Comunicazione strategica: la scienza delle relazioni

In un mondo del lavoro ormai sopraffatto dalle nuove tecnologie digitali, le relazioni umane rappresentano la chiave per non perdere competitività. È su questo assunto che si fonda il nuovo volume di Luca Brambilla, Comunicazione Strategica – Un nuovo approccio alle relazioni, edito da Acs Editore: un manuale rivolto ai professionisti grazie al quale sviluppare le sempre più indispensabili competenze strategico-relazionali.
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Partiamo dalle origini: come nasce la comunicazione strategica?

«I presupposti sono strettamente legati alle caratteristiche del mercato lavorativo odierno, contraddistinto da una complessità disarmante. Se fino a qualche anno fa ci si riferiva al contesto con l’acronimo Vuca (volatily, uncertainty, complexity, ambiguity), oggi c’è chi parla addirittura di Bani (brittle, anxious, non-linear e incomprehensible). In uno scenario così fragile e incerto, è necessario costruire ecosistemi relazionali. La comunicazione strategica nasce con l’obiettivo di supportare i professionistinella costruzione di partnership solide in grado di garantire risultati ottimali. La definizione “scienza delle relazioni” non è casuale, poiché ciò avviene valorizzando l’Io (a rappresentare i propri interessi), il Tu (gli interessi dell’interlocutore) e il Contesto (l’insieme dei vincoli economici, giuridici, spaziali, temporali e delle persone che possono influenzare la relazione)».

Che impatto può avere una relazione in un sistema organizzativo?

«Il salto è quantico: il risultato derivante dalla relazione tra più persone è infinitamente superiore a quello generato dal singolo. Basti pensare che nel corso della storia ci sono stati incontri istituzionali dall’impatto persino superiore a quello di una bomba atomica. E l’esplosione innescata dalla relazione è costruttiva, non distruttiva come quella di un ordigno».

Ha parlato di “scienza delle relazioni”. Da cosa deriva questo appellativo?

«Il termine “scienza” conferisce alla comunicazione strategica una visione metodica, volendo infatti adottare un approccio hard anche allo sviluppo delle soft skill, ossia l’insieme delle caratteristiche della persona capaci di favorire la sua relazione con gli altri. Da sempre legate alla sfera attitudinale e innata, queste capacità possono in realtà essere insegnate e apprese. Ciò è importante oggi più che mai: secondo una ricerca dell’osservatorio Look4Ward dell’Università Luiss e Intesa Sanpaolo, oltre l’80% delle aziende intervistate ritiene che le soft skill diventeranno sempre più cruciali e strategiche. Con l’avanzare delle nuove tecnologie, grazie anche all’intelligenza artificiale, cresce paradossalmente il valore delle competenze relazionali. Queste abilità non rappresentano più un semplice valore aggiunto, ma diventano indispensabili per rimanere sul mercato».

E come fare per rendere scientifica una materia legata alla sfera relazionale?

«Abbiamo codificato la comunicazione strategica con il metodo O.D.I.® (osserva, domanda e intervieni). Questa metodologia supporta il comunicatore nella creazione di alleanze relazionali e, dunque, nel conseguimento dei suoi obiettivi professionali. I tre step da compiere contengono un’importante innovazione: le persone sono istintivamente portate a osservare la realtà, formulando le relative ipotesi e intervenendo subito dopo. In una negoziazione, ad esempio, la tendenza è studiare il proprio mandato, ipotizzare gli interessi della controparte (osserva) e, sulla base di ciò, avanzare una proposta (intervieni). La fase del “domanda” risulta cruciale poiché permette di valorizzare l’altro, di verificare le proprie ipotesi, riducendo l’influenza negativa dei bias cognitivi e di co-progettare un accordo capace di soddisfare entrambe le parti, ponendo così le basi per una relazione che porta i suoi frutti fin da subito mantenendoli nel tempo».

Quali sono le applicazioni pratiche della comunicazione strategica?

«Le tecniche di comunicazione strategica sono applicabili in ambito organizzativo, commerciale e istituzionale. I principali fruitori sono persone che lavorano con elevati standard di complessità, come imprenditori, manager e, più in generale, figure executive. I suoi principi possono essere utilizzati tanto per la ristrutturazione di processi di vendita e acquisto quanto per avviare percorsi di change management volti ad allineare l’organizzazione a strategia e obiettivi aziendali. Applicare nell’organizzazione una metodologia e una linguistica comune crea una cultura permanente che continuerà a generare valore nel lungo periodo. La comunicazione strategica è attualmente insegnata a tutti i livelli, da corsi accademici in prestigiosi atenei, come l’Università degli Studi di Pavia, fino a percorsi executive in cobrand con università e business school, come il Polimi GSoM e l’Università Cattolica del Sacro Cuore».

Questa disciplina è oggetto del suo libro Comunicazione strategica – Un nuovo approccio alle relazioni. Cosa può dirci di quest’opera?

«Il manuale è come un fiume alimentato da due affluenti differenti. Da un lato valorizza le teorie di grandi maestri della comunicazione e delle neuroscienze, come la pragmatica della comunicazione di P. Watzlawick, l’intelligenza emotiva di D. Goleman e la teoria dei bias cognitivi di D. Kahneman; dall’altro è frutto dell’esperienza concreta dell’Accademia di Comunicazione strategica, che da anni supporta le aziende con percorsi formativi corporate, interventi consulenziali e affiancamento delle figure dirigenziali grazie ai master one-to-one».

Di cosa si tratta?

«I master one to one sono percorsi formativi su misura per presidenti, amministratori delegati o altri profili executive che desiderano migliorare le proprie competenze strategico-relazionali. Partendo dal vertice, si apporta un cambiamento culturale all’organizzazione, successivamente esteso a cascata attraverso consulenza e formazione prima alle figure manageriali e poi al resto dell’azienda».

Qual è l’obiettivo?

«Fornire al leader gli strumenti per allineare l’organizzazione alla sua visione strategica, esattamente come un direttore d’orchestra coordina ogni singolo elemento nella perfetta esecuzione di uno spartito. Potremmo paragonare i fruitori di questi master ad Alessandro Magno: uomini e donne con grandi ambizioni che occupano posizioni di potere e responsabilità. E dietro Alessandro Magno c’è stato Aristotele, un grande maestro. In egual modo l’Accademia di Comunicazione strategica affianca i leader operando non sul perché bensì sul come, offrendo una consulenza strategico-relazionale in grado di fornire le migliori strategie per perseguire grandi obiettivi. Se è vero che nessuno ha insegnato ad Alessandro Magno il desiderio di conquista, lo è altrettanto che qualcuno gli ha fornito conoscenze e strumenti necessari per realizzarlo».

Luca Brambilla

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