Quando ci presentiamo a un colloquio di lavoro portiamo con noi diversi tipi di competenze. Le prime, dette hard skills, sono le conoscenze e le abilità di tipo tecnico e professionale, con le quali ci mostriamo competenti. Le seconde si possono sintetizzare nell’atteggiamento mentale che esprimiamo verso il lavoro e verso gli altri (soft skills). Per le aziende, il bagaglio delle soft skills è più importante di quelle delle hard skills.
Mi voglio soffermare in particolare su due soft skills:
- flessibilità – il mondo del lavoro è cambiato, è diventato flessibile e autonomo. Nel mercato del lavoro flessibile, il principale requisito al quale i direttori del personale guardano prima di un’assunzione di un candidato è il carattere. La flessibilità è la capacità di adattarsi meglio ai nuovi contesti lavorativi sempre più dinamici, coltivando competenze “morbide e trasversali”; la flessibilità è un’opportunità;
- intraprendenza – l’intraprendenza è un tratto tipico del lavoro autonomo. Nel futuro del lavoro si richiedono valori come autonomia decisionale, capacità di problem solving, creatività, adattabilità, disponibilità. La staticità, rigidità e ripetitività del lavoro del passato lasciano il posto a un contesto dinamico in continuo divenire in cui bisogna inserirsi con una mentalità proattiva e intraprendente
Nel libro Nove mosse per il futuro parliamo anche di sacrificio ed etica del lavoro, ma la cosa più importante è la motivazione. Essere motivati verso la prospettiva occupazionale e professionale è il primo passo per farsi notare dalle aziende. Questo è il mercato del lavoro di oggi. Fuori da questi schemi si rischiano delusioni e frustrazioni continue.
Tratto dal libro Nove mosse per il futuro, edito da Guerini Next (Twitter @_GNext)