Generazione Z: manuale di istruzione in 7 punti

Un ragazzo di 18 anni fa chiarezza e dà alcune dritte a chi presto dovrà entrare in contatto con queste persone sul lavoro

Sono un ragazzo del ‘99 e dunque appartengo a pieno titolo alla Generazione Z, formata da ragazzi nati tra il 1995 e il 2010.

C’è molta confusione tra gli analisti e i responsabili delle risorse umane su questa fascia d’età. Siamo il nuovo target delle aziende ed entreremo presto nel mondo del lavoro.

Tra gli articoli che ho letto sulla Generazione Z, mi hanno colpito Generazione Z: le caratteristiche del target di Riccardo Coni, Generazione Z, la lettera ai genitori: “Se volete capirci siate più profondi” di Daniela Pacifici e Generation Z Is Coming. Will You Be Ready? di Maren Hogan.

Il ritratto che si fa dei miei coetanei è in parte vero, in parte no. Forse è il caso di fare un po’ di chiarezza.

Ecco in 7 punti cosa emerge da queste analisi e cosa ne penso io.

  1. Più piani che certezze. VERO. A differenza dei Millennials, penso che la mia generazione sia più propensa a fare dei progetti a lungo termine e non solo a vivere nel presente. Personalmente preferisco costruire il mio futuro passo dopo passo, con una visione per ciò che potrebbe succedere domani.
  2. Attenzione di 8 secondi. VERO e FALSO. Si dice che il tempo a disposizione per colpire un ragazzo della Generazione Z sia di 8 secondi. Mi riconosco in questa affermazione, ma se qualcosa mi interessa realmente sono più che disponibile ad un approfondimento e a dedicarci del tempo.
  3. Voglia di interagire con il lavoro e non di cambiarlo. VERO. La mia generazione ha un grande spirito di adattamento. Siamo realisti, nel senso che non pretendiamo di cambiare un ambiente che non ci appartiene ancora. Rispetto ai Millennials, contraddistinti da un forte ottimismo, forse abbiamo più i piedi per terra.
  4. Meglio condividere un calzino che un ufficio. VERO. Il nostro desiderio è di avere un ufficio personale, uno spazio riservato a noi dove poter lavorare in libertà e autonomia, gli spazi coworking e gli open space, oggi tanto di moda, non fanno per noi. Detto questo, siamo disponibili al confronto costante con i nostri futuri colleghi.
  5. Immagini più importanti del testo. FALSO. È vero che le immagini hanno una funzione rafforzativa, a partire dalle emoticon, e che sono utili per attirare l’attenzione di un ragazzo della mia età, ma le parole hanno ancora il loro peso e un testo è fondamentale per fissare un concetto. Direi che le percentuali potrebbero essere 70% parole, 30% immagini.
  6. Cinque schermi. FALSO. Spesso veniamo descritti come delle persone a stretto contatto quotidiano con almeno 5 dispositivi tecnologici (tv, pc – laptop e desktop – cellulare e iPod o dispositivi simili come i tablet). In realtà preferiamo utilizzare semplicemente lo smartphone, che performa da solo come 5 dispositivi.
  7. Facebook in disuso. VERO e FALSO. Quasi tutti noi abbiamo un account sul social network più noto, ma lo utilizziamo non tanto per tenerci in contatto con i nostri amici quanto per seguire i nostri interessi. Facebook per noi è meno social e più mezzo per stare al passo coi tempi.

Apprezzo molto il lavoro che viene fatto per studiare la mia generazione, ma forse sarebbe meglio coinvolgerci maggiormente per avere un’idea più realistica e un confronto più diretto prima del nostro arrivo nel mondo del lavoro.

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