Il 3 e il 4 febbraio Manageritalia è stata protagonista della prima edizione del Festival del Management. L’iniziativa, organizzata da Sima (Società Italiana di Management) a Milano presso l’Università Bocconi, ha visto una grande partecipazione della business community e di studenti, tutti consapevoli dell’importanza della cultura manageriale per lo sviluppo del nostro Paese.
Manageritalia ha partecipato a tre momenti: due tavole rotonde (una sulla didattica, l’altra su geopolitica e supply chain) e un focus sul valore del management per gli italiani.
La prima tavola rotonda, dal titolo “Didattica innovativa per lo studio del management nelle scuole superiori”, ha visto l’intervento di Salvatore Giuliano (Preside, Istituto Majorana di Brindisi, già Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione), Alessandro Mele (Vicepresidente, Rete Fondazioni ITS Italia), Enrico Pedretti (Marketing & Communication Director, Manageritalia), Alessandra Porcelli (Direttrice Editoriale, Rizzoli Education) e Giovanni Mocchi (Vice Presidente, Zucchetti Group).
Durante il panel, i relatori si sono confrontati sui grandi cambiamenti che, negli ultimi anni, stanno investendo il mondo nel lavoro, costringendo quindi anche la didattica a cambiare e ad aggiornarsi costantemente: «ancora non sappiamo quali sono e come saranno le professioni fondamentali tra 10-15 anni» ha sottolineato Giuliano «è quindi importante intervenire sul metodo e sulle soft skills più che sulle competenze hard». «In questo senso è significativo lo studio del management» gli ha fatto eco Pedretti «perché è trasversale, un vero insieme di soft skills utile a qualsiasi impiego/professione. È anche importante trasmettere il senso, il purpose del lavoro». Mele ha poi posto l’accento sull’importanza del sapere, ma anche del saper fare, mentre Mocchi e Porcelli si sono focalizzati sull’approccio alla formazione per le tecnologie e il digitale nelle aziende e nelle scuole.
“Geopolitica e modelli innovativi di management della produzione e della supply chain” è il secondo momento di confronto a cui ha partecipato Manageritalia. La tavola rotonda, moderata da Giancarlo Loquenzi (Conduttore di Zapping, Rai Radio 1) e coordinata da Alberto Grando e Lara Penco, ha visto gli interventi di Maurizio Marchesini (Vice Presidente, Confindustria nazionale), Paolo Emilio Signorini (Presidente Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale), Marta Cosulich (CEO, Fratelli Cosulich Group), Paolo Pozzi (CEO, Agrati Group), Nicoletta Basile (CEO, Ikea Italia Distribution), Roberto Tartaglia Polcini (Presidente, GeneGis GI), Mario Mantovani (Presidente, Manageritalia).
Il dibattito si è focalizzato sugli scenari economici e geopolitici che la pandemia il conflitto russo-ucraino hanno generato e con cui aziende, istituzioni e cittadini si trovano a fare i conti.
Ampio spazio, ad esempio, è stato dato alla globalizzazione che, secondo tutti i relatori, non è assolutamente finita, ma sta sicuramente attraversando una fase di grande cambiamento: da acritica che era, sta diventando sempre più ragionata e sta virando verso modelli di reshoring.
Guardando alle istituzioni, ci si è chiesti se la nostra politica ha preparato l’Italia ad essere competitiva a livello internazionale, mentre parlando delle novità introdotte nel mondo del lavoro a causa (o grazie?) alla pandemia e che sono destinate a restare, molti hanno citato lo smart working, l’uso di diagnostica rapida, la gestione dell’autorità, la nuova concezione degli spazi e l’attenzione alla sostenibilità.
Il grande fil rouge del dibattito è stato, naturalmente, la managerialità: in un contesto incerto come quello attuale, le doti manageriali di flessibilità e adattamento, di saper decidere velocemente e di gestire stress e conflitti sono l’unica vera via per uscire dalle crisi.
In chiusura della due giorni, Mario Mantovani, con Sandro Castaldo (Presidente IFSAM) e Cosimo Finzi (CEO Astraricerche), ha commentato la survey condotta da Astraricerche sul valore del management per gli italiani.
L’indagine, che ha coinvolto manager e cittadini per un totale di 2.333 individui, mostra chiaramente come la figura del manager sia vista come un traino per lo sviluppo del Paese: quasi il 60% dei cittadini ritiene che i manager siano fondamentali nelle operazioni di digitalizzazione e innovazione, il 55% nella trasformazione dell’organizzazione del lavoro e il 45% per realizzare la sostenibilità sociale e ambientale.
Nonostante questo, emerge una generale confusione sulla figura del manager, che per gran parte dei cittadini è difficile da identificare: «la popolazione dei manager è un mondo variegato» ha affermato Mantovani commentando i dati «per questo spesso si ragiona per stereotipi, prendendo ad esempio personaggi pubblici/di rilievo e associando ad essi tutta la categoria. Scuole e percorsi formativi improntati sulla managerialità, come la Bocconi che ci ospita, sono fondamentali per diffondere questa cultura».
Durante il dibattito, Mantovani si è infine concentrato sull’importanza che i cittadini attribuiscono ai manager per perseguire opere di sostenibilità ambientale e sociale: «si pensa spesso che la sostenibilità e le trasformazioni siano generalmente sollecitate alle istituzioni; questi dati ci dicono che non è così: sono processi richiesti a dirigenti di aziende private. Significa che i manager possono davvero fare la differenza per la collettività».