Verde estremo – Diventare carbon negative
Windcloud: il primo data center della Germania che assorbe più Co2 di quella che genera ci dice una cosa importante. L’impatto zero è roba di ieri. Oggi, ma soprattutto domani, l’obiettivo è una rimozione permanente di Co2 dall’ecosistema. Carbon negative. Il produttore britannico Sheep offre felpe con un’impronta di Co2 negativa. Ciò significa che la produzione degli indumenti rimuove effettivamente una quantità netta di gas serra dall’atmosfera. Sheep usa lana proveniente da allevamenti di pecore biologiche in Nuova Zelanda e la fa lavorare in una tessitura in Portogallo che funziona con energia solare. Chiaro: tanta protezione climatica ha il suo prezzo: una felpa con cappuccio in lana merino costa 158 dollari, ma il produttore dà una garanzia a vita sul prodotto. Certo, è roba di nicchia per gente che guida una Tesla.
Il trionfo artificiale – Un mondo senza materie prime
Il mondo delle macchine impone una vita da macchine. Tutto deve essere artificiale, ma mica solo l’intelligenza. Bistecche, latte, diamanti, sangue, organi: tutto rigorosamente sintetico e creato in laboratorio. Se diamo uno sguardo al lontano 2050 lo scenario potrebbe essere il seguente: chiunque guidi attraverso il paese non vedrà più mucche al pascolo. Questo perché gran parte degli allevamenti ormai è scomparso in quanto consuma troppo spazio e risorse. Nel 2050, la quota sarà meno del cinque per cento. Ciononostante, la gente continua a bere latte e a mangiare bistecche, prodotte nei bioreattori. Stesso discorso per gli organi umani e il sangue, che renderanno superflui i donatori umani. Stesso discorso per le materie prime, che non verranno più estratte ma prodotte artificialmente. La società americana Vrai ha già iniziato la produzione di massa di diamanti artificiali a impatto climatico zero, mentre alcuni ricercatori del MIT sono riusciti a sviluppare una tecnologia per coltivare legno in capsule di Petri.
Economia circolare – Hype oppure trend?
Molte previsioni e promesse sull’economia circolare sono attualmente esagerate e non confortate da dati solidi, ma in generale la strategia di “un prodotto, molte vite” offre comunque delle opportunità. Coloro che offrono prodotti e servizi che sposano questa filosofia e questo processo produttivo non solo aiutano verosimilmente l’ambiente, ma possono anche aumentare i profitti. Fondamentalmente, avete tre opzioni. Offrire un prodotto: 1) che può essere completamente rigenerato e rivenduto alla fine del suo ciclo di vita; 2) che può essere facilmente smaltito grazie a un design intelligente (per esempio, usando parti biodegradabili); 3) che può essere completamente riciclato, come dimostra il caso dello smartphone Fairphone. A volte basta un design modulare (facile da riparare e riciclare) per far circolare il brand in modo positivo.
Made in space – Fabbriche nello spazio
Risparmia il pianeta, inquina nello spazio. Detta così suona un po’ sarcastico, ma le fabbriche volanti nello spazio potrebbero ben presto diventare realtà. “La prossima rivoluzione industriale non avrà luogo sulla terra”, sostiene la società inglese Space Forge sul proprio sito web. I vantaggi sulla carta ci sono: totale automazione della produzione, celle solari che forniscono energia in quantità illimitata, raffreddamento delle macchine in funzione. Ma che la visione della fabbrica satellitare possa diventare realtà dipende dai costi della logistica. Le materie prime devono essere portate in orbita dai razzi, i microchip finiti e le parti metalliche devono essere riportate sulla terra dalle navette spaziali. Questo richiede un sacco di tecnologia complessa e costosa.
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