Boomer contro zoomer?

Stiamo assistendo a un curioso cambiamento culturale: per la prima volta dagli anni 60 gli anziani non invidiano più i giovani, mentre la generazione X è diventata consapevole di essere la prima generazione che impara dai figli e questo, a volte, li porta a “vergognarsi”

Partiamo da un postulato: l’età media dei manager italiani è tra le più elevate in Europa e forse nel mondo (fonte Manageritalia). Mediamente, i manager nostrani hanno 49,9 anni, quindi sbilanciati sulle generazioni cosiddette dei baby boomer e generazione X (nati indicativamente tra il 1946 e il 64 i primi e dal 1965 al 1980 i secondi), rispetto all’inferiore appartenenza alla generazione Y (i millennial, nati prima del cambio secolo) e la sparuta popolazione di manager della generazione Z.

OK BOOMER
Gli zoomer – cioè le persone nate dopo il 1995 circa – hanno escogitato una vendetta tagliente e sprezzante per gli anziani che si riassume nell’espressione “Ok boomer”.

Tutto è iniziato quando un uomo anziano ha pubblicato un video sull’app di TikTok denunciando le giovani generazioni. Diceva che soffrivano della “sindrome di Peter Pan” e “avevano bisogno di crescere”. Non esattamente una critica originale dei giovani – ma qualcosa è scattato all’interno di migliaia di adolescenti americani, che hanno risposto con tweet, meme, opere d’arte, scarabocchi, poster e cartelli recanti le parole: “Ok boomer”.

Ma cosa significa? La frase è un modo per respingere qualcosa che una persona anziana ha detto che viene percepito fuori dal mondo, condiscendente o di mentalità chiusa.

La generazione Z aveva trovato la sua voce, “Ok boomer” è diventato virale e ha generato un’intera industria di prodotti per la casa: magliette, felpe con cappuccio, borse della spesa, quaderni e custodie per telefonini. Sono sicuro che non passerà molto tempo prima di ottenere “Ok boomer: The movie”.

Ci sono buoni motivi per colpire il boomer: l’idealismo delirante, la decadenza morale, l’indulgenza con la droga e la musica degli AC/DC. Indifendibile. Ma la critica della generazione Z ai boomer non è altro che una di quelle teorie della cospirazione a metà che circolano su internet. Le sciocchezze online della generazione online. Tutto ciò che non va nel mondo – crescente disuguaglianza, crisi climatica, costo delle tasse universitarie – è a causa dei boomer.

Tutti nella generazione z sono influenzati dalle scelte dei boomer, che hanno fatto e continuano a fare… Quelle scelte stanno facendo del male a noi e al nostro futuro”, sono le affermazioni più soft.

CHI HA COSTRUITO IL FUTURO DEGLI ZOOMER?
Ma se gli zoomer dovessero mai prendere un libro e leggere un po’ di storia sociale, sarebbero inorriditi nello scoprire che non abbiamo distrutto il loro futuro, ma abbiamo fatto il loro futuro.
E considerando la loro amata tecnologia dei media digitali, l’intero mondo di internet digitale che amano e da cui dipendono è stato per lo più sviluppato da boomer come Steve Jobs.

Pensano di essere esperti quando si tratta del nostro nuovo coraggioso mondo dei social media, mentre presumibilmente pensano che noi vecchi andiamo in giro con le pantofole e le mutande chiedendoci come accendere i nostri computer.

Eppure, un numero record di persone “anziane” sta abbracciando la tecnologia intelligente e sociale, con un quarto degli over 75 che usano i tablet e la metà dei baby boomer online che si trasferisce sui social media. I boomer utilizzano la tecnologia digitale per vivere, mentre gli zoomer vivono per la tecnologia digitale.

Si sta verificando un curioso cambiamento culturale: per la prima volta dagli anni 60 gli anziani non invidiano più i giovani, mentre la generazione X è diventata consapevole di essere la prima generazione che impara dai figli e questo, a volte, li porta a “vergognarsi”.

I GIOVANI LAVORATORI STANNO CAMBIANDO I LUOGHI DI LAVORO
Diventa quindi indispensabile l’ascesa di manager che assumano il ruolo di “consulenti generazionali”, mettendosi tra i più giovani che stanno contribuendo all’evoluzione del posto di lavoro dal punto di vista “tecnologico” e i senior, a patto che tutti accettino un cambiamento di paradigma fondamentale. Una volta le fasi di vita si dividevano nella prima, dove si imparava, seguita da una fase di “applicazione” di quanto imparato, e una terza dove si “passava” il testimone della conoscenza.

Oggi siamo tutti in una fase Beta costante, è necessario continuare a imparare e a fare reskilling tutti i giorni, perché il mondo continua a cambiare sempre più velocemente e imprevedibilmente, altrimenti il rischio sarà quello di essere sostituiti da macchine. Un manager deve saper gestire le relazioni umane e non solo assegnare dei task, altrimenti un bot (non inteso come titolo di stato) prenderà presto il suo posto.

LEGGI ANCHE:
InterAGEing – Un patto tra generazioni in azienda
12 dicembre: il Cfmt premia i vincitori di Big

Reverse mentoring: quando il junior insegna al senior
Il valore della diversità generazionale

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca