Talento e innovazione made in Sud

NTT Data, il colosso giapponese di servizi information technology, è fra le prime dieci aziende It a livello mondiale. Nel contesto di una forte espansione in Europa, nel 2011 ha creato NTT Data Italia. Azienda che oggi ha a Cosenza un importante centro di ricerca e sviluppo e che impiega oltre 200 persone. Dietro la storia di questa iniziativa e di questi attori del futuro ci sono quattro dirigenti, vicepresidenti di NTT Data Italia e tutti associati a Manageritalia: Emilio Graziano (senior vicepresident), responsabile mercato Telecom; Giorgio Scarpelli, chief technology officer & innovation; Roberto Galdini, responsabile technology solution e Francesco Gargano, financial services. In questa intervista Gargano ci racconta come le competenze, l’innovazione e la gestione manageriale siano ingredienti fondamentali per fare di una startup un’azienda di successo, e di come farla anche al Sud!

Qual è la storia della sede cosentina di NTT Data Italia?
Era il 2001 quando a Cosenza nasceva, in un bilocale e con tre persone, una piccola startup specializzata sulla sicurezza informatica all’interno di un gruppo italiano per la consulenza manageriale e It. Questa è stata la chiave di volta del successo: nello stesso anno venne sottoscritta la prima partnership con l’Università della Calabria, poi confermata negli anni a seguire.

Cos’è Cosenza oggi per NTT Data?
Oggi Cosenza, in NTT Data, vuole dire giovani, oltre il 50% delle persone che lavorano nella nostra sede sono al di sotto dei 30 anni e negli ultimi 18 mesi il numero dei posti di lavoro è triplicato. Cosenza vuole dire energia positiva e creativa, l’entusiasmo dei giovani è contagioso e pieno di stimoli. Cosenza vuole dire anche innovazione, per tre anni consecutivi – dall’ingresso in NTT Data – si è aggiudicata i premi internazionali di innovazione banditi dalla ricerca centrale di Tokyo. Il polo di Cosenza è diventato nel corso degli anni simbolo dell’innovazione con impronta italiana nel mondo NTT.

Qual è stata la scintilla che ha fatto nascere tutto?
La volontà di tornare stabilmente in Calabria. Il nostro team ha dato forma a un’idea comune e condivisa: lavorare da Cosenza per le grandi aziende su tematiche innovative e tecnologicamente all’avanguardia. Portare il lavoro in Calabria evitando di dover emigrare.

Cosa ha permesso di crescere e creare innovazione, fatturati e occupazione?
Ci siamo messi in gioco quando ci siamo sentiti pronti. Nel 2001, quando abbiamo iniziato, avevamo una precisa visione che ci veniva da una decennale esperienza nei settori tecnologici di punta in aziende leader. Abbiamo valorizzato e utilizzato la possibilità di delocalizzazione al Sud, attività di sviluppo e R&D, che impiegasse tecnici adeguati provenienti dall’Università della Calabria. La nostra crescita si è autosostenuta: abbiamo “dovuto” assumere per far fronte ai progetti e alle idee che nel tempo abbiamo venduto.

Oggi il vostro business si occupa di sicurezza informatica. C’è ancora tanto da fare?
Oltre alla sicurezza informatica, che resta sempre uno dei principali ambiti di attività, copriamo anche altri ambiti tecnologici, ad esempio siamo partner del centro CyberSecurity di Poste Italiane realizzato a Cosenza.


Quanto è stato importante il ruolo dei manager?
Fondamentale. Abbiamo condiviso con tutti il nostro progetto iniziale (portare il lavoro a casa evitando di emigrare) e siamo riusciti a trasferire la nostra visione, dedizione ed entusiasmo. La visione strategica, la capacità di leadership e la forza dell’esempio hanno permesso di costruire una squadra coesa che ha ancora tante potenzialità da esprimere.

Quindi si può fare l’impresa anche al Sud?
Il Sud, grazie alle sue Università, oggi dispone di un potenziale enorme che deriva dai suoi figli formati e laureati. Bisogna però dargli le giuste opportunità sul territorio, oppure far sì che autonomamente creino il proprio lavoro. Mancando il tessuto industriale e una sana imprenditoria, ai giovani manca automaticamente cultura manageriale e imprenditoriale, sebbene le Università sfornino ottimi neolaureati con buone competenze tecniche. A questo forse potrebbero contribuire le organizzazioni di categoria come Manageritalia.

Oggi siete parte di una multinazionale, con quale ruolo?
Far parte di una realtà multinazionale ha permesso la valorizzazione di alcuni asset. Fra questi è stato preso in grossa considerazione, e sono stati fatti investimenti, il centro di sviluppo software di Cosenza, valorizzando le sue capacità di delivery e integrandolo a livello mondiale con la rete di centri di sviluppo e R&D di NTT Data.

Perché hanno scelto voi e quanto conta il rapporto con l’università?
NTT Data ha scelto di investire in Calabria dopo aver verificato sul campo le nostre competenze e capacità, aver verificato le potenzialità di crescita offerte anche dal bacino dei neolaureati dell’Università della Calabria e dei suoi centri di ricerca, realizzando il centro di sviluppo software di Cosenza. Il centro si è fatto apprezzare all’interno del gruppo NTT Data, tanto che in azienda oggi si parla di “modello Cosenza” come modello virtuoso di sviluppo di competenza e culla di talenti.

Occupate tanti giovani?
Oggi sono oltre 200 i dipendenti con un’età media di circa 30 anni. Abbiamo sempre cercato di inserire in azienda le migliori risorse dell’Università della Calabria, prevalentemente laureati in ingegneria informatica, utilizzando stage formativi e contratti di apprendistato. Abbiamo anche dato l’opportunità a qualche “cervello in fuga” di rientrare. NTT Data Italia prevede nel Sud la crescita di ulteriori 150 unità fra le sedi di Cosenza e Napoli per i prossimi 12 mesi.

Voi siete uno dei tre centri di R&D nel mondo della vostra azienda. Come ci siete riusciti?
Questo è oggi il nostro più forte motivo di orgoglio, il centro R&D di Cosenza integrato con i centri del gruppo di Tokyo e Silicon Valley. Siamo riusciti a ritagliarci un ruolo trainante nel gruppo su tematiche di punta quali la Cyber Security, Iot (Internet of thing), le monete virtuali e la robotica. Grazie, da un lato, alla vicinanza ai centri di ricerca universitari, alla possibilità di utilizzo di finanziamenti pubblici e alla capacità di un gruppo multinazionale di finanziare idee innovative, il gruppo R&D di Cosenza è brillantemente attivo su diverse iniziative.

Qual è il vostro rapporto con il territorio?
Il rapporto con il tessuto produttivo territoriale è piuttosto marginale, soprattutto perché il nostro target di clienti non risulta presente nella nostra regione. A eccezione dell’ambito universitario dove siamo ben conosciuti a tutti i livelli, la nostra realtà è sempre stata proiettata verso uno scenario di mercato internazionale piuttosto che locale. Negli ultimi 18 mesi, a seguito di diversi articoli e servizi televisivi, siamo molto più noti e riconosciuti, e di conseguenza anche il mondo delle associazioni e della politica, non solo locale, si è avvicinato a noi.

Siete un caso isolato a Cosenza?
Sul territorio non ci sono realtà confrontabili alla nostra, a parte  alcuni esempi come Cerved nel settore It o Hitachi nell’ambito industriale. C’è in provincia di Cosenza la presenza di un’altra multinazionale giapponese operante nel settore della trasformazione di prodotti agricoli (surgelati) che lavora per il mercato nipponico. Nel campo It ci sono alcune medio-piccole aziende che operano sul territorio nel campo dei servizi informatici e diverse iniziative derivanti da startup universitarie. Con queste ultime stiamo cercando di avviare un modello di collaborazione ispirato all’open innovation, poiché hanno dimostrato capacità innovativa e commitment nello sviluppo di idee per un mercato globale.



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