Una mamma rende meno sul lavoro?

Le preziose skills che si acquisiscono quando si diventa genitori sono importantissime anche in ambito professionale

Uno degli errori più comuni del mercato del lavoro odierno è pensare che una donna con figli “renda” meno. Non c’è errore più grande e chi ha figli, che sia padre o madre non importa, se ne rende conto. Che un bambino ti cambi la vita è verissimo, in meglio nella maggioranza dei casi, ossia se non ci sono seri problemi di salute. Certo è che ci sono una serie infinita di nuovi problemi quotidiani che bisogna saper risolvere, e alla svelta, perché i neonati sono impazienti e le loro urla più acute di quelle di qualsiasi capo.

Quando si è mamme si impara a fare tutto velocemente, sia a casa sia in ufficio. A casa perché le cose da fare si sono moltiplicate. In ufficio perché si vuole tornare a casa.

Essere mamme aumenta la capacità di focalizzarsi. Prima sarebbe stato impossibile concentrarsi tra i rumori, ora sapete astrarvi anche tra urla, vagiti o schiamazzi: come mai? Istinto di sopravvivenza. Applicato in ufficio aumenta la produttività: anche se ci sono voci di sottofondo sapete distillare le idee e portarle a soluzione concreta.


Una mamma sceglie velocemente. Seguite una mamma che fa acquisti per i figli, magari due e piccoli: in 30 minuti ha preso tutto il necessario per il cambio stagione, per due, con colori abbinabili, nelle taglie giuste e in offerta. Come è possibile? Provate a fare shopping con un bambino tra i 2 e 4 anni tra i piedi e vorrete che l’esperienza duri il minimo sindacale. Stessa skill viene applicata al fare la spesa al supermercato. Avere un bambino sul carrello che si aggrappa a qualsiasi scatola colorata gli venga a tiro è la molla più potente per essere organizzatissimi e finire velocemente la spesa, avendo comprato TUTTO, perché meno visite si fanno al supermercato meglio si sta di salute. In azienda si impara a selezionare i fornitori con rapidità e occhio clinico: i tagli al budget a casa insegnano a razionalizzare anche altrove.

La mamma capisce gli umori. Vostra madre capisce se siete tristi o allegre anche al telefono giusto? Perché essere genitori sviluppa l’empatia. E l’empatia è contagiosa. Una volta che ti entra sottopelle resta e capisci meglio anche gli umori e i non detto in ufficio. L’empatia è preziosa. Le mamme sono preziose.


Essere mamma e lavoratrice porta a dover selezionare eventi e persone. Il tempo diventa la risorsa più preziosa e si impara a dire no e a vagliare gli eventi su cui investire tempo, ma anche energia. I primi a saltare sono i perditempo che ci prosciugano energia inutilmente con le lamentele non costruttive, poi i distruttivi, quelli che vedono tutto nero e vogliono spingervi al suicidio, dopodiché, piano piano, i ritardatari e i temporeggiatori cronici. Alla fine resteranno solo gli amici veri e i collaboratori fidati e allo stesso tempo si creerà spazio per nuove conoscenze. Diventare genitori spesso significa anche allargare gli orizzonti del cuore a nuove persone e vedere sotto nuova luce colleghi prima non compresi.

Quando si hanno crisi quotidiane in casa, che sia il biberon troppo caldo (e relativi pianti) o la febbre inaspettata che arriva sempre alle 3 di notte del venerdì, a pediatri chiusi, il sangue freddo diventa di quotidiana presenza. Questo aiuta anche a gestire meglio le difficoltà improvvise al lavoro e a relativizzare i problemi.


Si diventa più inclini a delegare, anche perché da soli tutto non si può fare, pronti a chiedere aiuto e meno inutilmente perfezionisti. Si impara anche a motivare i collaboratori e si è più tolleranti verso gli errori altrui e i propri. Il meglio è nemico del bene, diceva Voltaire. Il perfezionismo assoluto porta all’esaurimento, aggiungerei. E una mamma esaurita non fa bene a nessuno.


Ci sono poi i lati fanciulleschi di noi che riemergono, specie col crescere dei cuccioli. Le scuole chiedono maschere di Carnevale con materie riciclate, torte salutiste, case greco-romane in DAS e plastilina. Si rispolverano competenze assopite, come il saper calcare le cartine geografiche, non più alla finestra, ma dallo schermo del pc. Si riscoprono passioni sportive messe in soffitta. Si ricomincia a cucinare sano, per il bene di tutti. Resta anche il tempo di farsi la schiscetta per l’ufficio, evitando così grassi e code inutili nei bar del centro.


Ma soprattutto si riscopre la dimensione onirica. Avere un figlio ti porta a volerci essere e a immaginare il suo futuro e il tuo. Avere una mente giovane in casa comporta il tenersi aggiornati. Questo apre il cervello al mondo, alle nuove soluzioni.

Un genitore, se si lascia permeare dalla novità che è essere donatore di vita, è aperto, attento, consapevole, paziente, sa ascoltare e perdonare (ma non fategli perdere tempo!) e le aziende italiane si perdono tutto questo… che spreco!

Anche per Manageritalia la maternità non può e non deve essere un problema, non a caso la nostra organizzazione ha ideato il progetto Un Fiocco in Azienda, un programma concreto per aiutare genitori e aziende ad affrontare serenamente la maternità e facilitare il rientro in azienda delle mamme

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