Il recovery del lavoro secondo Tiziano Treu

Dialogo con il professor Tiziano Treu su quello che serve per riprenderci il lavoro e sul recente accordo sul Ccnl dirigenti terziario

Abbiamo incontrato il professor Tiziano Treu, oggi presidente del Cnel e già ministro del lavoro, per dialogare su futuro del lavoro e sul ruolo delle parti sociali. Sotto la lente anche il recente accordo contrattuale, che ha ampliato welfare e politiche attive per i dirigenti del terziario.

Sulle politiche attive introdotte, Treu ci ha detto: “È significativo che l’accordo siglato da Manageritalia stabilisca che le imprese contribuiscano direttamente al sostegno delle politiche attive per i dirigenti (outplacement e formazione professionale). Altrettanto opportuno è il ruolo affidato all’ente paritetico Cfmt. Tale ruolo corrisponde a una funzione degli enti cogestiti dalle parti sociali che si sta diffondendo in generale nel sistema di relazioni partecipative e che rende tali enti paritetici attori importanti per sostenere, come recita l’accordo, la necessaria evoluzione delle professionalità manageriali e l’occupabilità dei lavoratori, manager in primis”.

Sulla possibilità di attivare servizi di welfare tramite piattaforma anche da parte delle imprese con un solo dirigente, ha affermato: “L’innovazione è importante perché permette al dirigente che sia unico con questa qualifica in azienda a usufruire del welfare, facendo riferimento alla disposizione contrattuale. È importante anche l’utilizzo della piattaforma. Infatti, la diffusione dei servizi di welfare è ancora scarsa, specie nelle piccole e piccolissime aziende, e nei loro quadri e dirigenti, non solo per scarsa consapevolezza, ma anche per la difficoltà di accedere a questa opportunità e fare massa critica nella gestione delle attività”.

Ecco l’intervista integrale con i vari aspetti toccati.

Il ruolo della contrattazione collettiva esce da questa crisi rafforzato, non pensa? Come e da dove ripartire?
«Questa crisi ha accelerato molte tendenze in atto, sia positive, come il maggior uso delle tecnologie digitali, ad esempio nell’uso del lavoro a distanza, sia purtroppo negative, come la crescita delle diseguaglianze e delle povertà. La contrattazione collettiva ha dimostrato di mantenere un ruolo importante, come mostrano sia i molti rinnovi di contratti nazionali innovativi, quale quello dei metalmeccanici, sia l’intensa attività contrattuale decentrata in tema di sicurezza del lavoro e di welfare. Le sfide della crisi hanno confermato la vitalità e l’utilità dei corpi intermedi, come testimonia l’ampia ricerca condotta dal Cnel con Astrid e Fondazione per la sussidiarietà, pubblicata dal Mulino. La ricerca ha mostrato il grande ruolo svolto dalle associazioni della società civile nel fronteggiare tante situazioni di bisogno delle persone, spesso in supplenza dello Stato e delle istituzioni pubbliche».

E quello del Cnel?
«Il Cnel ha beneficiato di questa attività e vitalità dei corpi intermedi, di cui è la massima espressione istituzionale. Ne è prova sia il fatto che sono cessati gli attacchi al consiglio, frutto di un’ideologia della disintermediazione rivelatasi illusoria, sia soprattutto la grande attività svolta dal Cnel in questi anni nello svolgimento delle sue funzioni: consulenze a governo e Parlamento sui principali problemi di politica pubblica, iniziative di disegni di legge, alcuni dei quali approvati dal Parlamento, attività di servizio nella mantenimento dell’archivio dei contratti, strumento sempre più importante per conoscere la realtà del lavoro e per combattere i contratti pirata. Per il futuro abbiamo avviato, con tutti i nostri terminali associativi, un’attività di monitoraggio e di valutazione della fase implementativa del Pnrr che vuole contribuire alla più efficace e tempestiva attuazione del Piano. L’apprezzamento per questa attività ci è testimoniato da molti enti e istituzioni con cui abbiamo avviato utili collaborazioni per obiettivi comuni di ricerca e di riforma».

Da anni parliamo di formazione continua e politiche attive, poi giunti al dunque abbiamo poco o nulla. Che fare?
«In effetti le politiche attive del lavoro, di cui è parte sempre più fondamentale la formazione, sono state molto trascurate negli ultimi anni e dobbiamo recuperare il terreno perduto. Tutte le analisi indicano che la nuova economia e le transizioni green e digitale implicheranno una profonda trasformazione dei contenuti professionali del lavoro. Accresceranno i rischi di spiazzamento per i lavori di routine e a bassa qualificazione, mentre potranno valorizzare i lavori ad alta intensità di conoscenza».

A proposito di politiche attive, Manageritalia ha recentemente siglato un accordo all’interno del Ccnl dirigenti terziario che potenzia ulteriormente le politiche attive già presenti nel contratto sin dal 1985. Cosa ne pensa?
«Le politiche attive richiedono maggiori investimenti in risorse economiche e organizzative da parte sia delle strutture pubbliche sia delle agenzie private e delle imprese. La sfida è così grande che solo sforzi convergenti di tutti che superino le tradizionali diffidenze potranno dare risposte adeguate a creare strumenti e interventi in grado di aiutare milioni di lavoratori e di imprese a gestire le grandi transizioni del prossimo futuro. È quindi significativo che l’accordo siglato da Manageritalia stabilisca che le imprese contribuiscano direttamente al sostegno delle politiche attive per i dirigenti (outplacement e formazione professionale). Altrettanto opportuno è il ruolo affidato all’ente paritetico Cfmt. Tale ruolo corrisponde a una funzione degli enti cogestiti dalle parti sociali che si sta diffondendo in generale nel sistema di relazioni partecipative e che rende tali enti paritetici attori importanti per sostenere, come recita l’accordo, la necessaria evoluzione delle professionalità manageriali e l’occupabilità dei lavoratori, manager in primis. Altrettanto importante è il ruolo svolto da tali enti paritetici, come il Cfmt, per il potenziamento del sistema di welfare contrattuale nei suoi vari aspetti, la cui funzione è particolarmente utile nel caso dei manager».

Nell’accordo è stata anche introdotta la possibilità di attivare servizi di welfare tramite piattaforma anche da parte delle imprese con un solo dirigente. Come valuta questa forte innovazione e le sue potenzialità?
«L’innovazione è importante perché permette al dirigente che sia unico con questa qualifica in azienda a usufruire del welfare, facendo riferimento alla disposizione contrattuale. È importante anche l’utilizzo della piattaforma. Infatti, la diffusione dei servizi di welfare è ancora scarsa specie nelle piccole e piccolissime aziende e nei loro quadri e dirigenti, non solo per scarsa consapevolezza, ma anche per la difficoltà di accedere a questa opportunità e fare massa critica nella gestione delle attività».

In tutti questi mutamenti quale dev’essere il ruolo dei corpi intermedi?
«Il ruolo dei corpi intermedi, come è stato importante nel sostegno alle imprese e ai lavoratori nella crisi, deve esserlo anche nella fase di grandi trasformazioni che ci aspetta. Gli obiettivi ambiziosi del Pnrr non possono sostenersi solo con l’azione delle amministrazioni pubbliche, che peraltro deve essere più efficiente ed efficace. Le attività implementative necessarie per realizzare tali obiettivi possono attuarsi efficacemente solo con azioni sinergiche di migliaia di cittadini e di imprese, che richiedono di essere sostenute e coordinate dalle organizzazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. Questa è appunto la funzione dei corpi intermedi, ora più che mai. Ma per coordinare e sostenere l’attuazione di attività così complesse si richiede una capacità, non solo di resistenza, come si è visto finora, ma anche e soprattutto di innovazione. Le associazioni di vario genere, specie quelle rappresentative di lavoratori, manager e imprese, devono investire di più per migliorare la loro organizzazione e le conoscenze dei loro componenti. Solo così potranno dare un contributo non solo alla gestione dei progetti di intervento, ma anche alla coprogettazione e all’innovazione di tali progetti».

E quello del Cnel?
«Il Cnel sta attivamente partecipando con gruppi di lavoro dedicati al monitoraggio del Pnrr e in questa attività coinvolge tutte le associazioni in esso rappresentate con i loro esperti, proprio perché vuole mobilitare tutte le energie e le conoscenze presenti nelle componenti presenti e attive nella società al successo del Piano».

Rappresentanza e rappresentatività dei sindacati divengono a questo punto vitali per costruire il futuro. Come selezionare chi deve avere voce in capitolo per quantità e qualità della rappresentanza?
«Per valorizzare il ruolo decisivo della contrattazione e della partecipazione delle parti sociali alla regolazione dei rapporti di lavoro e allo sviluppo del Paese, un presupposto fondamentale è definire i criteri che accertino la rappresentatività degli attori del sistema di relazioni industriali. Per le associazioni sindacali i criteri di rappresentatività sono stati definiti da vari accordi interconfederali, mentre mancano ancora temi analoghi per la rappresentatività delle associazioni dei datori di lavoro.
In ogni caso queste regole negoziali sono utili ma non sufficienti a dare certezza in quanto gli accordi in questione hanno vigore solo per le parti stipulanti e possono essere disattesi da chi non vuole aderirvi. È quindi necessario un intervento legislativo che sancisca per tutti regole certe in materia. Solo così si potrà superare questa anomalia italiana unica nel panorama europeo, porre le basi anche per rafforzare l’efficacia dei contratti collettivi e combattere le associazioni non rappresentative e i contratti “pirata”».

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