Ghost worker: il fantasma all’opera

Gli ignoti ghost worker nutrono di sapienza e conoscenza soprattutto le macchine, che poi faranno a meno di noi umani

Sui social siamo sempre visibili, sul lavoro invece saremo sempre più invisibili. Lavoratori che si agitano solitari all’ombra delle macchine, robot, algoritmi, software, app e prepotenti intelligenze artificiali, loro sì, visibili su ogni media e discorso sul lavoro del futuro.

Stare dietro le quinte dunque. Zitti e quieti. In passato erano noti i ghostwriter che nutrivano i discorsi di famosi politici e scrittori. Oggi gli ignoti ghost worker nutrono di sapienza e conoscenza soprattutto le macchine, che poi faranno a meno di noi umani.

La giornata tipo del ghost worker è lunga ed estenuante. Si tratta di imboccare voraci bocche meccaniche che ancora non sono in grado di nutrirsi “autonomamente”. Dietro ogni comando vocale di Siri, ogni ricerca eseguita su Google e ogni video di YouTube c’è un esercito di piccoli ghost worker che fungono da ingranaggio della perfetta macchina digitale. Questo esercito nella migliore delle ipotesi viene sottovalutato e, nella peggiore, pure maltrattato.

Con salari al minimo per dare il massimo alle macchine bramose di continui allenamenti e ovviamente alle ricche multinazionali tecnologiche che pagano poco non solo il lavoratore ombra, ma anche il fisco. E se non lavori per ciniche macchine, lavori per altrettanti cinici tuoi simili come proletario digitale in bella mostra nelle vetrine scintillanti della platform economy.

Che si chiamino upwork.com, clickworker.com o crowdworker.com, poco importa.

È sempre la stessa solfa: lavori per pochi dollari all’ora, in competizione con liberi professionisti dislocati in ogni angolo del mondo che giocano al ribasso per la tariffa minima oraria e, come se non bastasse, devi pure pagare il “pizzo”, in gergo fighetto i “connects”, o gettoni, per essere presente come candidato sul portale che dovrebbe portarti lavoro. Il futuro fantasma all’opera è un’entità sconosciuta che si muove sui palcoscenici virtuali dei boss delle piattaforme.

Uno schiavo che ricorda i lavoratori del vecchio film Fronte del Porto, disposti a vivere alla giornata per pochi spiccioli.

La differenza è che oggi le navi piattaforma digitali sono libere di navigare in sicure acque anonime al riparo da fisco e rivendicazioni sindacali.

DALL’ULTIMO NUMERO DI DIRIGIBILE, L’INSERTO DELLA RIVISTA DIRIGENTE DEDICATO ALL’INNOVAZIONE, AGLI SCENARI E ALLE OPPORTUNITÀ DI UN FUTURO CHE È GIÀ PRESENTE.

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