Nell’immaginario comune, quando si pensa all’università le prime cose che vengono in mente sono due: lezioni ed esami. Questo in un ciclo continuo, fino ad arrivare a ottenere la laurea. Quando si parla poi di università prettamente tecniche come il Politecnico di Milano, questo discorso appare ancora più solido e scontato. Ciò che però possiamo dire con la nostra esperienza si discosta abbastanza da tutto questo.
Siamo tre ragazze, provenienti da diverse parti d’Italia ed Europa, trovatesi a Milano e al Politecnico con un intento comune: studiare e impegnarsi per dare il massimo di noi stesse, affrontando ogni giorno nuove sfide, per raggiungere non solo la tanto attesa Laurea Magistrale ma una soddisfazione personale concreta e completa. Altra cosa che abbiamo in comune è la base del nostro percorso di studi: Ingegneria Biomedica. Ognuna di noi ha deciso di focalizzarsi in una diversa branca della materia quali Biomeccanica, Tecnologie Elettroniche e Informatica Medica; tuttavia, la nostra comune intraprendenza ci ha portato a voler cercare qualcosa in più, diverso dal classico percorso di studi accademico.
All’inizio del nostro percorso ci è stata data infatti la possibilità di intraprendere un percorso parallelo di studi, chiamato Alta Scuola Politecnica (ASP).
L’Alta Scuola Politecnica è un percorso ideato per 150 studenti talentuosi iscritti ad Ingegneria, Architettura e Design del Politecnico di Milano e di Torino, selezionati in base alla forte motivazione e alle competenze acquisite durante le esperienze pregresse.
Ha come obiettivo principale quello di fornire competenze interdisciplinari con corsi ad – hoc legate alla dinamica dell’innovazione, al problem solving e ai processi e i metodi di design e decision making. Il tutto è proposto sotto forma di competizione, per cui il clima di sfida e l’interesse manifestato da tutti gli studenti creano un ambiente estremamente stimolante e positivo per la crescita professionale e personale.
Un punto fermo del percorso ASP è lo sviluppo di un progetto extracurricolare e interdisciplinare che preveda non solo lo sviluppo dal punto di vista tecnico ma anche di mercato: un progetto della durata di un anno in cui si parte da un problema reale di ampio raggio e da cui si individua la direzione specifica sulla quale costruire la propria idea. È grazie a questa possibilità che siamo entrate in contatto con il NECSTLab per il progetto EmoCy.
Inoltre, grazie al NECST, abbiamo avuto la possibilità di avviare una preziosa collaborazione: quella con e-Novia, la “Fabbrica di Impresa”, come spesso è stata descritta. Quest’azienda si occupa infatti di aiutare aziende e start up a sviluppare appieno il loro potenziale.
Lo scopo di EmoCy è quello di identificare attraverso i segnali fisiologici rilevati da un wearable il livello di stress della persona, con l’idea di poter estendere questo tipo di prodotto anche a persone che a livello clinico soffrono di disturbi d’ansia e/o attacchi di panico. Infatti, uno dei principali problemi legati a questo fenomeno è la sua sottovalutazione, con il conseguente aggravamento del problema. Uno strumento che sia in grado di quantificare in modo obiettivo la quantità di stress a cui la persona è sottoposta può sicuramente portare benefici non solo a livello personale, ma anche in ambito lavorativo e universitario.
Il nostro team è formato, oltre che da studentesse dell’ambito Biomedico, da altri quattro membri (Armando, Letizia, Lorenzo e Moaad) che aggiungono competenze in ambito informatico, matematico, elettronico e di design. L’interdisciplinarietà e lo scambio di opinioni ci dà modo di poter analizzare il problema sotto diversi punti di vista e di trovare soluzioni innovative al riguardo.
Per raggiungere il nostro obiettivo, abbiamo deciso di dividerci in due sottogruppi che al momento lavorano in parallelo su due aspetti diversi: da un lato lo studio su dati già acquisiti, volto alla classificazione automatica dello stato di stress grazie ad algoritmi di machine learning, dall’altro lo sviluppo di un dispositivo wearable che permetta l’acquisizione di dati fisiologici più importanti identificare questa situazione (battito cardiaco, conduttività della pelle, movimento del soggetto, temperatura e umidità dell’ambiente…). Quando entrambi i sottogruppi avranno raggiunto risultati soddisfacenti, provvederemo ad integrare le due parti per avere una possibile soluzione concreta. Siamo sicuramente all’inizio del percorso e abbiamo già avuto modo di affrontare alcune difficoltà tecniche non banali, ma questi primi mesi di lavoro ci stanno portando ad aver un approccio ottimistico sui possibili raggiungimenti futuri.
Marco, Eleonora, Carlotta (n.d.r. Santambrogio, D’Arnese, Marchesini) e gli altri colleghi del NECSTLab ci stanno spronando a lavorare con entusiasmo e divertimento, invogliandoci a sfruttare tutte le risorse che il laboratorio mette a nostra disposizione, con l’obiettivo comune di produrre col nostro lavoro qualcosa di interessante e soddisfacente, che possa essere d’aiuto nel futuro. Ci riteniamo davvero fortunate perché al NECSTLab abbiamo ritrovato un clima stimolante e ricco di voglia di fare che sta caratterizzando il nostro percorso: possiamo affermare che questa sia una condizione necessaria e sufficiente per spingere a dare il meglio di noi stesse per raggiungere gli obiettivi che ci siamo poste.
Manageritalia collabora con NECSTLab per far conoscere questa Silicon Valley italiana e avere dalla loro voce un polso su quell’innovazione che partendo dall’Università impatta, e deve farlo sempre di più, sulla crescita della nostra economia, sul nostro lavoro e sulla vita di tutti i giorni. Un viaggio che dobbiamo fare tutti insieme. Stay tuned!