Parte Hackathon UniversItalia

Donatello Aspromonte racconta l’evoluzione di Startup & Hope

Incontrare i giovani nelle scuole e nelle Università per sviluppare progetti di auto-imprenditorialità e la nascita di nuove start-up tramite le competenze e le esperienze dei manager. È questo l’obiettivo di StartUp&Hope, l’iniziativa avviata nel 2018 da Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria e Sardegna, di cui ci parla Donatello Aspromonte, analista economico, rappresentante degli Executive Professional dell’associazione territoriale e da circa dieci anni mentor di startup innovative.


Quali sono i risultati di Startup&Hope nel primo anno?
Durante la prima edizione abbiamo organizzato incontri in 24 scuole superiori del Lazio, ai quali hanno partecipato oltre 1.400 studenti delle quarte e quinte classi.
Abbiamo ricevuto cinquantasei idee progettuali e ne abbiamo selezionati sedici: di queste, sei sono passate alla seconda fase e – ad oggi – due si trovano in pre-incubazione. Proprio in questi giorni stiamo concludendo il primo round di finanziamento di uno dei due.

Cos’è in pratica il progetto Startup&Hope?

Il progetto StartUp&Hope, ideato e sviluppato da Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria e Sardegna, in collaborazione con LazioInnova e ANP ha l’obiettivo di contribuire alla creazione di startup, sia favorendo la conoscenza delle tematiche legate all’innovazione, all’auto-imprenditorialità e alla managerialità, sia fornendo supporto a coloro che intendano realizzare la propria attività d’impresa. Si rivolge a tutti coloro che hanno una buona idea imprenditoriale e che intendano avviare una nuova attività di impresa.


Qual è l’obiettivo di questo progetto?

Con la comunità dei manager vogliamo mettere a disposizione le nostre competenze ed esperienze per supportare chi ha idee innovative nelle fasi di sviluppo e implementazione di un progetto.
Supportiamo gli aspiranti imprenditori in tutte le fasi del processo di creazione di un’impresa: dalla formazione iniziale allo scouting delle risorse finanziare fino all’affiancamento “sul campo” durante le prime fasi dell’attività.

Come si articola il vostro intervento presso le scuole?

Iniziamo con la presentazione del nostro percorso operativo di entrepreneurship, denominato “10 steps for StartingUp”, attraverso il quale forniamo ai ragazzi metodologie e tools operativi sui principali aspetti dello startup d’impresa: dagli strumenti di creatività alle modalità di redazione del business model, dagli strumenti di lean validation alle strategie di growth marketing, dal team building alle tecniche di redazione del business plan. Successivamente lanciamo una serie di “call for proposal”, finalizzate a raccogliere le idee progettuali da parte dei giovani; i progetti ritenuti più interessanti iniziano il percorso progettuale vero proprio, affiancati, passo dopo passo, da nostri mentor.


Quali debolezze e quali punti di forza riscontrate, nelle startup affiancate, specialmente in quelle dei giovani?

Mi capita sempre più spesso di incontrare giovani che hanno idee grandiose: diciottenni o ventenni che propongono soluzioni innovative a problematiche emergenti. Talvolta capita che gli startupper siano talmente innamorati della loro idea che non riescano ad accettare nessuna proposta di cambiamento.
Avere una buona idea è sicuramente una pre-condizione per creare una startup di successo ma potrebbe non bastare. La presenza di un bravo mentor, in questi casi, diventa essenziale, sia per guidare lo startupper a porsi le domande giuste (evitando così di commettere errori evitabili) sia per accompagnarlo nell’esplorazione delle potenzialità di mercato della propria idea, stimolandolo al pivoting.

Il progetto sta entrando in una nuova fase, cosa cambia?
Insieme ad alcune università italiane stiamo lanciando Hackathon UniversItalia; l’obiettivo è simile a quello di StartUp&Hope, la differenza è nel target – nel nuovo progetto destinato principalmente agli studenti universitari – e nell’articolazione operativa.
A partire da settembre 2019 e per tutto il 2020 organizzeremo presso le sedi delle università partner un percorso itinerante che prevede full-immersion di tre giorni, vere e proprie “maratone dell’innovazione” aperte a una partecipazione ampia e trasversale di studenti, maker, imprenditori, professionisti, docenti universitari. Eventi che permetteranno l’incontro di una sorta di community locale per l’innovazione composta da persone che si mettono in gioco per individuare soluzioni disruptive su tematiche ed ambiti specifici.
Oltre alla facilitazione complessiva del percorso, la nostra funzione nel progetto è duplice: da un lato, animare gli incontri con delle sessioni di creatività per l’innovazione; dall’altro, grazie ai nostri mentor, supportare i partecipanti durante il percorso di sviluppo imprenditoriale.

Siete al lavoro anche su altri fronti?

Si, siamo impegnati a diffondere buone pratiche internazionali sul tema dell’entrepreneurship e delle startup. Qualche settimana fa abbiamo organizzato a Roma un incontro con Bill Aulet, docente presso il MIT Sloan School of Management di Boston, che ha visto una forte partecipazione di pubblico ed ha suscitato notevole interesse. Contiamo di organizzare 2-3 incontri all’anno dello stesso tipo.

Secondo questa intervista il problema prioritario per i giovani che intendono avviare una startup non sono le risorse economiche: cosa serve davvero per avviare un’impresa?
Serve sicuramente la formazione all’imprenditoria. Ci sono diversi canali per finanziarie startup innovative, dai fondi di venture capital alle reti di business angel fino alla finanza agevolata ma è difficile trovare un metodo. Si può avere la migliore idea di questo mondo ma se non si hanno competenze tecniche e le soft skill per svilupparla ed implementarla si corre il rischio di non coglierne tutte le opportunità o addirittura di fallire. Per questo dedichiamo buona parte dei nostri percorsi al trasferimento di strumenti e processi: per mettere gli startupper nelle condizioni di sviluppare in maniera ottimale le proprie idee di business.

Come si può aumentare il tasso di sviluppo delle startup in Italia
La risposta è complessa, serve un intervento di sistema. Volendo individuare un aspetto fondamentale penso si debba aumentare la collaborazione tra tutti i soggetti, sia pubblici che privati, che a vario titolo e con expertise differenti operano nel mondo delle startup. Per creare l’ambiente adatto a favorire la nascita e la crescita di nuove imprese occorre fare squadra.

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