Raccontiamo in presa diretta, attraverso la voce e il vissuto dei manager, come settori, business e aziende stanno guardando avanti per cogliere nelle inevitabili difficoltà del momento le chiavi di lettura del futuro che ci attende e che dobbiamo costruire tutti insieme. Una rigenerazione della quale dobbiamo essere tutti protagonisti e che Manageritalia vuole contribuire a delineare.
Come è stato l’ultimo anno per la distribuzione del farmaco?
«L’emergenza globale causata dalla pandemia ha richiesto alle aziende del settore farmaceutico, a tutta la filiera, un impegno straordinario nell’approvvigionamento di medicinali e di presidi medici (mascherine, bombole di ossigeno, termoscanner…), mettendo a dura prova distribuzione e logistica farmaceutica. Tutti gli operatori del settore hanno dovuto, operando in condizioni di assoluta emergenza, evitare ogni rallentamento o ostacolo a un servizio pubblico essenziale, garantendo la continuità dello stoccaggio e del rifornimento a farmacie, parafarmacie, ospedali, case di cura, veterinari e pazienti. Nello stesso momento, come tutti i datori di lavoro, hanno dovuto gestire enormi problemi di sicurezza mettendo in essere ogni possibile accorgimento per tutelare i propri collaboratori ed i propri clienti diretti. Un anno decisamente impegnativo, direi».
Cosa avete fatto per gestire questa crisi economica e sanitaria?
«A differenza di altri settori, l’impatto economico della crisi c’è stato ma, con un attento contenimento dei costi, è stato gestibile. Lo sforzo si è quindi concentrato essenzialmente sul tentativo di approvvigionarsi in ogni modo possibile di quanto veniva richiesto in quantità eccezionali (pensiamo per esempio alle mascherine), garantendo livelli di servizio accettabili (ma inevitabilmente minori di quelli standard)».
Qual è stato il ruolo del management?
«Oltre a quello di guidare l’azienda, quello di garantire a tutti, dipendenti, clienti e pazienti, il massimo supporto possibile in una fase di enorme incertezza e confusione. Gestire l’enorme mole di provvedimenti statali e regionali che sono stati presi nel settore Healthcare per esempio non è stato facile. Il management spesso ha dovuto prendere delle decisioni veloci e necessarie in un quadro tecnico/giuridico non sempre chiarissimo».
Come guardate al futuro?
«Con un moderato ottimismo. Il nostro settore, e con esso il nostro paese, ha retto a una prova difficile. Non ne siamo ancora usciti, ma sicuramente abbiamo mostrato un’enorme resilienza e un’enorme capacità di problem solving».
La crisi ha portato e/o porterà cambiamenti nel modello di business, strategie, organizzazione nella vostra azienda e in generale nel vostro settore…?
«La nostra azienda opera sia nella distribuzione sia nel retail (abbiamo sia una catena di farmacie di proprietà sia il più grande network italiano di farmacie indipendenti). Entrambi i settori, che comunque erano già in trasformazione, hanno subito una accelerazione di consolidamento e di integrazione. Tutto il mondo nel quale operiamo sarà molto diverso tra 3/5 anni».
La digitalizzazione è uno dei driver della ripresa e del futuro: per voi cosa significa e cosa farete?
«L’accelerazione anche qui è stata enorme. In poco più di un mese abbiamo iniziato a far lavorare da remoto centinaia di persone. In poco più di un anno abbiamo lanciato un’app che offre servizi di home delivery e click & collect, iniziato a studiare modelli automatici di riordino legati ad algoritmi predittivi e IA, iniziato a costruire un sistema olistico di e-commerce che legherà centinaia di farmacie a tutti i nostri magazzini e finirà per essere un pesante ostacolo allo sbarco di Amazon nel nostro settore. Diciamo che di progetti ne abbiamo avviati ma soprattutto velocizzati (tante cose erano già in programma) diversi».
E la sostenibilità?
«La sensibilità di pazienti/consumatori, farmacisti soci e azienda verso modelli più sostenibili è in costante crescita. Ridurre il numero di consegne giornaliere, lanciare prodotti a marchio naturali, lavorare in remoto, digitalizzare tutti i processi. Sono tutti progetti che possono essere letti come ricerca di maggiore efficienza ma anche come creazione di un modello più sostenibile (in modo che le mie due figlie la smettano di dire che per garantire il mio modello di vita servono cinque pianeti…)».
Vi aspettate un cambiamento dei vostri clienti, dello scenario competitivo… e come?
«Il cambiamento è enorme ed è mondiale. Cambia il paziente/consumatore. Cambia la farmacia. Cambia la distribuzione. I nostri piani industriali cercano di tenerne conto ma c’è da dire che mai come oggi la velocità della trasformazione si è rivelata incredibile spesso aprendo scenari difficilmente prevedibili (basti pensare all’accelerazione della telemedicina e dei teleconsulti con medici e farmacisti, allo sviluppo della ricettazione elettronica, alla nascita di sistemi di gestione/supporto dei pazienti cronici)».
Qual è oggi e quale sarà in futuro il ruolo del management?
«Risponderei dicendo che sono passato dalla lettura di The Black Swan a quella di Anti-Fragile… Non possiamo prevedere tutti i cigni neri che ci arriveranno addosso, ma dobbiamo cercare di rendere le nostre organizzazioni più resistenti, meno fragili. Questa è la lezione che dobbiamo trarre dall’estremo disordine che ci circonda creando gruppi di persone, appartenenti a funzioni diverse, sempre più in grado di gestirlo».
Quando e come uscirete e usciremo da questo pandemonio?
«Usciremo dalla pandemia di Covid-19 ma non usciremo da questo pandemonio. Vivremo in un mondo sempre più accelerato e ricco di problemi e rischi (ma anche di opportunità), un mondo sempre più liquido che dovremo riuscire a gestire come manager e come persone».