli sono responsabili del 18% di tutti i gas serra. Ad oggi l’influenza dei colori sul clima viene, a torto, ampiamente sottovalutata. Supponendo che la Terra sia completamente coperta da superfici d’acqua scura, la temperatura media salirebbe alle stelle: da 15 a 30 gradi. La soluzione? Rendere obbligatoria la vernice chiara. Fa molto Grecia, anche in azienda.

Cambia dati

Coltiva dati che producono alghe. Il primo data center della Germania che assorbe più Co2 di quella che genera è in un luogo che quasi non si trova sulle mappe digitali. È stato costruito ed è gestito da persone che nessuno conosce e potrebbe portare a un futuro non contemplato dagli scenari. Si chiama windcloud.de e merita una visita (anche solo virtuale). Da fuori la struttura non sembra un granché. Il centro dati non è altro che una serra alimentata da energia eolica che utilizza la coltivazione delle alghe (poi commercializzate) per l’assorbimento della Co2

Cambia strategia

È una vecchia storia che conosco da tempo. La sostenibilità deve essere divertente e non punitiva. Ad Amburgo c’è un progetto di ricerca chiamato Klimafreundliches Lokstedt focalizzato su nuove idee che combinano la protezione del clima con una maggiore qualità della vita. L’uso dell’energia in casa, la mobilità e i rifiuti sono i temi principali. Il messaggio è chiaro: la trasformazione ecologica progredirà rapidamente solo con la partecipazione della popolazione. La gente deve divertirsi con la protezione del clima, così come si diverte con la digitalizzazione.

Cambia tuta…

… mimetica e indossa la pacifica biomimetica che studia e imita i processi della natura per migliorare le attività e tecnologie umane. Il design biologicamente ispirato, chiamato appunto biomimetic design, è un campo relativamente nuovo fondato sul principio che la natura contiene una ricchezza di suggerimenti non sfruttati ancora appieno da ingegneri, designer e scienziati. Visto da una prospettiva utilitaristica, la distruzione degli eco-sistemi priverà le generazioni future di innovazioni basate sulla biodiversità che la natura contiene. Insomma, non basta imitare la vita vera, bisogna anche salvare la vita vera del pianeta, altrimenti l’economia circolare smetterà di circolare (ancora).

APPUNTAMENTO CFMT – Hai mai sentito parlare del climate chance manager o del fatto che il cambiamento climatico è l’opportunità del secolo: per te, per il pianeta e per gli affari? Sorridi, perché il tuo futuro può essere davvero sostenibile.

Un evento per maneggiare i rischi e costruire strategicamente un business model sul climate change che rivitalizzi prodotti e servizi. In esclusiva per noi Vandana Shiva, fisica quantistica, scienziata ambientalista, attivista politica, economista militante, teorica dell’ecologia sociale e un curriculum infinito di battaglie per cambiare non solo il clima ma anche il mondo. Una voce irriverente e potente. 
25 maggio 2022 17:30-19

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI CLICCARE QUI (la partecipazione all’evento è gratuita e riservata ai dirigenti associati). 



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