GENERAZIONE ZUZZURELLONA – NON CREDO AI MIEI OCCHI
Se lo stagista vuole delegare il lavoro al proprio capo, allora abbiamo un problema. Ecco alcune storie, per l’esattezza tre, di ordinaria follia raccolte e pubblicate dal New York Times. Si tratta di giovani nuovi arrivati in azienda.
Esempio 1. Durante un colloquio di lavoro Gabe Kennedy, fondatrice di Plant People (integratori alimentari), si sente chiedere dalla giovane candidata: «Posso smettere di lavorare quando finisco il mio compito?».
Esempio 2. Nell’azienda Bulletin (tecnologia di trading), un giovane impiegato non si presenta al lavoro la mattina e manda la seguente giustificazione via sms: «Ehi, mi sono appena svegliato e oggi non sono mentalmente all’altezza» (per lavorare). Un’altra dipendente non si presenta mai quando ha il ciclo.
Esempio 3. Lola Priego, ceo della startup Base, (tecnologia di laboratorio), rimane senza parole quando un giovane appena arrivato le manda un messaggio per delegare uno dei suoi compiti a lei perché la ritiene più competente. Questi casi sono estremi ma non insoliti. Anche alcuni manager italiani e responsabili del personale segnalano simili incidenti. Punirne uno per educarne 100? No, ci sono altre vie (vedi di seguito).
SO WHAT? SE LI CONOSCI LI EVITI? NON È DETTO
Entro il 2025 la Generazione Z costituirà già circa un quarto della forza lavoro: per il bene del marketing e del futuro reclutamento, bisognerà quindi conoscerne gioie, dolori e valori. Come manager e leader, ascoltate le richieste di questi giovani birichini cresciuti (troppo) con i social e soddisfateli in misura ponderata e salutare. Ricordate che molte generazioni lavoreranno insieme nell’azienda di domani: quindi tutte le fasce d’età devono fare delle concessioni, ovviamente anche i giovani. Insegnate ai lavoratori della Generazione Z i valori dei loro colleghi più anziani (senso del dovere, rispetto per i superiori, comunicazione educata) e integrateli. Sembra facile, ma è una bella gatta da pelare.
LIBERARE IL POTENZIALE. COME FARSELI AMICI (PIÙ O MENO). ECCO UN PICCOLO ELENCO, NON ESAUSTIVO, DELLE COSE DA FARE
1) Prendere posizione sulle questioni sociali. La Generazione Z si aspetta che i datori di lavoro prendano una posizione chiara su questioni come il cambiamento climatico, la diversità o la difesa delle minoranze.
2) Essere contemporanei nell’approccio. La Generazione Z è sensibile a qualsiasi tipo di discriminazione, soprattutto i laureati. Fate valutare il vostro marketing per individuare criticità secondo il loro punto di vista.
3) Coinvolgere di più i giovani. I dipendenti della Generazione Z si aspettano di essere ascoltati dal primo giorno. Date loro la possibilità di contribuire e non insistete su inutili processi gerarchici.
4) Home office come opzione fissa. Più di due terzi della Generazione Z si aspettano che l’opzione smart working continui anche nell’era post-Covid con un alto grado di autonomia e flessibilità.
5) Nuovo stile di comunicazione. Per la Generazione Z è normale usare gli emoji nei messaggi professionali. Permettetelo nei limiti del ragionevole. Necessario investire in nuovi strumenti digitali.
6) Una leadership trasparente. La Generazione Z ha ancora meno familiarità dei loro predecessori con la spiegazione “è così che si fa, punto”. Le decisioni devono essere giustificate e condivise.
7) Mantenere contatti personali. La Generazione Z vuole feedback e interazione personale dal proprio manager, faccia a faccia.
DALL’ULTIMO NUMERO DI DIRIGIBILE, L’INSERTO DELLA RIVISTA DIRIGENTE DEDICATO ALL’INNOVAZIONE, AGLI SCENARI E ALLE OPPORTUNITÀ DI UN FUTURO CHE È GIÀ PRESENTE. LEGGILO QUI.