Il nuovo boom economico italiano?

L’Italia del dopoguerra ripartì grazie a docenti, imprenditori, manager, artigiani, visionari… e alla forza e tradizione dei territori. Un riscatto che puntò su cultura, innovazione e welfare, fattori che negli ultimi decenni sono usciti dal radar del Paese. Un periodo a cui guardare per ripartire oggi!

L’evoluzione della cultura manageriale italiana ha coinciso con lo sviluppo del miracolo economico del dopoguerra, l’ascesa e il declino delle grandi aziende pubbliche, l’affermazione del potere produttivo delle piccole e medie imprese, disperse sul territorio, e il crescente peso specifico della finanza degli ultimi anni. Dietro a ciascuno di questi passaggi ci sono storie di persone vere, docenti, imprenditori, “artigiani”, “visionari” e “manager” che hanno influenzato col loro operato il tessuto produttivo del nostro Paese.

Soffermiamoci su alcune storie di aziende e imprenditori e manager vincenti.

Il miracolo economico e sociale italiano nasce nell’immediato dopoguerra e si forgia grazie al contributo di manager profondamente radicati nell’universo culturale e nello sviluppo del territorio.

Oltre allo straconosciuto e inimitabile Adriano Olivetti, peraltro anche “colpevole” di aver forgiato tanti manager diventati poi anche imprenditori, ne abbiamo altri meno noti, ma anch’essi protagonisti di quegli anni.

Per esempio, Leonardo Sinisgalli, il poeta ingegnere, definito per la sua versatilità un “Leonardo del Novecento”, fu assunto da Olivetti nel ‘38 come responsabile Ufficio tecnico della pubblicità. Diventò poi direttore generale della Pirelli nel 1948, fondò la rivista “Civiltà delle macchine” per Finmeccanica e inventò i nomi di alcune auto che passeranno alla storia, come la “Giulietta” dell’Alfa Romeo, lavorando infine per l’Agip di Enrico Mattei.

C’è anche Giuseppe Eugenio Luraghi, una delle figure più significative del capitalismo italiano, in Alfa Romeo fu prima manager e poi presidente per un quindicennio, ma fu anche scrittore di romanzi e fondatore delle Edizioni di Meridiana.

Insomma, quell’Italia era caratterizzata da vari territori dove c’era un virtuoso crogiuolo e intreccio tra cultura e tecnologia, innovazione e creatività e flessibilità mentale e artigianale che sono venute a mancare da troppi anni. Fenomeni non troppo diversi da quelli che hanno fatto grande la Silicon Valley seppure su basi e presupposti diversi.

Uomini che avevano il purpose di creare e innovare contro ogni anche impensabile avversità. Pensiamo a questo proposito a Mattei, che nell’immediato dopoguerra fu incaricato dallo Stato di smantellare l’Agip e invece di seguire le istruzioni del Governo, riorganizzò l’azienda, fondando nel 1953 l’Eni, di cui l’Agip divenne la struttura portante. Così Mattei diede un nuovo impulso alle perforazioni petrolifere nella Pianura Padana, avviò la costruzione di una rete di gasdotti per lo sfruttamento del metano e aprì all’energia nucleare.

Purpose che non mancò di certo a Umberto Brustio da tempo a capo di Rinascente, che, per restare in tema di rinascita, deve il nome a un suggerimento di Gabriele D’Annunzio al Senatore Borletti che aveva rilevato l’attività dai fratelli Bocconi nel 1917 prossima al fallimento durante la Prima Guerra Mondiale. La Rinascente viene poi toccata duramente anche dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma tra il 1945 e il 1946 vengono ricostruiti 19 negozi UPIM, la Rinascente di Cagliari, la sede della società a Milano in Via Carducci e i depositi. Il 4 dicembre 1950, a Milano, avviene la riapertura del punto vendita di piazza del Duomo. Nel 1955 viene inaugurato il nuovo Circolo della Rinascente con sede a Milano in Via Durini e nasce l’ufficio pubbliche relazioni, mentre nel 1957 apre l’ufficio ricerche di mercato. Lora Lamm è responsabile della grafica pubblicitaria. Amneris Latis è direttore artistico per l’ufficio pubblicità. Nel 1957 Brustio, dopo quasi quarant’anni abbandona il vertice aziendale, assumendo la carica di presidente onorario. Aldo Borletti, figlio di Borletti, viene eletto presidente della società e con Cesare e Giorgio Brustio ricopre anche la carica di direttore generale. All’interno del top management la figura di maggior rilievo è Cesare Brustio, direttore generale e vicepresidente. E la storia di Rinascente è un intreccio con la cultura del Paese di grande respiro per aver puntato ad una rinascita che ha promosso arte, design e made in Italy dialogando con Bruno Munari, il primo a disegnarne le vetrine. Giò Ponti, Max Huber, Marcello Dudovich, Giorgio Armani, Missoni, Pierre Cardin e tanti altri.

Per ultima, ma non ultima, vale la pena ricordare Esselunga, costituita il 13 aprile 1957 a Milano come Supermarkets Italiani S.p.A. Nata da una partnership con Rockefeller, nel 1961 i fratelli Caprotti la acquisiscono interamente portando con sé l’impronta manageriale USA. Bernardo Caprotti diventa amministratore delegato nel 1965 affiancato da Ferdinando Schiavoni (allora direttore commerciale e, nel tempo, vice – presidente e azionista) e da Claudio Caprotti. Nel tempo i Caprotti e Schiavoni verranno affiancati da Paolo De Gennis, che diventerà prima direttore generale e poi vicepresidente, che svilupperà i reparti dei prodotti freschi.

Queste sono solo alcune delle tante storie di imprenditori e manager che hanno dato luogo al nostro famoso, ma ormai troppo lontano in tutti i sensi, boom economico.

Uomini e donne che, come recitano alcune famose citazioni riportate su un muro nella sede della Fiat di Mirafiori, ci servono anche oggi. Perché, riprendendo quelle frasi, “Abbiamo bisogno di uomini che possono sognare cose che non sono mai esistite” (John F. Kennedy) e “Nella vita ci sono due categorie di persone: quelle che vedono il mondo come è, e si chiedono perché. E quelle che immaginano il mondo come dovrebbe essere e si dicono: perché no” (George Bernard Shaw).

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