Future work: da domani cambio lavoro

A dirlo, domani, sarà l’IA e non io. E mentre i lavoratori in carne e ossa muoiono come mosche (basta vedere le statistiche), la macchina lavora serena e fischietta i motivi musicali da lei generata. Per esempio con suno.com
future of work

Scenario estremo – La società post lavoro

Il ricercatore d’intelligenza artificiale David Shapiro, in perfetto costume da Star Trek, tiene una lezione sul futuro. Nel video afferma che ci stiamo muovendo verso il cosiddetto mondo post-lavorativo. Le sue tesi in sintesi. 1) L’IA produce iper-abbondanza in tutti i mercati e i costi marginali di produzione si stanno spostando verso lo zero. Per evitare il crollo della domanda, i consumatori ricevono denaro dallo Stato: come reddito di base. 2) Il mondo si sta deglobalizzando. Il fatto che un robot si trovi nelle Filippine o in Svizzera non ha alcuna influenza sui costi, ecco perché la maggior parte delle aziende produce vicino al mercato. 3) L’economia si sta “de-specializzando”. Se ogni azienda può produrre tutto, il mondo dei brand cambierà. 4) I principali beneficiari della corsa all’oro dell’intelligenza artificiale sono le aziende di robotica, i gruppi di semiconduttori e gli specialisti dell’automazione. 5) In un futuro mondo di svago totale, tutte le aziende che vendono esperienze positive prospereranno. 6) Il sistema educativo collassa. Perché infatti imparare qualcosa se non aumenta il reddito e se le macchine soddisfano comunque tutti i bisogni? Suggestivo, ma c’è dell’altro. Il problema è che mentre l’IA sale di livello, l’intelligenza umana scende clamorosamente. Non è però colpa dell’IA ma degli umani. Come fa notare il filosofo morale Andrea Zhok, qui c’è un fraintendimento di fondo: si immagina che la minaccia provenga dall’IA, mentre essa proviene da scelte organizzative della produzione e del lavoro, scelte che precedono di almeno due secoli ogni discussione sull’IA. La ragione per cui oggi è realistico che un medico, un avvocato o un professore possano essere, presto o tardi, sostituiti da un’istanza meccanica non-umana è che da quasi tre secoli la forma presa dalla produzione economica mira sistematicamente ad assimilare il lavoro umano (ogni tipo di lavoro umano) a istanze meccaniche non-umane. Corretto.

Leadership duale – Il ceo e il suo doppio

Co-ceo. Una poltrona per due? Why not. Dividere il lavoro da amministratore delegato tra due persone? Molte imprese hanno una visione critica su questo aspetto, soprattutto perché gli esempi negativi non mancano. Deutsche Bank, ad esempio, è scivolata in una profonda crisi con la doppia leadership e anche l’industria tecnologica, tradizionalmente aperta a questa soluzione, ha avuto esperienze negative. Oracle, SAP e Salesforce hanno sperimentato i co-ceo, e se ne sono allontanati di nuovo. Ciononostante, sempre più aziende stanno cercando di distribuire il management su più spalle. L’esempio più recente: Vontobel, la società svizzera di gestione patrimoniale. La leadership duale non è certo facile da maneggiare, ma forse in futuro vedremo più doppie leadership, come nel caso di Vontobel, con una combinazione uomo/donna. In generale, i dati parlano a favore della leadership distribuita: uno studio di Harvard ha esaminato 100 società con diversi ceo per un periodo di 25 anni. Le aziende con doppia leadership hanno generato un rendimento azionario medio maggiore.

Attrazione fatale – Così si trovano i talenti

Uno studio di BCG e The Network condotto su 90.000 persone in 160 paesi rivela come i candidati vogliono essere contattati e selezionati sfatando miti e leggende.

Ritorno al passato – Il revival dell’ufficio

Rto (Return to office) è il mantra del momento. Negli Stati Uniti, il tasso di home office è sceso al 26%. Nell’anno del coronavirus 2021, la percentuale era ancora al 37%. Alla luce dei dati negativi e della minaccia di recessione, sempre più aziende ordinano ai propri dipendenti di tornare in ufficio. Come riporta Bloomberg, da Goldman Sachs si prevede che i dipendenti siano di nuovo presenti per cinque giorni. Cosa sta succedendo? Intanto il cosiddetto “coffee badging” – si mostra il badge alla reception, si prende un caffè veloce in ufficio per soddisfare l’obbligo di presenza e poi si torna a casa – comincia a dare sui nervi alle imprese, che ora tentano di prevenire questi mordi e fuggi. Diciamo così: come tutte le cose, anche l’homeoffice segue dei cicli. Se l’economia è (come ora) in difficoltà, le aziende impongono una maggiore presenza in ufficio, se invece l’economia è in crescita e la manodopera scarseggia, i lavoratori usano il loro potere per imporre più lavoro da casa. Tuttavia, la tendenza a lungo termine è chiara. Il lavoro ibrido – a volte a casa, a volte in ufficio – sta diventando la nuova normalità.

Articolo tratto dall’ultimo numero di Dirigibile, l’inserto di Dirigente – La rivista di Manageritalia dedicato al futuro che è già presente. Leggilo qui.

 

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Articolo tratto dall’ultimo numero di Dirigibile

Dirigibile è l’inserto di Dirigente – la rivista di Manageritalia dedicato all’innovazione, agli scenari e alle opportunità di un futuro che è già presente.

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