Come evolve la carriera manageriale

Venerdì 17 novembre nuovo appuntamento Friday's Manager, organizzato da XLabor, la divisione del mercato del lavoro di Manageritalia

Venerdì 17 novembre, dalle 12 alle 13, un nuovo appuntamento del ciclo Friday’s Manager di XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro. Il focus sarà l’evoluzione della carriera manageriale (iscriviti qui).

I leader delle organizzazioni si trovano ad affrontare sfide e ostacoli alla crescita su diversi fronti: dallo shortage dei talenti, alle crescenti aspettative degli stakeholder in ambito Esg, fino all’adozione dell’intelligenza artificiale generativa.

Sono queste le principali evidenze emerse dalla Kpmg ‘Ceo Outlook 2023’, la survey che raccoglie le opinioni di più di 1.300 ceo delle più grandi aziende al mondo sulle prospettive dell’economia globale nei prossimi 3 anni e sulle strategie per fare business in un contesto fortemente incerto.

Ne parleremo con Fabio Comba, VP AIDP Hr Director KPMG e Claudio Alessandrini, VP Aidp. Nel frattempo, abbiamo posto a entrambi alcune domande su questo tema di estrema attualità.

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Come stanno evolvendo i percorsi di carriera manageriale oggi?

Fabio Comba: «Da tempo non esistono più i percorsi lineari di crescita manageriale, ma di sicuro in Italia la maturazione manageriale è ancora molto lenta nei tempi organizzativi. Nello scenario medio italiano si stanno però accorciando i tempi di richiesta di crescita manageriale. Questo clash caratterizza il presente momento di gestione del potere all’interno delle organizzazioni».

Quali le caratteristiche da mettere in campo per emergere?

F.C.: «Di sicuro l’era post Covid ha modificato le competenze che certificano il passaggio da specialista a manager. E queste sono poi esattamente le competenze che decretano il successo di una posizione di leadership: parliamo dell’intelligenza sociale. Nell’epoca del new way of working, un manager senza intelligenza sociale non può evolvere».

Cosa diventa sempre più onere dei manager, anche alla luce dei mutamenti esterni?

Claudio Alessandrini: «Diventa essenziale saper gestire la complessità. Bisogna superare il vecchio concetto della schematizzazione spinta. Le persone si percepiscono come individualità con aspettative diverse dovute a fattori culturali, anagrafici e legati ai momenti specifici della propria vita. I gruppi di lavoro che il manager deve gestire sono diffusi e viene a scemare o addirittura a sparire il collante della presenza nello stesso luogo. Mentre in passato la sfera personale rimaneva esterna al luogo di lavoro e al manager non interessava, ora diventa fondamentale saper gestire l’employee experience che è invece centrata sulla persona».

Come il manager deve e può mettere in comune carriera, aspirazioni e senso del suo lavoro?

C.A.: «Il tema cardine è quello della sostenibilità. Occorre saper coniugare i sempre fondamentali obiettivi di breve periodo con quelli più a lungo termine della propria carriera e di quella dei propri collaboratori. Le aziende non possono più permettersi di ignorare il contesto nel quale operano e le persone grazie alle quali ottengono il proprio successo. In compiti sempre più complessi, dove la parte interpretativa prende il sopravvento su quella prescrittiva, occorre che le persone comprendano e sposino il senso del loro compito (purpose) per poterlo condividere e interpretare al meglio».


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