L’emergenza coronavirus ha quasi fermato interi settori economici e portato perdite pesantissime a tutta l’economia. Ora siamo nella bufera, ma questo blocco non durerà in eterno.
Quando riapriremo? spero che tra un mese si inizi a vedere qualche graduale riapertura a scacchiera. Allora lo scenario sarà diverso: scopriremo che alcuni negozi e aziende hanno chiuso, molte persone avranno perso il lavoro, ci sarà un calo del potere di acquisto.
Come reagiscono le aziende? Nell’immediato alcune hanno fatto donazioni importanti, in denaro, prodotti e servizi verso gli ospedali o le persone più fragili, altre hanno riconvertito la produzione, come il tessile moda che si è messa a produrre mascherine e camici, le più navigano a vista, facendo e rifacendo piani per i vari scenari: ritorno alla normalità nel 2’ quarter? nel 3’? nel 4’ quarter?
In questi giorni, tra le aziende che meglio di tutte si sono dimostrate capaci di rispondere all’emergenza sono le startup, che con la loro creatività e agilità da un lato hanno proposto soluzioni, per esempio per sopperire alle mancanze di respiratori negli ospedali; dall’altro hanno reinventato il loro business, così conosco aziende che organizzavano eventi che hanno iniziato a proporre eventi online, oppure società che offrivano software per i produttori food B2B che in pochi giorni hanno messo su un servizio di home delivery B2C.
Ci vorrà parecchio per tornare alla normalità e comunque non torneremo al punto che abbiamo lasciato, perché intanto il mondo intorno è cambiato. Non possiamo stare fermi aspettando che tutto passi. E allora, impariamo alcune lezioni dalle startup.
Digitalizzazione. Sembrava impossibile, eppure in 2 settimane tutta Italia è passata allo smart working, inclusa la scuola! Ora che si è visto che funziona, si è aperta la strada per rivedere tutto il business in chiave digitale: realizzare il vero smart working (non solo lavoro da casa, ma soprattutto lavoro flessibile, per obiettivi), integrare fornitori e clienti, ripensare il CRM, ridefinire processi e metriche in chiave digitale.
Velocità. L’ansia delle startup e di tantissime piccole medie imprese è come preservare la cassa. Per molti sarà necessario prendere decisioni dolorose. Ma se c’è da fare piani di taglio costi e razionalizzazioni, meglio farlo subito, perché ogni giorno di non decisione brucia risorse e rende più a rischio tenere in piedi l’azienda. Allo stesso tempo, per alcune aziende questa crisi ha aperto nuove opportunità, da cavalcare adesso, senza lo spazio per fare grandi piani.
Collaborazione. Nessuno si salva da solo. Serve mettere insieme le forze e cercare collaborazioni, lavorare in rete, anche tra concorrenti, lungo le filiere, con business attigui, tra privato e pubblico. Per fronteggiare questa crisi, gli imprenditori di alcune imprese familiari accetteranno finalmente di fondersi con altre aziende, o di aprire il capitale a private equity e capitale di rischio. I founder delle startup ce l’hanno chiaro in mente: meglio avere una quota piccola di una grande azienda solida che una quota grande di una micro azienda in balia degli eventi.
Innovazione. Questo è il dna delle startup, che nascono intorno a un’innovazione. Invece in tutte le altre aziende, grandi o piccole, in questo periodo di caccia ai risparmi, i progetti di innovazione diventano a rischio; al contrario, ora serve guardare ai progetti di innovazione non come un lusso ma come alla leva che può creare velocemente i ricavi che adesso mancano e che aiutano le aziende a restare sul mercato.
Qualche spunto per sfruttare al meglio l’innovazione per uscire dalla crisi:
• focalizzarsi unicamente su quei progetti che portano risultati a breve, in settimane o pochi mesi, i quick wins, mettendo in stand by quelli oltre l’anno;
• scegliere un numero ristretto di piccoli progetti, 2 o 3, non puntare tutto su uno;
• bloccare subito i progetti che assorbono troppe risorse (di tempo, soldi e persone);
• identificare subito delle metriche di risultato, KPI, e delle scadenze milestone ravvicinate quando eventualmente decidere se continuare lo sviluppo o fermarsi.
Ma soprattutto, per guidare le aziende fuori dalla tempesta, adesso serve competenza e professionalità, serve managerialità. Questo è il momento di vedere chi sono i manager che sanno fare il loro mestiere, cosa è la vera leadership e cos’è il senso di responsabilità. In questa crisi imprevista, con la rottura di tanti schemi tra il prima e il dopo coronavirus, cadono certezze e vincoli, si aprono prospettive nuove, servono approcci e competenze nuove.
#andràtuttobene