Future retail: c’è ancora spazio se non ti chiami Amazon?

Dice il negoziante alla ricerca del cliente perduto: “forse devo essere più vicino, più piccolo, più eccitante, più diverso”. Insomma, c’è ancora spazio per il retail fisico dopo che la pandemia ha digitalizzato ogni concetto di vendita? Cosa rimane, cosa scompare, cosa ha ancora bisogno di spazio? Risponde un’accurata tabella infografica del Gottlieb Duttweiler Institute

Il retail del futuro: quali prospettive? Proviamo a rispondere con una piccola panoramica di quello che ci attende nei prossimi tre-cinque anni.

1) Lo spazio fra convenienza ed esperienza. Convenience experience store, dunque comodità, velocità, semplicità, sensualità e ispirazione. Nei prossimi anni questo format influenzerà i requisiti di spazio, con una fusione e convergenza con l’extended reality.

2) Il food vince (quasi) sempre. Ovvio: noi tutti dobbiamo mangiare ogni giorno ed è (e rimane) l’esperienza per eccellenza e avviene con tutti i sensi. Questo comporta un’ulteriore spettacolarizzazione ed eventizzazione del cibo, che si risconta in ogni spazio e luogo.

3) Showroom destinati a scomparirePer la moda le vendite offline sono in calo da anni. Zalando o non Zalando, le aspettative e le abitudini dei consumatori sono cambiate radicalmente. Qui il retail fisico può sopravvivere solo come un’area di esperienza per il marchio.

4) Decentralizzazione degli hub logistici. Tutto viene comodamente consegnato a casa in 24 ore. Tuttavia, nelle città la logistica di consegna tradizionale sta raggiungendo i suoi limiti, intasando le strade e i condomini. Da qui la decentralizzazione con microhub in condivisione.

5) Format sempre più piccoli. Ridimensionamento e prossimità (soprattutto in città). Il declino dei grandi centri commerciali è noto da tempo. Luoghi flessibili e accessibili ovunque in max 15 minuti sia a piedi che in bici.

6) Automazione e digitalizzazione delle aree rurali. Fuori dai centri urbani ben poco retail sopravvive. Banche, uffici postali, negozi (anche di alimentari) non sono più sostenibili e forse verranno sostituiti da soluzioni automatizzate senza personale e aperte 24/7.

Future Amazon: il salone delle meraviglie
E mentre i parrucchieri, causa pandemia, sono in gravissima difficoltà, 
Amazon apre un avveniristico negozio di parrucchiere nel centro di Londra per testare realtà aumentata e altre tecnologie di vendita al dettaglio. Certo, se ti chiami Jeff Bezos e ti puoi permettere di volare nello Spazio con Blue Origin, beh, allora ti puoi permettere anche di investire pochi spiccioli per giocare un po’ con un Amazon Salon.

L’idea è di testare innovativi servizi, come per esempio speciali specchi tramite i quali le persone potranno vedersi con un diverso colore di capelli prima di fare la tinta. Ora, non è chiaro se il salone servirà esclusivamente come terreno di prova per le nuove tecnologie e la raccolta dei dati o se, invece, Amazon intenda entrare nel business del retail fisico. Non ci crediamo, anche se Amazon, come tutti sanno, ha già debuttato nel mercato dei minimarket, nei negozi di alimentari e in altri negozi fisici. Per noi comuni (commercianti) mortali non proprio una bellissima notizia.

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