Protezionismo USA: impatto, strategie e soluzioni operative per le imprese

Le misure protezionistiche di Trump e la risposta dell'UE: una guerra commerciale? La consultazione con imprese e associazioni di categoria
dazi stati uniti

di Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, international trade advisors e co-fondatori delle società di consulenza doganale C-Trade e Overy

Le misure protezionistiche annunciate da Donald Trump con le Proclamations 10895 e 10896 del 10 febbraio 2025 sono diventate effettive a partire dal 12 marzo: dazi fino al 25% sulle importazioni negli Stati Uniti di una vasta gamma di prodotti siderurgici e derivati, colpendo non solo le materie prime, ma anche beni che contengono acciaio e alluminio, come macchinari, attrezzature per la casa e persino strumenti per il fitness. Una misura che colpisce molti più paesi di quelli inizialmente nel mirino del presidente Trump (Canada, Messico, Cina).  L’obiettivo è di proteggere l’industria siderurgica nazionale e contrastare l’eccesso di capacità produttiva globale (secondo l’Ocse, la sovracapacità globale dell’acciaio potrebbe raggiungere 630 milioni di tonnellate entro il 2026). Le possibili conseguenze sono imprevedibili: gli USA stanno innescando una vera e propria guerra commerciale, di cui è impossibile prevedere gli esiti, anche se è facile immaginare un periodo di recessione economica globale.

La risposta europea ai dazi di Trump

E, infatti, la risposta europea giunge decisa: nuovi dazi per gli USA che entreranno in vigore secondo questo calendario:

  • dal 1° aprile 2025 reintrodotte le misure ritorsive del 2018 e 2020 (quelle che durante il 1° governo Trump erano servite a rispondere ai primi attacchi americani, poi parzialmente ritirati). Queste misure colpiranno prodotti statunitensi per un valore di circa 8 miliardi di euro.
  • dal 15 aprile, introdotte nuove misure tariffarie su ulteriori beni americani, per un valore di circa 18 miliardi di euro, portando il totale delle merci soggette a contromisure a 26 miliardi di euro.

L’UE ha pubblicato un ampio elenco di prodotti statunitensi che potrebbero essere colpiti dalle nuove misure tariffarie. Tra le principali categorie troviamo:

  1. prodotti industriali;
  2. prodotti agricoli e alimentari;
  3. altri beni di consumo come abbigliamento e prodotti tessili, calzature e articoli in pelle, prodotti in legno, articoli sportivi e attrezzature per il tempo libero.

Le misure adottate dall’UE rappresentano una risposta inevitabile a una situazione commerciale sempre più tesa. Tuttavia, il timore è che questa escalation di dazi possa tradursi in un rallentamento economico, con conseguenze pesanti per le imprese europee e italiane.

La Commissione europea, infatti, ha avviato una consultazione con le imprese e le associazioni di categoria per raccogliere feedback e comprendere fino in fondo le possibili conseguenze di questa escalation tariffaria. Fino al 26 marzo 2025, le aziende possono inviare le loro osservazioni, un’opportunità cruciale per influenzare le decisioni europee e mitigare eventuali effetti negativi.

Conseguenze della politica dei dazi USA per le imprese italiane e europee

Le tariffe imposte dagli Stati Uniti potrebbero avere ripercussioni rilevanti sulle esportazioni europee. Se calcoliamo che, secondo i dati dell’American Chamber of Commerce to the EU, gli scambi transatlantici annuali hanno un valore di 9,5 trilioni di dollari, comprendiamo subito l’entità del possibile danno.

In Italia, settori come l’acciaio, l’alluminio e l’agroalimentare potrebbero subire perdite significative. L’Istat avverte che queste tensioni commerciali potrebbero rallentare la crescita economica nazionale, poiché l’America è uno dei principali partner commerciali (nel 2024, gli Stati Uniti hanno assorbito circa il 10% delle vendite all’estero dell’Italia).

Un azzardo economico anche per l’America

Secondo un’analisi della International Trade Commission, i dazi imposti nel 2018 hanno portato a una contrazione della produzione in diversi settori per un valore superiore a 3 miliardi di dollari. Il nuovo round tariffario potrebbe avere conseguenze ancora più gravi, con la perdita stimata di 100.000 posti di lavoro negli Stati Uniti, di cui 20.000 solo nell’industria dell’alluminio.

L’imposizione dei dazi sull’alluminio rappresenta un azzardo economico che potrebbe avere ripercussioni ben oltre il settore dei metalli. Da un lato, il governo USA spera che queste misure possano rafforzare l’industria interna e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Dall’altro, il rischio di un’escalation commerciale con l’Europa e altri partner strategici potrebbe portare a una stagnazione economica e a un aumento dei prezzi generalizzato.

Gli Stati Uniti potrebbero ritrovarsi a dover affrontare una riduzione della produzione interna di beni industriali, una maggiore delocalizzazione e un’ulteriore perdita di competitività rispetto alle economie asiatiche. Nel frattempo, l’Unione europea si prepara a una risposta che potrebbe inasprire ancora di più le tensioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.

Strategie e soluzioni operative per le aziende europee

Per affrontare efficacemente questa situazione, le aziende europee possono adottare diverse strategie:

  1. partecipare attivamente alle consultazioni: lo abbiamo già detto, è fondamentale parteciparvi fino al 26 marzo 2025, per dire la propria e provare a influenzare le decisioni europee;
  2. diversificazione dei mercati: ridurre la dipendenza dal mercato statunitense esplorando nuove opportunità in Asia, Africa e America Latina può aiutare a compensare le perdite derivanti dai dazi;
  3. localizzazione della produzione: costituisce il desiderio e l’obiettivo del presidente Trump: stabilire una presenza produttiva negli Stati Uniti può rappresentare una soluzione efficace per ridurre la dipendenza dalle esportazioni dirette ed avvicinarsi ai clienti finali. Più realisticamente, stabilire joint venture con aziende americane, può rendere i rapporti commerciali con gli USA meno gravosi e più saldi;
  4. ottimizzazione della catena di fornitura: rivedere e adattare la supply chain per ridurre i costi e migliorare l’efficienza può aiutare a compensare l’aumento dei costi legato ai dazi.

Le prossime settimane saranno cruciali per valutare la risposta dell’Europa e degli altri paesi e per prepararsi al reale impatto delle misure sul mercato europeo e internazionale.

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