Forum delle Risorse Umane 2018: a tu per tu con Francesco Rotondi

Come l'intelligenza artificiale sta cambiando l'organizzazione del lavoro. Il punto di vista di Francesco Rotondi, avvocato e giuslavorista, socio fondatore di LabLaw , tra i relatori dell'appuntamento di riferimento per l'HR management, lo scorso 15 novembre a Milano

Al Forum delle Risorse Umane 2018 lei ha condotto un dibattito su come l’intelligenza artificiale condizionerà sempre più l’organizzazione nel mondo del lavoro: ma in che modo si può conciliare efficacemente il lavoro dei robot con quello degli esseri umani?
La risposta non è certo giuridica. La differenza la faranno i modelli organizzativi che utilizzeranno al meglio la tecnologia e la robotizzazione; le analisi e gli studi del settore ci dicono che ci sarà una sostituzione per alcune attività, un affiancamento per altre e, soprattutto, che l’utilizzo della capacità robotica creerà a sua volta nuove professioni. La questione rimane a mio avviso sempre la stessa, occorre la preparazione al cambiamento, solo così lo si può governare; l’Italia non si è preparata adeguatamente, lo subisce ma ne ha paura. Tutto ciò è irragionevole poiché è antistorico e l’esperienza insegna che l’evoluzione tecnologica, il progresso, hanno poi generato benessere. Forse, oggi, dovremmo interrogarci su cosa intendiamo per “benessere”, in altri momenti storici era più facile identificarlo. 

Dal punto di vista legislativo occorrono delle misure urgenti nel nostro paese per accompagnare questa nuova rivoluzione industriale con norme e regole chiare e per gestire quello che altrimenti appare come uno tsunami?  
Nel nostro ordinamento avremmo bisogno di una sistemazione organica delle leggi sul lavoro. Occorre prendere atto del superamento del vecchio sistema di bipartizione autonomo/non autonomo e costruire modelli contrattuali che siano in linea con quanto accade nel mondo del lavoro, nel mercato del lavoro e nelle imprese. Non è un problema di tutele. Esse devono esistere e sussistere comunque, ma il costo dovrà essere declinato avendo a mente il contenuto di mercato nel quale la prestazione si inserisce, la redditività dell’attività e la modalità di organizzazione del lavoro necessaria al raggiungimento dello scopo sociale. Dovrà essere da una parte garantita la sicurezza del lavoratore e dall’altra la capacità concorrenziale dell’impresa. 

Esistono degli esempi virtuosi dall’estero a cui l’Italia può guardare? 
Non credo ai modelli virtuosi, credo che esistano modelli che possono essere implementati solo avendo rispetto delle specificità e della cultura del Paese. L’unica cosa che “ruberei”, ad esempio alla Germania, è la capacità di trovare coesione sociale sulle tematiche del lavoro al di là degli schieramenti politici e ideologici. 

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