Giovani, donne, manager: Alessandra Scapin

Per le donne sfondare il soffitto di cristallo è tutt’ora difficile. Se poi sono giovani lo è ancora di più. Eppure, c’è chi ce la fa: è il caso di Alessandra Scapin, responsabile marketing & comunicazione Img

Il ruolo delle donne nel mondo del lavoro, in particolare in posizioni apicali, è un tema ad oggi molto caldo. Prendendo spunto dalla fotografia sull’occupazione femminile nell’ultimo numero di Labour Issues, l’Osservatorio sul mercato del lavoro che Cida realizza in collaborazione con Adapt, ci confrontiamo con giovani donne manager per riflettere sugli ostacoli ancora da superare e le opportunità da cogliere. Abbiamo incontrato Alessandra Scapin, responsabile marketing & comunicazione Img SpA. Con lei parliamo di stereotipi, impegno e meritocrazia.

Sei una manager donna e giovane. È più difficile essere “donna” o “giovane”?
«Purtroppo, la combinazione “donna” e “giovane” è intrisa di stereotipi ancora da abbattere. Per me, però, esserlo non è un ostacolo, ma un trampolino per saltare più in alto».

Nella tua carriera ti sei scontrata con pregiudizi e/o stereotipi?
«Ho la fortuna di lavorare in un’azienda che sa ascoltare e accogliere le donne. Purtroppo, nonostante la struttura aziendale sia gender equality, molto spesso mi trovo a scontrarmi esternamente con una mentalità meno aperta. Gli stereotipi classici con cui mi scontro quotidianamente sono due: “le donne non sono portate per le materie scientifiche” e “le donne non sono in grado di ricoprire posizioni di potere”». 

Come sei arrivata fin qui, sfondando tetti e aggirando stereotipi?
«Mio padre prima, e gli anni alla Bocconi poi, mi hanno insegnato che “se vuoi, puoi”: lo studio, la costanza e l’impegno premiano in ogni situazione. Ci sarà sempre un nuovo tetto da sfondare o un pregiudizio da abbattere, ma le donne sono carri armati. Dobbiamo solo avere perseveranza e fiducia in noi stesse».

Hai avuto dei mentor, o qualcuno o qualcosa che ti ha dato una mano e supportato nel tuo percorso di crescita professionale?
«Per fortuna sì, delle Donne con la D maiuscola. Prima fra tutte mia mamma Cinzia, che si occupa della parte amministrativa dell’azienda di famiglia: una donna che per me è fonte di stima e ammirazione, oltre ad essere l’esempio perfetto di come si possa coniugare carriera e famiglia».

Per arrivare a una vera parità e reale competitività dobbiamo focalizzarci sul merito. Questo oggi avviene? Cosa ne pensi?
«Il merito conta sempre, anche quando si parla di pari opportunità. Per questo è necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di avere le stesse opportunità nell’accedere a posizioni influenti».

Essere donna, con famiglia e figli, e avere una carriera è oggi ancora difficile. Come la vedi, in generale e per te stessa?
«Credo che la famiglia, intesa come allargata e composta da tutte le persone a cui siamo legati, sia il fulcro della nostra vita. Non si vive solo per il lavoro, gli affetti sono importanti. Tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare quello che per te è famiglia, secondo me è il massimo. Io sono sposata e anche mio marito ricopre una posizione di responsabilità in azienda. A casa nostra non esistono ruoli o faccende da “donna” o da “uomo”, ci si aiuta a vicenda. Lui è il primo che mi ha sempre spronata a crescere, ed è il primo ad applaudire ad ogni mio successo. Tutte le donne dovrebbero avere al proprio fianco un uomo così».

Credi che con l’ingresso nel mondo del lavoro della GenZ, più attenta a tematiche di parità e sostenibilità, si potrà finalmente colmare il gender gap con le sue relative disparità?
«Genderless, gender fluid, gender neutral, non-binary… i giovani GenZ rivendicano la libertà di essere ciò che sono, sradicando gli stereotipi di genere e scegliendo di vivere liberamente al di fuori di preconcetti binari. Credo che le aziende che vorranno essere competitive e attrattive per i giovani d’oggi dovranno applicare delle politiche di diversity management, rendendo l’inclusività un elemento di valore per l’impresa».

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