Impatto economico Coronavirus: il trasporto aereo

Uno dei primi settori a ripianificare le attività per contenere i danni economici causati dall’emergenza coronavirus è l’Airline Industry. IATA stima per il 2020 perdite intorno ai 29 miliardi di dollari, quasi cinque volte quelle dovute alla SARS. E all’orizzonte si profila la prima contrazione del mercato dal 2009

Il settore del trasporto aereo sta facendo da cartina di tornasole sull’impatto economico conseguente alla diffusione del covid-19. È stato esposto da subito a un drastico calo della domanda dovuto sia ai timori dei consumatori che alle misure cautelari prese da diversi governi. La perdita economica, misurata in termini di capacità dei vettori (ovvero quanti posti vengono messi a disposizione su una determinata tratta) e relative cancellazioni, è stata immediata.

Il mercato del trasporto aereo nella regione Asia-Pacifico pesa per il 35% su quello globale, ovvero +27% rispetto al 2002, quando fu in flessione a causa della SARS. Entro il 2025 si stima che la Cina sia destinata a diventare il primo mercato nel settore Air Travel, sorpassando gli Stati Uniti.

Nel 2003 a causa della SARS le perdite nel trasporto aereo furono di 6 miliardi di dollari. A oggi IATA (International Airline Transport Association) stima per il 2020 perdite intorno ai 29 miliardi di dollari. Dal 23 gennaio al 18 febbraio sono stati oltre 99.000 i voli cancellati – di cui il 90% all’interno della Cina – e oltre 200.000 quelli annullati preventivamente.

Per la prima volta dopo il 2009 è prevista una contrazione del settore e le compagnie aeree, sia a livello domestico cinese che internazionale, stanno attuando azioni di ripianificazione e contenimento dei danni. Richard Evans, Senior Consultant di Ascend by Cirium, azienda leader di analisi del trasporto aereo, afferma che “For the first eight weeks of the year, Cirium’s schedules data shows that global capacity fell by 0.9% compared to 2019”.



Situazione del trasporto aereo in Cina e Asia

Le compagnie aeree della zona Asia-Pacifico, e nello specifico quelle cinesi, sono maggiormente esposte: China Eastern e China Southern hanno registrato un calo della capacità intorno 90%; Air China è al -80% (dati OAG Aviation).

Cathay Pacific, con un market share di oltre 50% sui collegamenti fra Hong-Kong e Cina, ora sospesi per il 90%, è in crisi anche a causa della diminuzione del -11% dei passeggeri che scelgono Hong Kong come scalo di transito. Il valore di Cathay alla Borsa di Hong-Kong nel 2020 è sceso dell’8,8% (Forbes).

Particolare preoccupazione si rileva fra le compagnie che operano sul traffico aereo leisure dalla Cina verso le principali mete turistiche: in calo dal 70% al 90% la capacità dei collegamenti con Singapore, Vietnam, Tailandia e Cambogia.


Thai Airways ha pianificato di cancellare alcuni voli verso otto paesi fino a marzo: Cina, Hong Kong, Taiwan, Japan, Korea, Filippine, Bangladesh e UAE. (Fonte: Bangkok post)


Situazione del trasporto aereo internazionale

Oltre 60 compagnie hanno chiuso i voli da/per la Cina.

Qantas prevede di cancellare il 16% dei voli in Asia fino a maggio, stimando perdite intorno ai 99,5 milardi di dollari (Fonte: CNBC)


Il gruppo AirFrance – KLM stima perdite intorno ai 150-200 milioni di euro (Fonte: Guardian).


Lufthansa Group (Lufthansa, Austrian Airlines, SWISS, Brussels Airlines, Eurowings) ha sospeso ogni collegamento con la Cina e Hong Kong fino a fine marzo, con un impatto equivalente alla messa a terra di 13 aerei di lungo raggio. (Fonte: SimpliFlying)


El Al, compagnia israeliana, stima perdite intorno ai 50 milioni di dollari.


Delta, United e American Airlines hanno cancellato tutti i voli per la Cina e Hong Kong.

E in Italia? Per avere una visione di insieme, oltre a considerare la chiusura di tutti i voli da/per la Cina, è importante attenzionare un dato correlato: il possibile impatto sul settore turistico. Con circa 5,2 milioni di presenze nel 2018, in aumento del 5,2% rispetto al 2017, la Cina rappresenta un bacino di interesse e sviluppo per l’Italia dopo USA e Russia – esclusi i paesi EU e UK (dati Istat 2019).

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