Negli ultimi anni, la natura e le caratteristiche del mercato del lavoro sono cambiate sia nei paesi avanzati sia in quelli in via di sviluppo. La richiesta di competenze muta rapidamente, principalmente a causa dello sviluppo del digitale.
La pandemia ha creato uno shock nel mondo del mercato del lavoro, colpendo tutti i settori produttivi del Paese, comprese le figure manageriali. Come reagire? La conoscenza dei fenomeni è il pilastro per una decisione efficace.
Per far fronte a questo bisogno di conoscenza e monitoraggio, durante i primi mesi del 2021 è partito il nuovo Osservatorio promosso da Cfmt e affidato al centro di ricerca Crisp dell’Università di Milano Bicocca, che ha analizzato circa 32mila annunci per i manager del terziario pubblicati sul web in Italia.
Un nuovo osservatorio che ha come obiettivo la comprensione delle dinamiche legate alla domanda di lavoro per un target così particolare come quello dei manager del terziario, partendo dagli annunci di lavoro pubblicati sul web analizzati utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale e tecniche di big data per estrarre le informazioni più rilevanti e in tempo reale.
Il ruolo di big data e intelligenza artificiale
Per delineare quali sono le competenze più richieste sul mercato del lavoro è necessario comparare la domanda di lavoro per le professionalità dei manager del terziario a livello nazionale e internazionale (Francia, Regno Unito, Germania e Spagna), confrontare la domanda di manager del terziario con quella dell’industria manifatturiera e stimare l’impatto delle competenze digitali, professionali e trasversali nelle domande di manager del terziario. Big data e intelligenza artificiale stanno giocando un ruolo chiave nell’analisi e nella comprensione di questi cambiamenti, fornendo un’opportunità unica per comprendere come la domanda di competenze e di professionalità si stia sviluppando.
«Comprendere come cambia la domanda di lavoro, quali sono le dinamiche che sottendono questi cambiamenti e quali sono le skill più richieste aiuta i manager a mantenere alta la propria employability», dice Pietro Luigi Giacomon, presidente Cfmt. «La formazione è lo strumento grazie al quale i manager durante e post pandemia hanno fatto ricorso per acquisire le nuove competenze richieste e allenare quelle in loro possesso per far fronte ai cambiamenti in atto».
Obiettivo: cogliere le esigenze delle aziende
Il primo rapporto, liberamente scaricabile dal sito cfmt.it, è stato presentato il 20 aprile scorso e rappresenta una finestra aperta sul mondo del mercato del lavoro volta a conoscere qual è il ruolo e l’impatto della pandemia nell’andamento della domanda di manager del terziario. Particolare attenzione è posta a stimare la domanda associata alle diverse figure professionali manageriali richieste dalle aziende in termini di skill professionali, digitali e trasversali.
L’obiettivo è certamente di cogliere puntualmente le esigenze delle aziende e, soprattutto, identificare i fattori rilevanti e le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro. L’analisi presenta, oltre a uno spaccato nazionale e per macroregione, un confronto tra le competenze maggiormente richieste dalle aziende in Italia rispetto agli altri principali paesi europei in termini di domanda di lavoro e di competenze.
Analisi delle competenze
Lo skill rate, indicatore che descrive la rilevanza delle diverse tipologie di competenze, evidenzia mediamente valori pari al 48% per le skill professionali, 33% per le trasversali e 18% per le digitali. I dati, pur con alcune diversità, sono in linea per i principali paesi europei osservati. «Crescita e sviluppo, sottolinea Mario Mezzanzanica – direttore Crisp – saranno sempre più guidati dall’innovazione tecnologica e, certamente, diventerà sempre più importante rafforzare, per i dirigenti aziendali, la cultura del digitale e l’acquisizione di competenze specifiche legate al digitale.
È infatti evidente che il digitale è sempre più pervasivo nei diversi processi aziendali, siano questi legati all’innovazione dei prodotti e dei servizi, di gestione dei processi decisionali e operativi e, soprattutto, dello sviluppo delle relazioni con la clientela attuale e potenziale». Rafforzare cultura e competenze digitali dei manager è in tal senso un requisito indispensabile per governare e gestire l’innovazione delle aziende, per cogliere le sfide del mercato sempre più in veloce trasformazione.
«Mutano i contesti socio-economici e parallelamente anche quelli tecnologici», sottolinea Giorgio Rapari, vicepresidente Cfmt. «La richiesta di competenze è in continuo cambiamento, in concomitanza dell’accelerazione dello sviluppo del digitale».
Per i manager del terziario le skill digitali di base sono certamente le più rilevanti, mediamente incidono per il 77%, seguite da quelle applicative e di gestione pari al 9% e da quelle di brokeraggio informativo, 6%. Residuali, come atteso, quelle più specialistiche-tecniche, che per i manager, al netto dei manager Ict (dove incidono per il 24%), sono pari al 5%.