Per favorire lo sviluppo di un futuro davvero sostenibile a livello economico, sociale e ambientale raccogliamo esperienze, storie, risultati e obiettivi futuri dalla viva voce dei manager e di chi fa l’impresa: un modo per andare oltre la Csr, con una forte e diffusa responsabilità a tutto campo. Oggi ne parliamo con Nazareno Ventola, amministratore delegato e direttore generale di Aeroporto di Bologna. Ventola è anche ambassador del Sustainability & Circular Economy Lab, l’iniziativa sulla sostenibilità di Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna*.
La pandemia ha portato ancora più all’ordine del giorno il tema della sostenibilità: com’è cambiato il mondo della CSR in questi ultimi due anni?
«Per il settore del trasporto aereo la pandemia si è rivelata un formidabile acceleratore di dinamiche che si erano già innescate negli anni precedenti: già nel 2019 Aeroporto G. Marconi di Bologna (AdB) aveva aderito, insieme a numerosi aeroporti italiani ed europei, a un impegno a proseguire e rafforzare il suo percorso di decarbonizzazione fino a diventare net-zero carbon entro il 2050.
La pandemia ha reso la società ancora più consapevole circa i temi legati alla sostenibilità e al tempo stesso ha dato al settore l’opportunità di aggiornare le strategie di sviluppo e di business alla luce delle rinnovate priorità a livello globale. In questo nuovo scenario di riferimento anche noi abbiamo aggiornato le nostre strategie, accelerando i programmi di sostenibilità e innovazione tecnologica così da contribuire a costruire un eco-sistema del trasporto aereo sempre più sostenibile. Tra le diverse azioni voglio citare l’anticipo dell’obiettivo “net-zero” dal 2050 al 2030 e il rafforzamento delle politiche di gestione e valorizzazione delle persone. A tale proposito, ricordo che il gender pay gap in AdB è dello 0,7%, molto inferiore alla media nazionale ed europea: il nostro obiettivo è di azzerarlo in pochi anni».
In cosa consiste il suo ruolo, come viene declinato nel suo settore professionale e quali sono le sfide concrete del suo lavoro quotidiano?
«Sono l’amministratore delegato e direttore generale della società. Mi piace pensare che il mio obiettivo professionale sia quello di stimolare me stesso e tutta l’azienda a cercare di migliorare costantemente, senza mai pensare di essere “arrivati”. Questo era forse più difficile prima della pandemia: quando i risultati miglioravano di anno in anno, cercare di “tenere sulla corda” l’organizzazione poteva sembrare quasi rituale. Oggi, che dobbiamo reinventare il nostro presente e il nostro futuro, la sfida principale è quella di essere a fianco dei colleghi per metterli nelle condizioni di esprimere il loro meglio, a beneficio del loro sviluppo personale e professionale e di quello dell’azienda».
Quali sono i trend di settore? Quali sfide e criticità, se ci sono state, ha dovuto affrontare la sua azienda?
«Il settore è stato colpito pesantemente dalla crisi pandemica: dopo quello dell’intrattenimento è forse tra i più colpiti in assoluto. A titolo di esempio, rispetto ad una media di 25mila passeggeri e 200 voli che transitavano ogni giorno in aeroporto prima della crisi, nel periodo del lock-down più duro (aprile e maggio 2020) siamo arrivati a poco meno di 100 passeggeri e un solo volo al giorno…
Le sfide e criticità sono state innanzitutto la messa in sicurezza delle nostre persone, della comunità aeroportuale e dei passeggeri dal rischio di contagio: per farlo abbiamo attivato nuovi processi di lavoro e procedure quasi in “tempo reale”.
Immediatamente dopo, la sfida è stata quella di preservare al massimo possibile la continuità aziendale, attraverso un efficientamento della gestione, caratterizzata da una forte prevalenza di costi fissi, e la ricerca di fonti esterne di finanziamento che consentissero di sopperire alla quasi totale assenza di introiti per diverse settimane nel 2020. Peraltro, anche quando dall’estate del 2020 si è manifestata una minima ripresa, i volumi non sono stati sufficienti a coprire i costi di gestione con la conseguenza che il 2020 è stato un anno fortemente negativo in termini di risultati. Nel corso del 2021, dopo una prima fase dell’anno ancora negativa, abbiamo assistito a una ripresa dalla tarda primavera che è durata fino a novembre, quando con l’arrivo della variante Omicron la situazione è nuovamente peggiorata. Ora sembra che la situazione possa di nuovo volgere al “sereno variabile”, almeno per la primavera ed estate 2022. In generale la criticità principale è legata all’estrema incertezza della situazione, con “alti e bassi” da gestire sul versante operativo e delle attività. A fronte di questo, dobbiamo necessariamente mantenere lo “sguardo lungo” per programmare il futuro post-pandemico ed essere pronti a coglierne le indubbie opportunità che ne verranno».
Perché a un’azienda conviene investire in responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità?
«È semplicemente una questione di sopravvivenza, almeno per due motivi. Innanzitutto perché l’azienda del futuro, in qualunque settore operi, non potrà non tenere conto delle dinamiche globali che vedono, e sempre più vedranno, i temi CSR al centro: in futuro, banalmente, un’azienda con un insufficiente impegno e risultati in ambito CSR farà sempre più fatica ad accedere a finanziamenti sul mercato dei capitali, o a trovare business partner.
Un secondo motivo è che, a mio avviso, l’azienda deve sempre più immaginare di essere un “agente positivo” nel processo di cambiamento in atto a livello globale, per non doverlo subire ed esserne sopraffatta».
In concreto, quali sono i principali progetti in tema di CSR e sostenibilità che avete portato a termine negli ultimi anni in azienda?
«La lista è lunga. In sintesi direi: in ambito ambientale il rafforzamento del percorso decarbonizzazione, con l’impegno a diventare “net-zero” entro il 2030 e l’accordo strategico con HERA SpA in ambito di economia circolare tra le azioni già attuate; i progetti di attenzione alle persone, come lo sportello di ascolto psicologico e l’assicurazione sanitaria Covid-19 durante la pandemia; il progetto in ambito di mobilità sostenibile per i dipendenti, con la possibilità di accedere a condizioni molto vantaggiose ad un abbonamento integrato alla rete di trasporto pubblico locale, regionale e che include il People Mover, per gli spostamenti casa-lavoro».
Per quanto riguarda il prossimo biennio, in quali obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) la sua azienda sarà coinvolta? Avete già dei progetti definiti su cui intendete impegnarvi?
«L’azienda si è data un ambizioso Piano di Sostenibilità per i prossimi cinque anni per proseguire e rafforzare le iniziative sopra elencate. Tra le iniziative con impatto sul territorio voglio ricordare la realizzazione di una fascia boscata a Nord della pista, di una pista ciclabile sulla via Triumvirato che collega l’aeroporto alla rete stradale della città e lo studio di fattibilità per la realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico, capace di coprire una parte significativa del nostro fabbisogno di energia elettrica».
Pubblico e privato possono collaborare per raggiungere un obiettivo comune?
«Non possono, devono. E per quella che è da diversi anni la mia esperienza a Bologna lo fanno già. Il privato deve portare progettualità e idee e il pubblico ha un ruolo chiave di facilitazione, indirizzo e rappresentanza degli interessi delle comunità».
CSR e sostenibilità: come capire quando è solo un’operazione di marketing?
«Anche qui la risposta è semplice: dai risultati che si portano concretamente. Non è più tempo di greenwashing, ammesso che lo fosse nel passato. Le aziende devono essere consapevoli del fatto che i temi CSR sono e saranno sempre più parte integrante del mondo i cui ci troviamo a vivere e a fare impresa. Vale per la piccola cartoleria come per la grande multinazionale, nessun settore può sentirsi escluso. Meglio quindi provare a vivere questa fase da protagonisti, per costruire insieme il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi. Il rischio, altrimenti, è quello di privare i nostri figli e nipoti di un vero e proprio futuro: sarebbe imperdonabile. La sfida è lavorare oggi per dei risultati che magari molti di noi non vedranno. Ma questo non deve essere un freno, anzi. Deve essere uno stimolo a fare di più».
* Sustainability & Circular Economy Lab è il progetto siglato da Manageritalia Emilia Romagna e Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna nel 2020 per promuovere le strategie di sostenibilità e la circular economy. Gli obiettivi principali sono sviluppare e pubblicare progetti di ricerca applicata, attivare corsi di formazione, webinar e workshop, che vedano coinvolti i manager in tavoli di lavoro comune con il mondo accademico, i centri di ricerca, gli hub di innovazione. C’è poi ampio spazio per i giovani neo laureati e laureandi interessati a intraprendere un percorso lavorativo su questi temi. Con Lab Ambassador si fa informazione, cultura e storytelling di best practice manageriali e imprenditoriali.