Economia: la fotografia dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia

Frenata per tutti i comparti - 0.5%, tiene il mondo del terziario e dei servizi con una contrazione di solo – 0,2%. Bene e in controtendenza i settori della comunicazione e informazione +2,1%, ristorazione +1,5% e le attività professionali +1.2%

I servizi tengono nel secondo trimestre e l’inflazione segna una significativa flessione. Nel quadro complessivo dell’economia nazionale, i numeri che emergono dall’Osservatorio del terziario di Manageritalia (vedi l’ultima newsletter) segnalano un comparto in salute sino a metà anno e comunque meno peggio rispetto agli altri settori anche sulle previsioni negative per i mesi successivi. Dati che confermano l’importanza strategica, acquisita negli anni, dal comparto del terziario avanzato nella struttura economica del Paese. Un settore che si dimostra ancora una volta trainante per lo sviluppo italiano.

Nel dettaglio, il valore aggiunto dei servizi di mercato è sceso leggermente (-0,2%) rispetto al trimestre precedente e il calo è inferiore a quello del complesso dell’economia (-0,5%).

Il fatturato dei servizi di mercato è diminuito dello 0,5% in termini congiunturali, soprattutto a causa della contrazione del commercio all’ingrosso; ma il resto degli altri servizi di mercato ha invece segnato un aumento dello 0,6%, incorporando una dinamica congiunturale dei prezzi di vendita ancora piuttosto sostenuta.

A livello disaggregato, i sottosettori del terziario hanno registrato nel secondo trimestre del 2023 andamenti congiunturali del giro d’affari piuttosto divaricati. La performance di gran lunga migliore è del comparto di informazione e comunicazione, il cui fatturato è cresciuto del +2,1%, seguita da alloggio e ristorazione (+1,5%) e attività professionali (+1,2%). Gli altri comparti dei servizi hanno visto invece un calo del fatturato, in particolar modo commercio all’ingrosso (-1,3%) e noleggio e agenzie di viaggio (-1,3%), ma anche trasporto e magazzinaggio (-0,5%).

Significativo e in controtendenza è il dato dell’export dei servizi di mercato che ha continuato a crescere nel primo trimestre del 2023. Oggi il suo peso si assesta a 6,7% del Pil facendo segnare un buon risultato: con una quota cresciuta di poco meno di un punto percentuale rispetto a un anno prima.

Ad agosto 2023 il clima di fiducia delle imprese dei servizi indica, nel complesso, una congiuntura non più positiva. Questo è confermato anche dagli indici PMI che segnalano, peraltro, una situazione assai più negativa per l’industria. Per trasporto e magazzinaggio, dopo tre mesi in miglioramento, emerge in agosto un’inversione e anche per alloggio e ristorazione. Leggermente più positivo il clima di fiducia del comparto di informazione e comunicazione, ma la risalita sembra lenta. L’indicatore S&P Global del clima di fiducia dei servizi di mercato mostra nel mese di agosto 2023 un ulteriore calo congiunturale che segue un bimestre di netto peggioramento. L’indice dei servizi rimane significativamente al di sopra dei 50 punti, soglia al di sotto della quale si individua un segnale recessivo, mentre per il settore industriale l’indice, già sotto soglia a partire da maggio, segna un lievissimo recupero ad agosto che non rappresenta inversione di tendenza.

L’inflazione tendenziale dei servizi è scesa in misura significativa (al 3,9%) nella media dei mesi di luglio e agosto, dopo esser rimasta stabile al 4,5% nel secondo trimestre del 2023.

Il costo del lavoro per unità di prodotto ha mantenuto un ritmo di crescita vicino al 5% (+4,6% nel secondo trimestre) nell’aggregato di attività finanziarie, assicurative, immobiliari, professionali e ha segnato una netta accelerazione in quello del commercio, riparazioni, trasporti, turismo, informazione e comunicazione, con un tasso di incremento che ha raggiunto il 6,8%. Sottostante a questa impennata del costo del lavoro vi è l’effetto combinato della crescita retributiva e di un calo rilevante della produttività apparente del lavoro, con il rafforzarsi di una tendenza già emersa all’inizio dell’anno.

Nel comparto delle attività finanziarie, assicurative, immobiliari, professionali l’aumento dei costi si è traslato rapidamente sull’evoluzione dei prezzi dell’output, spinti anche da un forte aumento del markup (+2,9%): il deflatore dell’output è cresciuto in termini tendenziali dell’8% (dall’8,7% nel primo trimestre). Il markup si è invece ridotto (-0,8%) nel commercio, riparazioni, trasporti, turismo, informazione e comunicazione, contribuendo a una decelerazione della dinamica dei prezzi dell’output, scesa al 3,2%.

Il settore manifatturiero ha registrato un aumento del costo del lavoro ancora più forte (+8,6%), ben superiore a quello dei trimestri precedenti. Questa spinta è stata però contrastata dall’azzerarsi della dinamica dei costi degli input intermedi (-0,2%) che ha condotto a una crescita moderata dei costi variabili (+1,0%); nonostante una risalita del markup (+0,9%) i prezzi dell’output hanno segnato una netta decelerazione, con un incremento tendenziale contenuto all’1,9%.

La dinamica del monte ore lavorate dell’insieme dei settori dei servizi di mercato, dopo una fase di crescita sostenuta, nel secondo trimestre del 2023 si è pressoché azzerata, restando comunque positiva per buona parte dei sottosettori. Incrementi per informazione e comunicazione (+1,4%), attività professionali (+0,4%) e commercio, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione (+0,2%), mentre l’input di lavoro è sceso di nuovo nel settore di finanza e assicurazioni (-0,5%) con una caduta (-1,7%) negli altri servizi.

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