Aziende e persone: evoluzioni in corso

Alla centesima assemblea di Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria focus sul futuro del lavoro e dell’innovazione

La trasformazione digitale sta ridisegnando i confini tradizionali delle aziende, aprendo nuovi orizzonti per la gestione e l’efficienza. I manager diventano leader agili, capaci di anticipare i cambiamenti e ispirare e guidare le persone dei team ad abbracciare l’innovazione. Non parliamo solo di tecnologia, ma di una rivoluzione culturale nella gestione delle risorse umane: i manager sono chiamati a navigare in un ambiente in continua evoluzione, adattandosi a nuovi modelli di lavoro flessibili e promuovendo una cultura organizzativa incentrata sulla collaborazione, il lavoro per obiettivi e il welfare aziendale. Solo così è possibile costruire un futuro del lavoro che sia non solo efficiente, ma anche umano e sostenibile. Questi i temi discussi il 10 novembre nel corso della centesima assemblea di Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna, Umbria. Oltre cento le presenze per dialogare su tematiche legate all’impatto dell’innovazione nel mondo del lavoro.

Tecnologia e innovazione

Enrico Pedretti, direttore marketing Manageritalia, ha introdotto la tavola rotonda “Pianeta Terra 2023. Formazione, innovazione, lavoro e competenze: le opportunità, l’impatto sulla vita e il ruolo dei corpi intermedi”, moderata dal presidente dell’associazione Roberto Saliola, portando all’attenzione del pubblico la ricerca svolta a ottobre 2023 da Manageritalia, in collaborazione con AstraRicerche su un campione di oltre 1.000 manager associati relativamente allo stato dell’innovazione del lavoro nelle loro aziende.

Secondo Pedretti, l’attenzione dei manager negli ultimi tre anni si è focalizzata soprattutto sugli strumenti di lavoro e sul luogo di lavoro. Dall’indagine emerge che il cambiamento non è stato accettato da subito da tutti i lavoratori in azienda, ma dopo l’iniziale momento di stress, dovuto alla pandemia, i manager hanno vissuto il cambiamento come un momento di crescita. Per quanto concerne gli strumenti, gli intervistati affermano inoltre che avevano già le competenze per affrontare l’innovazione, ma le hanno dovute incrementare nel tempo e sono consapevoli che dovranno continuare a formarsi, in quanto la formazione è la chiave di volta per cavalcare l’innovazione futura.

Un protocollo d’intesa per un progetto comune a favore del turismo

Elisabetta Longo, direttore della direzione regionale Istruzione, Formazione e Politiche per l’occupazione della Regione Lazio, ha informato che per merito delle opportunità fornite dalla gestione del Fondo sociale europeo – finalizzato ad attuare le politiche di coesione attraverso l’empowerment delle risorse umane – è in dirittura di arrivo un protocollo d’intesa che vede Manageritalia, Federmanager e Federalberghi uniti in una collaborazione per un progetto che riguarda il settore turistico e tutte le attività connesse: l’iniziativa metterà a disposizione dei manager strumenti di riqualificazione e di ricollocamento sul mercato del lavoro.

Il lavoro di domani

«Si parla da diversi anni di disoccupazione tecnologica, ma per fortuna tutto questo non è successo», così il presidente Roberto Saliola ha invitato a ragionare sul fatto che la rivoluzione industriale 4.0 è un periodo di transizione verso nuovi modi di guardare al lavoro e verso un cambio di mentalità che porti a ripensare ai percorsi formativi partendo dal sistema scolastico, tenendo conto che il lavoro di domani non potrà essere più ripetitivo e procedurale, ma basato sulla creatività, l’intraprendenza, la progettazione e l’adattabilità.

Sono le competenze a determinare i comportamenti economici

Secondo Romano Benini, docente di Politiche del lavoro, giornalista economico e consulente tecnico del ministro del Lavoro, stiamo assistendo a un’inversione del paradigma secondo cui è l’economia a creare il lavoro. «Oggi è il lavoro che fa l’economia, nel senso che le competenze determinano i comportamenti economici. Bisogna fare attenzione a non confondere l’innovazione con un necessario adeguamento tecnologico, in quanto può essere innovazione organizzativa e quindi anche benessere organizzativo. Il welfare, ad esempio, nonostante sia sempre più elemento fondamentale di produttività, non è diffuso largamente nel nostro paese, a causa di un deficit di cultura manageriale». Sottolineando come Manageritalia sia all’avanguardia in questo campo per aver inserito elementi di welfare nel proprio ccnl, Benini auspica che tale cultura manageriale diventi “contagiosa” e coinvolga tutti i lavoratori all’interno delle aziende. Ha concluso affermando che, se al welfare e alla produttività viene aggiunta l’innovazione – e quindi la capacità di creare valore aggiunto – viene restituita dignità al lavoro e soprattutto il lavoro diviene il contesto dove ognuno esprime sé stesso.

Italia al 33° posto in tema di benessere

Segnali non proprio positivi arrivano dal rapporto annuale delle Nazioni unite sull’Economia della felicità, che inserisce l’Italia al 33° posto in tema di benessere. Prendendo spunto dalla ricerca, Simone Piperno, co-founder Kairos Solutions e della Scuola di coaching creativo, e citando il neuroscienziato Antonio Damasio, che dichiarava che gli esseri umani sono esseri emozionali che pensano, sottolinea come l’aspetto emozionale incida sulle decisioni e di quanto, quindi, non debba essere sottovalutato in azienda il benessere delle persone.

«In questo momento – ha continuato Piperno – le aziende chiedono un forte ritorno alle competenze di base e quindi all’ascolto, ai processi creativi e alle modalità di lavoro collaborativo; è inoltre molto forte anche il tema organizzativo, quindi la necessità di diversificazione tra lavoro a casa e lavoro in presenza; i giovani invece hanno necessità di capire meglio cosa fanno gli altri: vogliono un confronto continuo e feedback reciproci».

Intergenerazionalità e gestione dei cambiamenti culturali

Sul tema intergenerazionale, Daniela Paliotta, hr head Mercedes-Benz Italia, ha sottolineato come la sua realtà aziendale sia stratificata di diverse generazioni che ragionano in modi differenti, ma devono co-creare, ed è quindi necessario adottare modalità di coinvolgimento differenti. «La pandemia – ha continuato Paliotta – ha “smascherato diversi impostori” come, ad esempio, la credenza che i social fossero il digitale, che la tecnologia fosse innovazione e che lavorare da casa fosse smart. Si è reso necessario frenare gli entusiasmi e ripristinare la dimensione fisica di convivenza, perché anche il “lavoro agile a tutti i costi crea vittime”: l’organizzazione in generale, perché c’è un tema importante di disconnessione e una necessaria alternanza tra lavoro e privato, gli over 50, abituati da sempre a una dimensione “fisica” della vita aziendale, e i giovani, che ritengono di poter vivere una dimensione di individualismo cronico non funzionale a livello organizzativo. Paliotta ha concluso affermando che bisogna gestire i cambiamenti culturali per garantire un ambiente positivo concentrandosi sul reskilling e sulle competenze soft e sul well being, fondante come elemento di ingaggio delle persone e quindi per la produttività, rendendo le persone più connesse alle finalità organizzative e quindi alla prestazione.

Il ruolo delle parti sociali per superare gli individualismi

È intervenuto nelle conclusioni Mario Mantovani, presidente Manageritalia, affermando che le parti sociali devono avere un ruolo di impulso per superare gli individualismi della società contemporanea, riuscendo a trovare soluzioni di maggiore coinvolgimento e offrendo significato di integrazione sociale al welfare.

L’assemblea ha offerto uno sguardo approfondito sulle dinamiche in evoluzione del mondo del lavoro e ha evidenziato l’importanza della managerialità, della formazione continua e del benessere organizzativo per affrontare con successo le sfide future.

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