Idea Datacenter – Risparmiare in fondo al mare
I datacenter subacquei di Microsoft sono già noti ma, come fa notare Futurezone, sempre più player mettono la testa o, meglio, i server sott’acqua per ridurre di parecchio i costi. Un’azienda cinese ha iniziato a costruire un centro dati sottomarino al largo delle coste della provincia di Hainan e prevede di affondare un totale di 100 moduli entro il 2025. Poiché l’acqua circostante può essere utilizzata per il raffreddamento, l’operatore pensa di risparmiare 122 milioni di kilowattore di elettricità all’anno. È vero: il raffreddamento rappresenta circa un quarto dell’elettricità consumata da un data center, tuttavia, non è chiaro quanto siano elevati i costi di manutenzione per un sistema di questo tipo. L’acqua salata è corrosiva e i computer sul fondale marino non possono essere facilmente sostituiti con il progredire della tecnologia. E poi, tutto questo raffreddamento non porta anche al riscaldamento del mare? Sarebbe coerente: un’idea che fa acqua da tutte le parti.
Idea Vintage – Gallina vecchia fa buon brodo
Anche negli affari. Rispolverare idee vecchie per innovare, di nuovo. Quando la plastica o il legno vengono riscaldati senza l’aggiunta di ossigeno, si producono gas di sintesi, carbonio e oli. Questo processo, noto come pirolisi, ha quasi 100 anni e viene attualmente riscoperto. È considerato ecologico perché non produce gas di scarico e permette di riutilizzare i materiali usati. L’azienda Carbonauten costruirà presto un grande impianto di pirolisi in Cina, il primo progetto di questo tipo. Altra riscoperta è usare vecchi giornali per isolare le pareti delle case. Alcuni scienziati panamensi hanno ripreso l’idea e hanno mescolato un materiale isolante ricavato dalla carta straccia e dalla colla dei chicchi di riso; entrambe le risorse sono disponibili in quantità sufficiente, almeno a Panama. Di esempi se ne potrebbero fare tanti altri (avendo più spazio), ma quello che conta è cogliere l’idea di fondo: torna indietro nel tempo e attualizza vecchie idee e tecnologie.
Idea Friendshoring – Fare affari con alleati
Dopo “trends are my friends” arriva “friends are my trends”, di business. Il mondo si sta sempre più dividendo in blocchi. E fare affari diventa sempre più difficile, soprattutto con i “nemici” degli Stati Uniti, tipo Cina. La parola d’ordine “friendshoring” sta facendo il giro del mondo e molti sostengono che in futuro le aziende preferiranno fare affari con paesi politicamente amici. I beneficiari delle tensioni geopolitiche saranno i cosiddetti “connettori e intermediari”, così ha affermato Businessweek (2/11/23). Per esempio, le aziende cinesi che vogliono fare affari con gli Stati Uniti lo fanno attraverso il Messico e quelle europee passano attraverso il Vietnam. Come al solito, alcuni paesi beneficiano del conflitto e attirano livelli di investimenti dall’estero superiori alla media. Attualmente, i “connettori” ben messi sono il Vietnam (Foxconn produce ora anche lì i computer portatili per Apple); la Polonia, che si sta trasformando in una stazione di attracco per l’economia cinese; il Messico, che si sta posizionando sempre più come “ingresso secondario agli Usa” (un’azienda su cinque che si insedia in un business park messicano proviene dalla Cina); il Marocco, che ha firmato un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti che consente alle aziende con sede in Marocco di beneficiare degli sgravi fiscali; l’Indonesia, che sta diventando il primo porto di scalo per i matrimoni tra aziende in tutti i blocchi geopolitici (Ford ha concluso un accordo con la cinese Zhejiang Huayou). Il termine friendshoring sta però prendendo piede anche a livello local. Fare affari con partner “amichevoli”. Ne parleremo.
Idea Space economy – La nuova era spaziale
Non si vive di solo “Star wars business”. Anche le idee pacifiche nel loro piccolo si muovono, certo, per quelli con un grande portafogli. Come nel caso di Space Perspective, che vuole lanciarsi nel turismo spaziale “sostenibile” con un pallone aerostatico che trasporta i facoltosi clienti a 30.000 metri di altitudine. Il viaggio in mongolfiera, riempita di idrogeno, dura sei ore e costa 125.000 dollari Usa. A titolo di paragone, Virgin Galactic fa pagare 450.000 dollari per un volo su razzo che offre solo pochi minuti di assenza di peso. Sempre per stare nella presunta sostenibilità, un’altra idea è quella di Orbit Fab, che costruirà presto una stazione di rifornimento per satelliti a un’altitudine di 22.000 miglia. Non così stupido. Finora, i satelliti hanno dovuto accontentarsi del carburante che avevano a bordo al momento del lancio. Con le stazioni, i satelliti potrebbero durare più a lungo, riducendo i costi di utilizzo. Ma, forse, la vera innovazione è una cosa molto più piccola: il nostro smartphone “spaziale”. SpaceX ha lanciato nello spazio i primi satelliti che supportano la cosiddetta tecnologia “Direct to Cell” e presto potremo telefonare ovunque sulla terra con il nostro normale telefono cellulare passando per lo spazio.