AI tourism: artificiale ma non troppo

Alberghi e dintorni. Se voi siete speciali, l’IA farà cose speciali per voi. Se voi siete diversi, l’IA farà cose diverse per voi. Insomma, se voi siete intelligenti, l’IA farà cose intelligenti per voi. Altrimenti, farà cose uguali per tutti. Semplice automazione. Morale: buttatevi a capofitto nell’IA, ma occhio a non strafare
intelligenza artificiale nel turismo

Made by human – L’albergo troppo umano

Ci stiamo muovendo verso un mondo in cui “AI inside” è ovunque. In futuro, ogni macchina, ogni sito web, ogni dispositivo, ogni oggetto e ogni servizio avrà un componente di IA. Ciò significa che anche le offerte si assomiglieranno sempre di più. Come mette in guardia Kyle Chayka nel suo recente saggio Filterworld: how algorithms flattened culture, questa tirannia porta a un appiattimento della cultura e delle esperienze. Il mondo intero sta diventando sempre più “Instagram-friendly” e, quindi, più uniforme, con caffetterie che hanno lo stesso aspetto in tutto il mondo: arredamento minimalista, legno alle pareti, avocado toast nel menu. La via d’uscita: un albergo che ti libera dall’assillo delle tecnologie sempre più invadenti.
Il futuro detox non è solo la stanza, ma l’esperienza “AI free”. “Made by human” come nuovo marchio di garanzia di esperienze umanamente all inclusive ed esclusive. E, ricordate: presto la maggior parte delle aziende gestirà i contatti con i clienti tramite chatbot sempre più evoluti e quasi indistinguibili dalle persone reali. Ma attenzione: come chiarisce un articolo del Wall Street Journal, “Se una persona in carne e ossa dà un consiglio, i clienti lo accettano 8 volte di più”.

Effetto sartoriale – IA: un abito su misura

Se volete che l’IA esalti le forme del vostro pensiero, beh, allora dovete puntare tutto sulla personalizzazione estrema. Non si tratta di programmare da esperto una propria IA, come fanno le grandi e medie imprese, ma più semplicemente di usare tool con cui creare l’IA, senza (saper) scrivere una riga di codice. Milionidi versioni personalizzate di ChatGPT già esistono grazie a GPT Store e GPT Builder, con cui potete trasferire la vostra personale conoscenza o quella di un esperto. Vale per il solito OpenAI, ma anche per molti altri software di IA.

IA avanti tutta – Usi e abusi

Spulciando nelle statistiche dei cosiddetti paesi tecnologicamente evoluti (tipo Germania), si scopre che il settore dell’ospitalità sta già ampiamente giocando con l’IA. Il 64% degli albergatori ha sperimentato tool come ChatGPT, il 55% ritiene che l’IA rivoluzionerà il settore alberghiero e almeno il 50% prevede di integrarla nelle proprie attività già entro il 2024. Questi dati non fanno altro che confermare una vecchia indagine PwC del 2021, secondo la quale l’86% degli amministratori delegati riteneva che l’IA sarebbe diventata una “tecnologia mainstream” nella loro organizzazione nei prossimi cinque anni. Come però è giusto che sia, grandi aspettative producono grandi delusioni. Chi non si aspetta nulla, invece, può rimanere piacevolmente sorpreso. Detto in altro modo: le tecnologie di IA sono efficienti ed efficaci solo quanto chi le utilizza. Ciò significa che se non si è in grado di utilizzare correttamente queste tecnologie, possono essere controproducenti, costose e persino portare all’insoddisfazione dei clienti. Poi
ci sono i falsi miti. ChatGPT non è l’intelligenza artificiale, ma solo un’intelligenza artificiale fra le tante, così come Volkswagen non è l’auto (anche
se lo slogan “VW Das Auto”, introdotto nel 2007, affermava proprio questo), ma solo un’auto fra le tante. Di fatto, è solo la punta dell’iceberg delle
soluzioni proposte. La parte sommersa è cento volte più grande di quella visibile in superficie. Le risorse dell’IA tendono all’infinito. Non finisci
di conoscere un’applicazione che ne tirano fuori un’altra. Molte spariranno, molte si aggiungeranno. Come Claude di Anthropic, il nuovo tuttofare finanziato da Amazon o Gemini di Google.

Il turismo che verrà – Speriamo intelligente

Nessuna intelligenza può vedere il futuro. Neanche quella artificiale. E nessuno sa come viaggeremo in futuro e come sarà, per esempio, l’albergo del futuro (e, vi prego, lasciamo perdere gli esercizi di fantascienza, con alberghi volanti e camerieri fluttuanti). Ma una cosa la sappiamo, da sempre. Che cercheremo di salvare parte della nostra avventura umana. Il valore dell’autenticità aumenterà. La spinta verso la pervasiva tecnologia che tutto vede e tutto controlla, l’intelligenza artificiale e l’accesso virtuale al nostro lavoro non farà altro che rafforzare la tendenza di La vita è altrove (libro di Milan Kundera, tra l’altro). Avremo bisogno di una disconnessione sempre più vera e diventerà sempre più difficile ottenerla. Il turismo e l’ospitalità come un rifugio anche per i viaggi d’affari, dove la tecnologia è presente ma distante dalla mia esperienza umana. Ora, non vogliamo tormentarti con la fenomenologia della percezione del filosofo francese Maurice Merleau-Ponty, ma gli umani non sono delle macchine, bensì dei fenomeni di percezione: esistono nel concreto mondo della vita. Il turismo come oasi del mondo reale e l’albergo come luogo “vicino”. Alla fine, la domanda è molto semplice: cosa è sostenibile per un essere umano?

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Il mio futuro è intelligente – Manuale per l’albergo che sa come pensare con l’intelligenza artificiale

Articolo tratto dall’ultimo numero di Dirigibile, l’inserto di Dirigente – La rivista di Manageritalia dedicato al futuro che è già presente. Leggilo qui.

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