Manager e management secondo gli italiani

I risultati di una ricerca sul tema presentata a febbraio in occasione del Festival del management

Una doppia ricerca, condotta da AstraRicerche per Manageritalia, ha analizzato il valore che gli italiani attribuiscono ai manager e al management: l’indagine è stata svolta tra novembre e dicembre 2022 e ha coinvolto 1.203 cittadini 15-70enni e 1.130 associati a Manageritalia.

Competenza: una qualità riconosciuta da tutti
Mentre per i dirigenti intervistati i manager del settore privato sono in generale competenti, professionali (41,5%), stimati in tutto il mondo per flessibilità e creatività (34,1%; solo 11,2% presso la popolazione), capaci di gestire le aziende (31,2%), dotati di esperienza (30,8%), decisivi per lo sviluppo dell’economia italiana (28,9%; solo 9,9% presso i cittadini), efficienti e concreti (28,1%), per la popolazione italiana – in generale meno positiva – sono prima di tutto competenti (22,8%; 18,7% in meno rispetto al campione dirigenti), seri e affidabili (20,5%), capaci di gestire le aziende (18,9%), ma anche presuntuosi e arroganti (20,2%) e scelti perché raccomandati (18%; solo il 6,5% presso i dirigenti). Una critica è molto più indicata dai dirigenti rispetto ai cittadini: l’essere provinciali, privi di cultura internazionale (27,4% vs 10,6%).

Sentimenti e voti differenti
I sentimenti provati nei confronti dei manager dai due campioni sono molto differenti: presso i dirigenti prevale la stima (55,3%; 30,4% presso i cittadini), che supera di tre volte l’indifferenza (18,9%; ma presso la popolazione è la risposta più indicata: 35,5%). Simili i valori per ammirazione (24,4% presso gli italiani) e simpatia, mentre i sentimenti più negativi sono indicati in misura significativa solo dal campione popolazione (disprezzo per il 9,8%, ostilità per l’8,4%). Non sorprende, dunque, che i voti assegnati ai manager italiani siano differenti nei due campioni e piuttosto polarizzati presso quella “popolazione”. Solo il 28,5% dei cittadini indica un voto di piena soddisfazione/stima (8, 9 o 10; è il 40,7% presso i dirigenti). Se prendiamo in considerazione i voti 7-10, troviamo poco meno della metà degli italiani (48,9%) e quasi tre quarti dei dirigenti (72,7%). Indicano insufficienza (voti 1-5) quasi un italiano su tre e solo un dirigente su otto (vedi figura 1). Va comunque notato che anche tra i dirigenti esiste una parte di disistimatori della categoria.

Manager: importanti per lo sviluppo del Paese
Complessivamente, è ritenuto vero che l’impatto dei manager sullo sviluppo del Paese è importante o fondamentale (63,2% presso gli italiani, 78% presso i dirigenti). Secondo i dirigenti intervistati, lo è in particolare per l’innovazione (di prodotto, di processo ecc.: 71,7%), per quella digitale (66,3%) e per la trasformazione del lavoro (56,7%), mentre sensibilmente inferiore è l’associazione con la sostenibilità ambientale e sociale (38,1%). Per entrambi i campioni, il ruolo dei manager in merito al Pnrr è importante e consistente: 63,5% presso i dirigenti intervistati, 55,4% presso la popolazione (vedi figura 2).

Un identikit spesso lontano dalla realtà
Alcune risposte permettono di capire meglio l’immagine dei manager presso i due campioni: solo il 25,9% della popolazione ritiene che un manager debba essere laureato (34,7% presso i dirigenti) e che il percorso di studi sia fondamentale (33,6%), mentre il 42,8% pensa che sia fondamentale il tipo di famiglia da cui si proviene (percentuale che crolla al 17,6% presso i dirigenti). I dirigenti, inoltre, affermano che la formazione continua è essenziale (81,2%; 61,9% presso la popolazione). Sulla retribuzione complessiva annuale (netta, media tra i manager del privato in Italia) le idee sono molto diverse: per due dirigenti su tre è stimabile tra i 60mila e i 100mila euro (il 28% indica un valore superiore, quasi sempre fino ai 150mila euro); gli intervistati del campione cittadini si dividono tra un 18,4%, che indica meno di 45mila euro all’anno, un 35,8% tra i 60mila e i 100mila (molto meno del 65% dei dirigenti intervistati) e quasi il 33% sopra i 125mila euro (con un elevato 17,2% che indica sopra i 200mila euro). In altre parole, presso gli italiani non c’è affatto una visione condivisa in merito alla retribuzione media.

Troppi o troppo pochi
Anche sul numero di dirigenti di imprese private in Italia la frammentazione delle risposte è elevata (non cambia presso il campione “dirigenti”): il 54,6% della popolazione ne sottostima il numero (indicano meno di 80mila e lo fa il 44% dei dirigenti), solo il 14,5% rivela la fascia corretta (tra 100mila e 150mila la indica il 25,6% dei dirigenti) e una piccola parte ha una stima troppo elevata (13,7% da 200mila in su, dato ancora superiore presso i dirigenti: 21%). Secondo i dirigenti intervistati, sono due i motivi principali del non elevato numero di manager in Italia: la tipologia delle imprese italiane, spesso pmi a guida familiare, e il timore che il dirigente costi troppo (vedi figura 3).



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