Come stanno cambiando i vari settori in questa fase di profonda trasformazione e che manager cercano? Oggi parliamo dell’ICT con Delia Pesenti, HR director HP Italy, che abbiamo ospitato per il 2° evento del Friday’s Manager di XLabor, venerdì 12 novembre. Al termine del suo speech e del solito interessantissimo dialogo con manager associati a Manageritalia l’abbiamo intervistata per portare a favore di tutti i punti principali del suo intervento e pensiero.
Come sta andando e come sta cambiando a livello di modelli di business e organizzazione del lavoro il settore dell’ICT?
«Il settore è in crescita, lo è stato anche durante la pandemia, a differenza di altri, come ben sappiamo. Si sono rafforzati nuovi filoni di business, in particolare legati alla vendita di servizi, ma anche alla differenziazione dei prodotti stessi: sono aumentate esponenzialmente le vendite delle stampanti a uso domestico, fondamentali durante il lockdown, e si sta progressivamente sviluppando il mercato delle stampanti 3D. Un ulteriore settore in continua espansione, anche in Italia, è quello del gaming: un fatturato di 2,2 miliardi di euro nel 2020, +21,9% in un anno! Inoltre, si è accentuato il focus sulle periferiche e sugli aspetti di sicurezza informatica e di sostenibilità ambientale legate ai nostri prodotti, sia alle nostre stampanti che ai nostri pc. Allo stesso tempo, stiamo virando sempre più da una logica di vendita transazionale a una di vendita contrattuale, che mira a una strategia di più lungo termine con i nostri clienti».
Quali i must verso i clienti e, di conseguenza, le ricadute a livello organizzativo?
«Il sustainable impact è certamente diventato, a complemento di altri temi, un imperativo in questo business. Come conseguenza più immediata si è registrato che l’aumento su base annua delle nuove vendite in cui la sustainability è stata tenuta in alta considerazione è pari a più di 1 miliardo di dollari l’anno a livello mondiale, e gli investitori guardano attentamente alle aziende che danno importanza alla sostenibilità ambientale, ai diritti umani e alla digital equity. Inoltre, l’88% dei millennials, tra cui immaginiamo esserci anche i manager del futuro, desidera che il datore di lavoro contribuisca a cause sociali o etiche e questo diventa un fattore decisivo nella scelta dell’azienda in cui decidono di andare a lavorare. L’attesa dei clienti è poi su risposte end to end da parte delle aziende del settore, improntate sempre più alla continuità tra ambienti di lavoro diversi, in una prospettiva ormai di hybrid work e di “nuova normalità”».
Quali i must in termini di skill e altro per i manager del settore, indipendentemente dal ruolo?
«Tra le skill manageriali più richieste ci sono la Winning Attitude, il Growth Mindset, la Leadership, la Learning Agility, la Resilience, il Problem Solving e il Team-oriented Mindset. Non dimentichiamo poi che le competenze legate alla Leadership e al Team-oriented mindset riguardano non solo chi riveste ruoli da responsabile e di coordinatore di risorse, ma anche tutti gli individual contributor, perché l’apporto di tutti e la capacità di ingaggiare gli altri sono fattori decisivi per il raggiungimento degli obiettivi, non solo individuali ma di tutta l’organizzazione».
Come è cambiato e sta cambiando il ruolo degli HR manager del settore?
«Il ruolo degli HR nel settore è senz’altro cambiato recentemente e rapidamente, anche a causa della pandemia e, tra le altre cose, si è focalizzato sulla gestione di aspetti legati al remote working, dando estrema priorità a salute, sicurezza sanitaria e benessere psicologico dei dipendenti. Allo stesso modo, gli HR Manager sono diventati, e anzi devono sempre più essere, a loro volta, degli agenti di cambiamento e dei leader che accompagnano e contribuiscono a guidare le aziende nella loro nuove rotte di navigazione».
Come muoversi e fare un giusto personal branding?
«Oltre naturalmente a mettere in evidenza le technical e soft skills, diventa sempre più importante coltivare il proprio network. Gli stessi recruiter tengono molto in considerazione il network dei propri candidati, che diventa uno dei criteri di valutazione in particolare per certi ruoli, come quelli di vendita, ad esempio, ed è indubbio che, a parità di cv, un buon network possa rappresentare un plus rilevante».
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