Siamo flessibili e continuiamo a imparare!

Manageritalia lancia il format Il lavoro che cambia dando la parola ad autorevoli esperti in grado di fotografare lo scenario che stiamo vivendo. Oggi pubblichiamo l’analisi di Rosario Rasizza, amministratore delegato e co-founder di Openjobmetis per Manageritalia - Il lavoro che cambia

Le opportunità di lavoro oggi non mancano, è il momento giusto per mettersi o rimettersi in gioco, per rispondere alle richieste di un mercato vivace. Un anno fa, alla vigilia dell’estate, la domanda di lavoratori cosiddetti stagionali era pari al 25% di quella attuale, a dimostrazione di un recuperato fermento del mercato del lavoro, trasversale ad alcuni dei settori chiave dell’economia italiana. Ci confrontiamo quotidianamente con aziende disposte ad assumere personale e a investire, che vogliono correre per chiudere commesse ed aprirne subito altre. Questo dinamismo, per esempio, è dimostrato anche dalla disponibilità di posizioni aperte – al momento ne abbiamo circa 500 – da parte di aziende pronte ad assumere lavoratori fuori-Regione, togliendo quei paletti sulla residenza che talvolta frenano il turnover. Abbiamo davanti un’estate di ripartenza, la migliore occasione per intraprendere un lavoro stagionale e rimettersi in carreggiata.

lo sblocco dell’obbligo di non licenziare
Questa situazione smentisce tutte le cassandre che da un anno parlano della fine del blocco come l’inizio di una catastrofe occupazionale. Alcune ripercussioni saranno inevitabili, soprattutto per quelle aziende che di fronte alla pandemia non hanno saputo innovarsi. Da un certo punto di vista, questa accelerazione causata dal virus è un’eredità positiva per il mercato. In uno scenario proiettato verso una evoluzione tutt’altro che negativa, il buon imprenditore non sarà mai così irresponsabile da rinunciare al prezioso patrimonio rappresentato dal capitale umano che, proprio in un momento storico come questo, si rivelerà la chiave per poter partecipare con successo alla sfida della ripartenza.

Settori e territori messi meglio e peggio, anche in ottica prospettica
Già dopo poche settimane dall’inizio dell’estate, sono circa 6.000 le posizioni aperte, principalmente nei settori della Grande Distribuzione Organizzata, HoReCa, agricoltura, manifattura e per i grandi eventi fieristici di settembre. Senza dimenticare l’ampia domanda di esperti in IT fortemente richiesti dalle aziende dopo mesi di smart working e di riunioni in video call: sembrano aspetti secondari, ma c’è tutto un tema di licenze, blocchi, cookies e privacy che è fondamentale conoscere e gestire attraverso professionisti preparati, altrimenti la grande rivoluzione digitale rischia di non essere sfruttata al massimo delle sue potenzialità.

Il lavoro e l’organizzazione del lavoro: all’insegna della flessibilità
La ricetta del cambiamento è la “buona flessibilità”. La vera sfida sarà contaminare il mercato del lavoro con quei tratti innovativi che gradualmente stanno investendo le imprese. Il nostro è un mercato del lavoro costantemente ancorato al passato e a un’idea ormai superata. Molti confondono ancora il concetto di flessibilità con quello di precarietà, senza sapere i reali termini della questione. La flessibilità è prima di tutto una questione mentale: per i lavoratori, che devono mettersi in discussione e sperimentare più contesti per individuare quello ideale, e per i manager, che devono osare e puntare sulle idee innovative, che potrebbero arrivare proprio da una figura appena inserita per qualche mese con un contratto di somministrazione. Il mismatching tra domanda e offerta può emergere anche in una situazione del genere. È ovvio, è un caso estremo, ma tante aziende spesso non sono al corrente dei talenti che hanno in organico. Noi non ci consideriamo semplici fornitori, ma depositari di un capitale totalmente strategico, rappresentato dalle persone. Per questo continuiamo a impegnarci per diffondere la conoscenza e la cultura delle Agenzie per il Lavoro e dei loro plus: ricerca, selezione, legalità, sicurezza e formazione.

Obiettivo reskilling
Secondo i report del World Economic Forum, già dopo 4 anni dai “banchi” di scuola le nozioni acquisite non sono più attuali o applicabili alla realtà produttiva del momento. Da settembre 2020, Openjobmetis ha incontrato più di 1.000 studenti tra scuole superiori e professionali e più di 600 studenti del mondo universitario per avvicinare i professionisti di domani al mondo del lavoro. Nell’ultimo anno, abbiamo collaborato con 12 istituti tecnici e professionali e 6 università, presenti in 7 Regioni del territorio italiano, rilevando un incremento costante degli studenti di scuole superiori e università (5% annuo) che sono entrati nel nostro database. Relativamente ai corsi di formazione sono stati 620 quelli organizzati in tutta Italia per lavoratori a tempo indeterminato provenienti dai più diversi settori: amministrazione, meccanica, alimentare, informatica, call center, tessile, per citarne alcuni. Noi facciamo la nostra parte. Ci vuole però la sponda istituzionale che spinga attivamente su queste politiche, altrimenti si genera sì un mismatching, tra chi offre corsi – noi – e chi non sa quali fare, perché disorientato. Lo stesso ministro del Lavoro Andrea Orlando, qualche mese fa, ha affermato che una grande fetta dei percettori del reddito di cittadinanza è caratterizzata da scarsa scolarizzazione. È un’ulteriore conferma del fatto che le questioni dell’occupazione non saranno mai risolte del tutto finché non si riusciranno a disegnare percorsi di formazione aderenti al mercato del lavoro e in grado di adeguarsi con prontezza ai suoi cambiamenti. Non si finisce mai di studiare se si vuole continuare a essere competitivi sul mercato.

Managerializzazione della Pa e anche delle Pmi
Questa competitività è necessariamente in mano ai manager, ai capitani di impresa di oggi. Tra queste imprese c’è una moltitudine di Pmi che fanno parte a tutti gli effetti di quegli ingranaggi del motore dello sviluppo economico dell’Italia, a partire dal valore che generano sui territori. Negli anni, abbiamo sempre accolto con favore ogni tipo di iniziativa che potesse servire da booster per queste realtà: una dimensione da cui siamo passati anche noi. Non a caso la nostra rappresentanza di categoria – Assosomm – lavora proprio per garantirne la tutela. Il settore è dinamico e aperto all’innovazione: la dimensione piccola e media può favorire quella flessibilità che garantisce innovazione, soprattutto dopo un periodo come quello che stiamo vivendo.

3 parole chiave per il nuovo lavoro
Il mercato del lavoro nel nuovo millennio deve fondarsi su tre parole chiave: flessibilità, collaborazione tra pubblico e privato e formazione. Si tratta di tre asset che, se condivisi, potranno finalmente far uscire di scena i tre “retaggi” che ancora emergono quando si parla di occupazione: assistenzialismo, burocrazia e ideologia.
Sono proprio le prime tre le chiavi per dar finalmente vita a un percorso virtuoso in cui ognuno faccia la propria parte in un’ottica co-operativa. Grazie a una vera alleanza pubblico – privato fra agenzie per il lavoro e centri per l’impiego, ad esempio, si potrebbero realizzare politiche attive efficaci e strutturate, seguendo le direttive di una governance pubblica. Le agenzie per il lavoro sono i soggetti che meglio di altri possono favorire il matching in quanto depositari del bisogno – il lavoro, appunto – e allo stesso tempo del capitale umano. Basterebbe, ad esempio, che potessero accedere alle liste dei percettori del reddito di cittadinanza, e come intermediari incaricati dal Ministero, incrociassero la disponibilità di lavoro con l’idoneità dei candidati. Senza interazione tra tutti i soggetti coinvolti, il lavoro continuerà a essere un’emergenza, e come tale, gestito senza visione.

E i manager?
I manager devono tenere dritta la barra delle aziende – startup, Pmi e multinazionali che siano per guidarle verso il cambiamento. Non basta fare business ma tracciare la strada affinché l’azienda contribuisca a un futuro sostenibile. Il buon manager è colui che partecipa con la sua azienda alla costruzione di un mondo migliore seguendo con convinzione – e non solo a parole – gli asset della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. La crescita passa da qui.

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