Un “Osservatorio“ sul mercato del lavoro, per analizzarne le trasformazioni legate alle nuove tecnologie, capirne le dinamiche sociali e gli effetti sui lavoratori, verificarne le interazioni con il diritto e la produzione normativa. È l’obiettivo che si è posta Cida, in collaborazione con Adapt, l’associazione di studi e ricerche giuslavoristiche fondata da Marco Biagi.
Mario Mantovani, presidente Cida, sul purpose di questo Osservatorio: “Il lavoro dirigenziale non può avere una sua evoluzione autonoma, avulsa dal resto; è allo stesso tempo guida ed effetto delle trasformazioni, richiede gradi di consapevolezza, conoscenza e responsabilità non riscontrabili in quasi tutte le altre categorie di lavoratori. Se comprendiamo come può cambiare il lavoro possiamo avere un ruolo attivo nella trasformazione, coniugando produttività e realizzazione umana, coesione sociale e redditività.
Attraverso un report statistico trimestrale, l’analisi della realtà italiana, per alcuni indicatori, avverrà in prospettiva comparata a livello europeo, tentando anche un raffronto a livello regionale e provinciale. I dati verranno raccolti dai database Istat, Eurostat, Ilostat, Etui, Oecd, Inapp, Inps, Infocamere, Ilo e saranno analizzati e rielaborati dal gruppo di ricerca che, attraverso la costruzione di grafici, renderà l’indagine di facile lettura.
La scelta di Cida e Adapt è stata quella di partire dai numeri per risalire alla spiegazione dei fenomeni che interessano il mondo del lavoro senza posizioni precostituite e, soprattutto, senza cadere nella demonizzazione delle nuove tecnologie – pur se stanno sconvolgendo i processi produttivi – o nella suggestione di un mondo del lavoro ordinato, caratterizzato da categorie professionali statiche e francamente obsolete.
Il focus del primo numero è sull’andamento del lavoro dipendente e indipendente negli ultimi 13 anni, un periodo che coglie in pieno le due ultime e tremende crisi economiche. Ebbene, in questo periodo i lavoratori dipendenti aumentano di poco (2%), mentre quelli autonomi calano di quasi un milione (-15%). E per chiudere il cerchio i lavoratori parasubordinati restano pressoché stabili.
Analizzando bene quanto avvenuto si scopre che questo avviene proprio perché il lavoro dipendente mette in campo quella flessibilità stereotipamente mai riconosciutagli, ma presente eccome. Basti pensare che il lavoro dipendente a tempo determinato cresce del 20%.
Questo e molto altro lo troverete con dovizia di particolari e riflessioni nel rapporto.
Importante allora riprendere i concetti espressi nell’introduzione al rapporto dal presidente Cida Mario Mantovani per non perderci il primo rapporto e tutti quelli che seguiranno a cadenza trimestrale.
Gli ultimi anni dello scorso decennio sono stati caratterizzati da trasformazioni accelerate del lavoro, in tutto il mondo, mettendone in discussione fondamenta consolidate. Con la maturazione di alcune tecnologie già sperimentate a cavallo del Millennio (intelligenza artificiale, machine learning, digitalizzazione delle interfacce azienda – consumatore, piattaforme di comunicazione sociale e di commercio elettrico, internet of things sono le principali) e più recenti (es. blockchain) è parsa nascere una Nuova Rivoluzione, non più (o non solo) industriale, ma economica e sociale.
L’inizio dell’Era Robotica. La polarizzazione è stata netta: tra chi ha ipotizzato un rapido aumento della produttività, accompagnato dalla scomparsa di un numero molto elevato di posizioni finora riservate al lavoro umano, e chi ha scommesso in un processo graduale di sostituzione di “vecchi” lavori con i “nuovi”, come accaduto nelle precedenti fasi di trasformazione. I primi si sono quindi preoccupati di garantire meccanismi di distribuzione del reddito sempre meno dipendenti dal lavoro (la tassazione dei robot e il reddito di cittadinanza nascono da questo filone), i secondi hanno raccomandato di lasciare mano libera ai meccanismi adattativi del mercato, accompagnando la transizione con sussidi temporanei e interventi formativi. Le riflessioni maturate in Cida hanno sempre portato argomenti contrari a prese di posizione così nette. La conoscenza profonda dei meccanismi organizzativi, economici e gestionali di tutti i settori pubblici e privati del nostro paese, la consapevolezza della natura variegata della natura umana – e del lavoro quindi – ci hanno trattenuti dal fare affermazioni nette e dichiarazioni di certezze.
All’inizio del 2020 eravamo pronti per lanciare questo Osservatorio sulle trasformazioni del lavoro. La pandemia globale ha investito come una valanga la nostra società e introdotto anche nel lavoro cambiamenti inattesi e profondi.
La gravità della situazione ha richiesto interventi straordinari e certamente almeno due anni – il 2020 e il 2021 – rimarranno evidenti nelle serie statistiche per lungo tempo. Ha senso analizzare, osservare, cercare di comprendere una trasformazione così profonda e di lungo periodo proprio quando un evento esterno, inatteso e di natura non tecnologica ha stravolto le nostre vite? Questo primo numero dell’Osservatorio “Labour Issues”, sviluppato con Adapt, è la risposta positiva: vogliamo comprendere quali effetti, quali interazioni avvengono tra fenomeni di natura diversa, quali risposte diamo a sfide straordinarie, con quali strumenti.
I fenomeni di trasformazione destinati ad incidere nelle nostre vite non si sono fermati, per molti versi hanno accelerato il passo. La dipendenza da alcune tecnologie (nel caso ad esempio del lavoro a distanza) si è fatta più marcata e le prospettive di un suo utilizzo di massa più concrete. Scelte politiche hanno penalizzato in modo differenziato i settori e i principi normativi nati un secolo fa hanno determinato effetti difformi sulle persone, spesso scollegati rispetto a una comune volontà. L’obsolescenza del diritto del lavoro e di alcune forme organizzative che direttamente ne derivano, è divenuta evidente anche a chi tendeva a negarla.
Abbiamo pensato perciò che fosse utile aprire l’attività dell’Osservatorio con un focus sul lavoro dipendente e su quello autonomo: nell’anno in cui la distinzione concettuale si è notevolmente affievolita, è interessante vedere gli effetti di norme che sono ancora pienamente calate in quello schema. I dati necessari non sono ancora tutti disponibili, comprenderemo meglio alcuni aspetti nel corso di quest’anno e del prossimo.
Gli obiettivi dell’Osservatorio “Labour Issues” sono ambiziosi, ma anche strettamente correlati agli scopi istituzionali di Cida e agli interessi diretti dei manager. Il lavoro dirigenziale non può avere una sua evoluzione autonoma, avulsa dal resto; è allo stesso tempo guida ed effetto delle trasformazioni, richiede gradi di consapevolezza, conoscenza e responsabilità non riscontrabili in quasi tutte le altre categorie di lavoratori. Se comprendiamo come può cambiare il lavoro possiamo avere un ruolo attivo nella trasformazione, coniugando produttività e realizzazione umana, coesione sociale e redditività.
L’Osservatorio si svilupperà progressivamente, approfondendo le indagini, integrando le fonti, promuovendo analisi autonome e nuove, scendendo più in profondità nei settori e nei territori. Avrà la struttura di un report statistico trimestrale centrato sul contesto italiano, con analisi comparate ove possibile a livello europeo e declinate nei livelli territoriali. Il numero 1 propone un primo nucleo di analisi, in cui ci sembra di trovare già molti temi e spunti per discutere e agire nei prossimi mesi. Buon lavoro!
Vedi, intro, video e rapporto http://www.cida.it/osservatorio-cida/