Cal Newport è uno di quei classici autori americani acclamati in patria. La sua specialità è il mondo del lavoro. Suo il noto saggio Deep Work. Ora, ha pubblicato un nuovo libro intitolato Slow Productivity.
La sua tesi centrale è che le prestazioni di punta non devono necessariamente essere accompagnate da un eccesso di lavoro o addirittura da un esaurimento ma, anzi, da una produttività lenta che significa fare a meno di molte cose e ogni tanto prendersela comoda.
Il difetto, secondo lui, è che molti top performer seguono troppi progetti, troppe riunioni e poi si impantanano nell’amministrazione. Insomma, bisogna proteggere il proprio “tempo di riflessione” personale e garantire un sano livello di relax per pensare (e agire) meglio.
Essere slow non è un’esortazione a non fare nulla, ma a fare le cose meglio (qualitativamente).
SLOW PRODUCTIVITY – Cal Newport (clicca qui per un approfondimento).
Articolo tratto dall’ultimo numero di Dirigibile, l’inserto di Dirigente – La rivista di Manageritalia dedicato al futuro che è già presente. Leggilo qui.