Da H&M a Index: negozi chiusi e trasferimento sul web?

Il trend della moda low cost è evidente ed è all’insegna della digital transformation

Il colosso svedese H&M ha comunicato in questi giorni un robusto taglio di punti vendita nel 2021, dopo aver registrato un vero e proprio boom sul web nel 2020: le vendite online sono infatti aumentate del 27% in corone svedesi e del 28% in valute locali nel terzo trimestre, mentre da gennaio a settembre sono aumentate rispettivamente del 36% e 34%, andando così a rappresentare il 26% del totale delle vendite del gruppo.

Come spiegato attraverso una comunicazione pubblica, il Covid-19 ha ulteriormente accelerato il passaggio al mondo digitale, con una maggiore integrazione tra online e store fisici, così come un’accelerazione nel consolidamento della rete di vendita.

Attese più chiusure del previsto, ovvero 180 contro le 170 precedentemente comunicate, a fronte dell’apertura di 130 nuovi store.

Il 2021 sarà tutto all’insegna del digital: vedrà la chiusura di 350 negozi, contro 100 aperture, portando così un decremento netto di circa 250 negozi, il che rappresenta, come riportato da Reuters, il 5% dell’attuale network.

Anche l’altro gigante del fast fashion, Inditex (società che controlla i brand Zara, Pull and Bear, Bershka e Stradivarius), ha registrato un +74% a livello di crescita delle vendite online, con vendite in negozio in discesa nei primi sei mesi dell’anno da 12,8 a 8 miliardi di euro. Secondo dichiarazioni ufficiali, entro il 2022 l’e-commerce dovrebbe generare il 25% dei ricavi totali (nel 2019 era il 14%).

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