Osservatorio del Terziario: crescita e produttività

L’ultimo report dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia focalizza l’attenzione sulla produttività, con un confronto a livello europeo, e si pone con forza al centro del dibattito sullo sviluppo

L’ultimo report dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia dal titolo “CRESCITA DEL TERZIARIO E PRODUTTIVITÀ. Confronto europeo dal 2000 a oggi” è stato prima tra i protagonisti del Festival dell’Economia Internazionale di Torino con una sessione dedicata e poi è entrato con forza nel dibattito sulla crescita con un articolo di Ferruccio de Bortoli su l’Economia del Corriere della Sera.

Vediamo allora, prima della sintesi dei risultati, alcune delle considerazioni che emergono e che si possono riassumere nell’obiettivo di investire sul terziario per far crescere tutta l’economia.

Alcune considerazioni emerse dall’analisi dei dati
L’ultimo report dell’Osservatorio Terziario di Manageritalia evidenzia, nel periodo 2000-2019 (preso in esame per neutralizzare l’effetto Covid), per il terziario di mercato italiano un gap di crescita in termini di valore aggiunto prodotto rispetto agli altri paesi europei. Tra le cause individuiamo la composizione demografica della forza lavoro, minori ore lavorate complessivamente e minore efficienza nei processi produttivi.

Il Terziario costituisce una porzione largamente maggioritaria e crescente del Pil delle economie avanzate, con circa il 73% del Pil prodotto in Italia e nei paesi dell’Eurozona. Dato il peso del Terziario di mercato sul Pil è impensabile migliorare la produttività del sistema Italia in assenza di un significativo aumento della produttività dei servizi;
• Pur continuando a presentare una crescita pressoché doppia del resto dell’economia italiana, il Terziario di mercato ha rallentato rispetto ai partner europei dal 2014 al 2019, anni in cui la manifattura italiana ha invece trovato supporto per il suo processo di efficientamento della base produttiva anche dal pacchetto di incentivi Industria 4.0. Serve quindi supportare anche il terziario nelle trasformazioni in atto;
• Emerge forte la necessità di maggiori competenze (in generale e in particolare in ICT e APTS);
• La performance della crescita del Commercio è legata alle riforme di liberalizzazione e maggiore concorrenza• La performance negativa di APTS e ICT è in gran parte legata da un gap nel campo dell’adozione e nell’utilizzo di tecnologie sofisticate (Big Data e IA).

Sintesi dei principali dati emersi
Il valore aggiunto del terziario di mercato italiano nel periodo 2000-2019 è cresciuto del 14% (tasso di crescita medio annuo del +0,7%, industria -1%). Un buon risultato, per il Terziario di mercato italiano, ma comunque inferiore di circa il 20% rispetto al tasso medio di crescita degli altri paesi europei.
I fattori che hanno maggiormente contribuito a questo ritardo sono: la qualità della forza lavoro (con minore livello di istruzione e competenze), una minore crescita del numero complessivo delle ore lavorate e una minore efficienza nei processi produttivi (Total Factor Productivy). Anche la produttività del lavoro, misurata come valore aggiunto per ora lavorata, accusa un ritardo importante rispetto alla media Eurozona. Questo il risultato dell’ultima approfondita analisi sulla produttività del terziario di mercato sviluppata dall’Osservatorio Terziario di Manageritalia in stretta collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
In particolare, nel periodo successivo alla crisi del debito (2014-2019), la produttività del lavoro nel terziario di mercato in Italia è cresciuta il 5% in meno rispetto ai principali competitors europei, a differenza del settore manifatturiero, nel quale la produttività del lavoro è cresciuta allo stesso ritmo della media europea.

Un gap nel livello della produttività del lavoro che non riguarda tutti i settori del terziario, come evidenzia il report. Infatti, mentre i servizi finanziari/assicurativi e, al contrario di quanto spesso si ritiene, il commercio all’ingrosso e al dettaglio sono in linea con i principali competitors europei, il livello di produttività del lavoro dei servizi di informazione e comunicazione (ICT) e delle attività professionali, tecniche e scientifiche (APTS) mostra un marcato ritardo rispetto alla media europea (circa 15 punti in meno di valore aggiunto per ora lavorata in entrambi i casi).

Emerge, quindi, come per alcuni comparti sia necessario attuare politiche di deregolamentazione e miglioramento della qualità della forza lavoro (istruzione e formazione) per arrivare ad un recupero di produttività dell’intero sistema paese in tempi relativamente brevi.

Basti pensare che, in termini di produttività del lavoro, la performance positiva dell’Italia nei servizi finanziari e assicurativi è dovuta a una crescita dell’efficienza dei processi produttivi (TFP), associabile alla massiccia ristrutturazione del settore, che ha implicato maggiore concentrazione e apertura alla concorrenza internazionale. Anche per il commercio all’ingrosso e al dettaglio la performance positiva dell’Italia è in gran parte dovuta ad una crescita marcata dell’efficienza dei processi produttivi (TFP), cresciuta ad un ritmo addirittura superiore rispetto ai principali competitors europei dal 2010 in avanti.

Tra i settori meno virtuosi, che hanno avuto un ritardo importante nella crescita della produttività del lavoro, spiccano proprio i servizi ICT e le attività professionali, che nelle moderne economie sono tra quelli a più alto potenziale di crescita e hanno un ruolo trainante ed innovativo per tutta l’economia.

In entrambi questi settori (servizi ICT ed attività professionali), si osserva in Italia una propensione agli investimenti in linea con i competitors europei, ma una forza lavoro decisamente meno istruita che impatta negativamente sull’efficienza dei processi produttivi (TFP). C’è anche un ritardo del nostro paese nell’adozione di tecnologie ed innovazioni di processo in grado di far crescere l’efficienza dei processi produttivi (TFP). In particolare, il ritardo riguarda l’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale – mentre l’Italia risulta in linea con gli altri paesi nell’adozione di tecnologie di base (cloud). Anche questa evidenza sottolinea il ritardo nel livello di competenze italiane, essendo l’adozione di tecnologie più sofisticate (Big Data e IA) strettamente connessa alla presenza di conoscenze più avanzate all’interno delle aziende.

Il gap presente nelle situazioni di minore performance di alcuni nostri comparti del terziario di mercato in termini di produttività rispetto ai principali competitors europei è spesso dovuto alla Total Factor Productivity (TFP). Questa considera tutto quanto determina l’aumento della produttività al netto dei fattori di capitale e lavoro ed è determinata principalmente da Ricerca e Sviluppo, adozione di nuove tecnologie, innovazione nel processo produttivo e nei modelli organizzativi, riallocazione di risorse, sviluppo di economie di scala e di scopo.

L’ultimo report dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia dal titolo “CRESCITA DEL TERZIARIO E PRODUTTIVITÀ. Confronto europeo dal 2000 a oggi” è stato prima tra i protagonisti del Festival dell’Economia Internazionale di Torino con una sessione dedicata e poi è entrato con forza nel dibattito sulla crescita con un articolo di Ferruccio de Bortoli su l’Economia del Corriere della Sera.

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