Carriera: leadership agile e consistente

Al prossimo Friday's Manager, il 23 settembre, riflettori puntati su come gli head hunter valutano i profili e su quali percorsi possono far fare alle persone. Inoltre, focus sull’importanza delle soft skills per i ruoli manageriali. Anche questo è uno dei servizi e stimoli di XLabor, la divisione per il mercato del lavoro manageriale di Manageritalia

Venerdì 23 settembre, dalle 12 alle 13, a Milano (sede XLabor, Via Fatebenefratelli 19) e online, il prossimo incontro dedicato alla carriera manageriale del ciclo Friday’s Manager “Le skills della carriera manageriale: la leadership agile e consistente”. L’appuntamento è organizzato da XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro.

Ne parleremo con Pietro Valdes, Ceo & Founding Partner di W Executive, a cui abbiamo posto alcune domande. 

La carriera per tutti, ma in particolare per i manager, c’è ancora e com’è cambiata e come diventerà?
«Normalmente distinguiamo le aziende e le opportunità di carriera classificandole per settore e dimensione dell’azienda. Le carriere sono sempre possibili, tendenzialmente più veloci e forse un po’ più volatili nei nuovi settori tecnologici e nei servizi, più lente e strutturate nei settori tradizionali dove l’elemento “esperienza” ha ancora una valenza notevole».

Il Covid e tutto quanto esso ha comportato a vari livelli ha inciso e inciderà sui mutamenti già in atto nei percorsi di carriera?
«Dal Covid in poi c’è un nuovo elemento da considerare: la capacità (se c’è la possibilità) di avere le qualità giuste per essere buoni manager “smart”. Questa qualità implica buone basi tecnologiche e delle capacità soft ben diverse dalla gestione di presenza. Quindi: sì, la carriera è ancora un qualcosa di reale, ma gli elementi la costruiscono sono in veloce evoluzione».

E cosa serve oggi per fare carriera, quali i primi tre must?
«Determinazione, competenze tecniche e qualità gestionali».

Una volta si parlava di aziende scuola, di maestri e mentori, ci sono ancora e hanno lo stesso ruolo e peso?
«Assolutamente sì, solo che ora più che parlare di aziende (che sostanzialmente copiano molto velocemente le best practice dei concorrenti, rendendo quindi simili le attività formative) si fa riferimento a persone “maestri e mentori” che possono portare quell’elemento di formazione credibile di cui i manager hanno bisogno».

Un head hunter o executive search, per un manager, cos’è e cosa può essere?
«Deve potere essere un confidente, una persona di fiducia a cui fare riferimento per questioni professionali: non solo per i “cambiamenti”, ma anche per scelte o analisi di situazioni interne».

È corretto affermare che serve sempre più avere un progetto e cambiarlo spesso, come si fa con quelli aziendali, per rispondere, anzi, anticipare il mercato?
«Sicuramente è corretto avere un progetto. Sul cambiarlo spesso direi di no… ma questo è un elemento che può differenziarsi a seconda del progetto stesso. Normalmente la continuità è premiata».

E in questo chi ci può dare una mano e come?
«Il confrontarsi con un HH o con un “mentore” è sicuramente la modalità più semplice e adeguata».

Come abbiamo medici e trainer per gestire al meglio il benessere psicofisico, servono consulenti anche per la carriera?
«Sì, ma bisogna fare attenzione a non farne una “malattia”: la carriera è un qualcosa che si costruisce nel tempo e bisogna avere la giusta costanza».

E cosa dobbiamo aspettarci da una consulenza di carriera e da un consulente di carriera?
«Che ci venga detta una opinione diretta, anche e soprattutto i feed back negativi fanno crescere e sviluppare i percorsi professionali».

Cinque consigli vincenti per gestire al meglio la nostra employability?
«Avere un progetto chiaro. Formazione continua. Determinazione. Un buon “mentore”. Scegliere un’attività che realmente piaccia, in cui ci si possa “divertire” lavorando seriamente».


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