LUISA QUARTA
«Il settore dei dirigenti privati, e in particolare quello del terziario, hanno registrato nell’ultimo anno una crescita cospicua del peso delle donne, che oggi rappresentano il 18,3% del totale, con un incremento del 49% dal 2008 al 2019.
Questi dati del Rapporto Donne di Manageritalia (vedi http://bit.ly/RapportoDonne) aprono uno spiraglio di luce importante, benché siano legati soprattutto alla presenza nel settore di aziende multinazionali estere, o comunque di grandi dimensioni, che hanno da tempo nelle loro policy un’attenzione speciale per la diversity.
Ma non possiamo dimenticare che in Italia ci sono oltre il 90% di pmi e che l’occupazione femminile in generale rimane molto bassa. Anche nella situazione di emergenza che abbiamo vissuto, le donne hanno patito maggiormente l’incertezza lavorativa e alla ripresa sono stati soprattutto gli uomini a rientrare in ufficio – a dicembre scorso, su 101mila persone che hanno perso il lavoro, 99mila sono donne – delegando ancora una volta i carichi di cura dei bambini orfani della scuola alle donne.
A incidere negativamente sulla presenza femminile nel mondo del lavoro c’è anche la differenza retributiva tra uomo e donna, che ancora oggi è del 17%. A causa dei carichi di cura e dell’asimmetria nell’uso del tempo, le donne hanno di fatto minori opportunità degli uomini di sviluppare le competenze acquisite prima di formarsi una famiglia. Come Gruppo Donne Manager abbiamo lavorato, proprio nell’ultimo anno, a una proposta di legge volta a dialogare con l’azienda e aiutarla, attraverso le consigliere di parità e parlamentari illuminati (come Alessandro Fusacchia e Chiara Gribaudo), nel cambiare la cultura del lavoro in Italia.
Quella che noi chiamiamo comunemente “questione femminile” in realtà sta diventando un handicap per il nostro Paese. Non possiamo permetterci di lasciare in panchina oltre la metà della popolazione. La parità di genere non rappresenta solo un traguardo femminile ma un’opportunità per tutti ed è fondamentale lavorare fianco a fianco, uomini e donne, per raggiungere questo obiettivo.
Occorre lavorare sul superamento degli stereotipi di genere, ma soprattutto valutare le persone solo ed esclusivamente in base al merito e gli obiettivi raggiunti e non per il tempo che si passa in ufficio, a maggior ragione dopo che quest’ultimo anno ci ha insegnato che chi lavora da remoto può portare gli stessi risultati (se non migliori) rispetto al lavoro in presenza.
Il nostro Gruppo si è sempre impegnato nel proporre azioni concrete a supporto della maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro e per consentire loro non solo di partire alla pari, ma anche di non perdere terreno post maternità. Progetti come la legge sulla maternità delle dirigenti, la proposta di legge sul pay gap e il Fiocco in azienda sono solo alcuni dei risultati del lavoro del nostro Gruppo, a cui quest’anno è stato riconosciuto il premio Parità virtuosa, promosso da Regione Lombardia».
Luisa Quarta, responsabile Gruppo Donne Manager nazionale e Lombardia
ALESSANDRO FUSACCHIA
In Italia la tutela della paternità migliora di anno in anno. La legge corrisponde a una reale volontà da parte delle aziende e a una reale presa di coscienza da parte dei lavoratori uomini oppure c’è ancora molto da fare?
«C’è ancora molto da fare. I piccoli passi avanti di questi anni vanno valorizzati. Ma sui congedi ragioniamo ancora in termini di giorni, come se dovessero servire ai papà per sbrigare qualche incombenza legata alla nascita del figlio. Serve invece un congedo lungo che permetta ai padri di vivere appieno un periodo da genitore nel primo anno di vita del bambino. Di tre mesi e obbligatorio, avrebbe anche l’effetto di rimuovere il “vantaggio” di assumere un uomo al posto di una donna. C’è poi da assicurare un significativo incremento degli asili nido».
Esistono modelli di leadership distinti, maschili o femminili?
«Oggi c’è bisogno di tanti leader inclusivi, capaci di dare l’esempio e far crescere chi sta in squadra con loro. Esistono tante donne e uomini così. Serve aiutarli a emergere e serve formarli da giovani!».
L’empowerment femminile si declina anche nel portare le giovani donne ad avere una cultura politica e a poter esprimere una leadership politica. A che punto è il progetto Prime minister?
«La scuola di politica per giovani donne sta crescendo molto. Dopo le prime edizioni in Sicilia e a Napoli, apriranno a breve nuove scuole in altre città d’Italia. Stiamo coinvolgendo centinaia di ragazze dai 14 ai 19 anni, arrivano piene di entusiasmo e ripartono con ancora più energia e soprattutto consapevolezza. È un investimento di lungo periodo, ma pagherà. Avremo tante più donne alla guida della società italiana».
Le professioni digitali saranno quelle maggiormente ricercate nel prossimo futuro, ma la tecnologia è un campo dove le donne sono ancora poco presenti. Che peso hanno gli stereotipi di genere su questo fenomeno e come possiamo superarli?
«Hanno un peso enorme e serve ripartire dalla scuola. Coi colleghi iscritti a Movimenta abbiamo depositato una proposta di legge per contrastarli nei testi scolastici. Niente censure, ma un lavoro al fianco degli editori e delle scuole».
Alessandro Fusacchia, vicepresidente Gruppo misto alla Camera, co-fondatore di Movimenta
CHIARA GRIBAUDO
Lei è relatrice delle proposte di legge che intervengono sulla disparità retributiva, un nodo fondamentale per la parità di genere. A che punto è il provvedimento e quando diventerà legge?
«Le forze politiche in Commissione lavoro alla Camera l’hanno approvata all’unanimità. La proposta ora deve essere affrontata in Assemblea e poi mi auguro che si possa trasformare definitivamente in legge al Senato».
Esistono modelli di leadership distinti, maschili o femminili? Se sì, cosa li distingue?
«Si tende a connotare la leadership con caratteri maschili, di tipo paternalistico. Ma l’autorevolezza, la capacità di risolvere i problemi, sono caratteri indipendenti dal genere e alle donne nei ruoli di responsabilità viene spesso riconosciuta maggiore empatia e visione globale».
La pandemia ha provocato una strage di posti di lavoro al femminile. Secondo lei quali misure vanno adottate per contrastare questo fenomeno?
«Servono politiche che creino finalmente equilibrio tra le generazioni. Parliamo di salario minimo, parità salariale, più asili nido e un congedo di paternità di 4 mesi per condividere davvero le responsabilità genitoriali. Le donne sono state colpite dalla pandemia perché precarie, senza la protezione del blocco dei licenziamenti, in condizioni impari rispetto ai colleghi uomini. Non è uno sfizio di poche chiedere fondi e risposte concrete nel Next Generation Eu».
A fronte del crollo dell’occupazione femminile le donne dirigenti nel settore privato continuano a crescere. Un buon segnale, cosa ne pensa?
«Ottimo segnale, anche se rimane molta strada da fare. Oltre alle politiche di parità, è importante stimolare lo studio delle materie scientifiche da parte delle ragazze, le cosiddette Stem, che portano a ricoprire posizioni di responsabilità e di maggior reddito, fra le quali prevalgono ancora oggi gli uomini».
Chiara Gribaudo, vicepresidente Gruppo Partito Democratico alla Camera