Sostenibilità: focus con Filippo Bocchi (Hera spa)

Storie, strategie e obiettivi: come declinare nel lavoro le sfide di un futuro sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. La parola ai manager e a chi fa l'impresa

Per favorire lo sviluppo di un futuro davvero sostenibile a livello economico, sociale e ambientale raccogliamo esperienze, storie, risultati e obiettivi futuri dalla viva voce dei manager e di chi fa l’impresa: un modo per andare oltre la Csr, con una forte e diffusa responsabilità a tutto campo. Oggi ne parliamo con Filippo Bocchi, Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità di Hera spa.

Bocchi è anche ambassador del Sustainability & Circular Economy Lab, l’iniziativa sulla sostenibilità di Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna*.

Come sta evolvendo il mondo della CSR in questi ultimi anni? Siamo più sensibili verso la sostenibilità?
«Sì, soprattutto in seguito alla pandemia, che ha portato molte persone a fare profonde riflessioni sullo stile di sviluppo adottato: questa situazione ha generato un’ulteriore crescita della sensibilità delle persone verso l’ambiente, seguendo del resto un trend già in atto in particolare nell’Unione Europea.

Come Gruppo Hera riteniamo che puntare sulla sostenibilità ambientale sia una strategia vincente, e questo vale sia per noi ma anche per le altre realtà. Per questo ci stiamo guardando attorno già da tempo, costruendo partnership per la transizione energetica e l’economia circolare con numerose aziende».

In cosa consiste il suo ruolo, come viene declinato nel suo settore professionale e quali sono le sfide concrete del suo lavoro quotidiano?
«La nostra priorità è senza dubbio quella di misurare e rendicontare. Se è fondamentale, infatti, ottenere buoni risultati, è altrettanto basilare misurare quanto ottenuto e raccontarlo nel modo più chiaro e trasparente possibile, per continuare a migliorare e ad accrescere la consapevolezza sia interna che esterna. La rendicontazione però non deve essere fine a sé stessa, ma fortemente integrata nell’operatività e utile ad avanzare proposte progettuali calate nella realtà delle singole business unit.

Abbiamo un forte presidio dei temi valoriali, ad esempio siamo responsabili del periodico aggiornamento del codice etico, dove missione e valori aziendali si incontrano, che rappresenta un punto di riferimento per tutte le persone che operano in e con Hera. Il nostro impegno non si limita infatti all’impresa, ma si estende ad esempio anche ai fornitori, come dichiarato nel nostro codice etico e attuato con le policy sul green procurement. Un aspetto peculiare della mia direzione, direi quasi unico nel panorama nazionale, è poi il presidio delle Balanced scorecard: un sistema di incentivazione e misurazione dei risultati ottenuti dai manager con riferimento agli obiettivi di sostenibilità. Parliamo di quasi 700 persone, top manager compresi, la cui remunerazione variabile dipende per il 38% dal loro raggiungimento.

Quando sono entrato in Hera, la sfida era quella di costruire questo percorso di sostenibilità, creare la cultura e la sensibilità, coinvolgendo i diversi settori dell’azienda per fare loro capire che poteva migliorare anche il loro lavoro. Posso dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Dal 2016, poi, con il cambiamento di approccio da responsabilità sociale d’impresa a creazione di valore condiviso, le diverse business unit sono ancora più coinvolte. Nel 2021 questo percorso si è arricchito di un passo in più, con l’introduzione nello Statuto Sociale, tra le prime aziende in Italia, del corporate purpose per ribadire l’impegno della multiutility per la sostenibilità e, in particolare, per la neutralità di carbonio, la rigenerazione delle risorse, la resilienza dei servizi e la promozione dell’equità sociale».

Quali sono i trend di settore? Quali sfide e criticità, se ci sono state, ha dovuto affrontare la sua azienda?
«Direi che le direzioni verso cui lavorare seguono sostanzialmente i filoni della carbon neutrality e transizione energetica, economia circolare e della trasformazione digitale, campi in cui possiamo giocare un ruolo di primo piano. Non potrebbe essere altrimenti, del resto, dato il settore in cui operiamo. In questo senso, il piano industriale al 2025 prevede un’ampia serie di interventi, in piena coerenza con i target dell’Agenda Onu 2030 e delle principali politiche europee, in tutti i business: dallo sviluppo delle filiere del biometano e dell’idrogeno, ai progetti per il riuso delle acque, agli interventi per la riqualificazione energetica degli edifici, pubblici e privati, e dell’illuminazione pubblica. Per la promozione dell’economia circolare, con Aliplast, la nostra controllata leader nel riciclo della plastica, abbiamo l’obiettivo di arrivare nel 2025 a incrementare del 125% i volumi riciclati, rispetto al 2017, e di aumentare la capacità dei nostri impianti dedicati al trattamento delle plastiche flessibili, oltre a entrare nel nuovo segmento delle plastiche rigide per rendere sostenibili settori, come l’elettronica di consumo, che finora utilizzano prevalentemente plastica vergine. Le sfide che ci attendono sono numerose ma la prevenzione e gestione dei rischi è una delle direttrici strategiche alla base stessa delle nostre strategie: un approccio di medio-lungo termine necessario per anticipare le azioni di mitigazione dei rischi a cui sono esposte le utility, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, che si traduce in sempre maggiore capacità di affrontare le complessità, la stessa che ci ha permesso di garantire qualità e continuità dei servizi durante l’emergenza sanitaria».

Perché a un’azienda conviene investire in responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità?
«Quando la sostenibilità è pienamente integrata alle strategie aziendali, costituisce a tutti gli effetti una leva di business, trasversale a tutte le attività e fondamentale per la crescita di azienda, territori e comunità.

Oggi, poi, i buoni risultati economici e finanziari sono legati a doppio filo a un approccio sostenibile del fare impresa, soprattutto, come nel nostro caso, per la gestione di servizi di pubblica utilità e possiamo di certo rilevare un interesse sempre maggiore degli investitori per le performance sulle dimensioni ESG e per una loro rendicontazione puntuale e certificata.

Non dimentichiamoci infine che le best practice, quando rendono davvero concreto l’impegno per la sostenibilità, rappresentano sempre più anche un elemento di attrazione per giovani talenti che guardano con attenzione a questi temi».

In concreto, quali sono i principali progetti in tema di CSR e sostenibilità che avete portato a termine negli ultimi anni in azienda?
«Certamente l’evoluzione della nostra reportistica, in particolare del bilancio di sostenibilità, di pari passo con l’evoluzione del nostro approccio alla creazione di valore condiviso (Csv). Grazie a un’analisi dei più recenti trend a livello internazionale e delle politiche di settore e attraverso processi di ascolto interno, sono stati infatti rivisti i driver del cambiamento e le relative aree d’impatto di interesse di Hera, adottando il nuovo modello già nel bilancio di sostenibilità 2020. I tre nuovi driver per la creazione di valore condiviso – “Perseguire la neutralità di carbonio”, “Rigenerare le risorse e chiudere il cerchio” e “Abilitare la resilienza e innovare” – rappresentano quindi gli ambiti aggiornati in cui si articola l’impegno del Gruppo e lo stesso bilancio di sostenibilità, e contribuiscono a inquadrarne pienamente il purpose alla luce delle più urgenti sfide globali. Inoltre, quest’anno abbiamo esplicitato anche il nostro impegno per la “Just Transition” attraverso una ulteriore chiave di lettura dei risultati conseguiti nella direzione di una transizione in grado di coniugare azione per il clima e benefici per tutti gli stakeholder con particolare attenzione all’inclusione sociale, già peraltro inclusa nelle dimensioni Csv.

Abbiamo anche anticipato l’obbligo, fissato al 2023, di rendicontare la quantificazione e la rendicontazione dei kpi economici (fatturato, opex e capex) delle attività gestite dal Gruppo Hera ammissibili alla tassonomia, inserendole già nella Dnf 2021».

Per quanto riguarda il prossimo biennio, in quali obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) la sua azienda sarà coinvolta? Avete già dei progetti definiti su cui intendete impegnarvi?
«In realtà con le nostre attività già contribuiamo al perseguimento di numerosi SDGs, 11 su 17 per l’esattezza. Posso comunque citare in particolare l’obiettivo 7 per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’efficienza energetica e il 13 per contrastare il cambiamento climatico. Nel primo caso, tra i progetti che stiamo portando avanti c’è l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli impianti del servizio idrico e sulle discariche esaurite. Per quanto riguarda il 13, invece, possiamo parlare del riuso delle acque in uscita dai depuratori. Le acque reflue non devono più essere viste come un problema ma possono, invece, diventare una importante risorsa per promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio. In questo modo al 2030 potremo raggiungere un potenziale di riuso del 15% del volume delle acque reflue riutilizzabili sul totale».

Pubblico e privato possono collaborare per raggiungere un obiettivo comune?
«Anche per la natura stessa dei business gestiti, il modello del Gruppo Hera è quello di una stakeholder company, ovvero un’azienda che cresce e crea valore per le comunità e assieme alle comunità, coinvolgendo in un circuito virtuoso tutti gli attori dell’ecosistema in cui opera: istituzioni, lavoratori, clienti, fornitori, terzo settore. La collaborazione tra pubblico e privato rientra perciò a pieno titolo in questa visione. Ad esempio, durante la pandemia, nell’ambito dell’iniziativa HeraSolidale (attraverso cui i lavoratori del Gruppo Hera, l’azienda stessa e i clienti sostengono associazioni impegnate in programmi di solidarietà) è stata avviata un’edizione straordinaria che ha raccolto quasi 64 mila euro a favore dei Servizi Sanitari di Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Marche. Con ECO Alberi, il progetto per la promozione e la salvaguardia del patrimonio naturale, abbiamo aderito al programma della Regione Emilia-Romagna “Mettiamo radici per il futuro”, finalizzato alla messa a dimora di 4,5 milioni di alberi, uno per abitante. Con un impegno economico di 250mila euro, il Gruppo Hera permetterà la messa a dimora e la cura di 10 mila piante nel prossimo triennio. E gli esempi potrebbero continuare numerosi, tutti legati da un filo rosso: solo insieme si possono affrontare e vincere le sfide che abbiamo davanti».

CSR e sostenibilità: come capire quando è solo un’operazione di marketing?
«È fondamentale avere un sistema di rendicontazione trasparente con impegni misurabili e verificato da enti esterni autorevoli, la tassonomia da sola non basta. Un esempio è l’obiettivo che ci siamo dati di ridurre del 37% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al 2019. Un progetto ambizioso per un’azienda italiana, tanto più perché non ci limitiamo alle emissioni prodotte dalle nostre attività ma comprendiamo anche quelle dei nostri clienti, relativamente alla vendita di energia elettrica e gas, e fornitori. La certificazione di questo obiettivo da parte del prestigioso network internazionale Science based target initiative (Sbti), significa che i nostri obiettivi sono in linea con le richieste dell’accordo sul clima di Parigi del 2015, quindi che siamo sulla giusta strada per la decarbonizzazione. Non è facile e sarà complicato raggiungerli, ma darsi degli obiettivi misurabili e rendicontarli in modo trasparente è l’unico modo per attestare la concretezza dei propri impegni».

*Sustainability & Circular Economy Lab è il progetto siglato da Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna nel 2020 per promuovere le strategie di sostenibilità e la circular economy. Gli obiettivi principali sono sviluppare e pubblicare progetti di ricerca applicata, attivare corsi di formazione, webinar e workshop, che vedano coinvolti i manager in tavoli di lavoro comune con il mondo accademico, i centri di ricerca, gli hub di innovazione. C’è poi ampio spazio per i giovani neo laureati e laureandi interessati a intraprendere un percorso lavorativo su questi temi. Con Lab Ambassador si fa informazione, cultura e storytelling di best practice manageriali e imprenditoriali.

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