Sul blog di weconomy, recentemente, si è scritto di inflazione collaborativa anche perché la collaborazione sta diventando un processo da costruire a tavolino. Non passerà quindi molto tempo che tornerà ad essere un ostacolo. Ci deve proprio essere qualcosa che non va. Se la via collaborativa è quella che pensavamo ci portasse fuori dai recinti stretti e chiusi di silos e di procedure troppo inadeguate, rieccoci dentro. E questa volta per colpa nostra.
Certo i fattori in gioco nella collaborazione sono tanti e non tutti dominabili. Ma questo è il suo bello. Non si tratta di difendere una spontaneità senza condizioni o presupposti. Si tratta però di capire bene quale tipo di collaborazione è quella che dà risultati e di concentrare forze adeguate ed intelligenti alla sua promozione. Due spunti interessanti vengono dall’ultimo volume di Charles Heckscher, professore della Rutgers University da lungo tempo impegnato sul tema della collaborazione in azienda. In Trust in a Complex World: Enriching Community (Oxford University Press, 2015), Heckscher offre uno squarcio ampio sul tema, andando anche ben al di là del contesto aziendale. La sua insistenza sul carattere poroso e multiforme delle relazioni, sulla loro sempre dinamica densità, offre uno spaccato interessante ed organico su un fenomeno che ha ancora tanto da rivelare a chi lo studia (e a chi lo vive cercandolo di capire).
Alla comunità burocratica si oppone la comunità ricca, ossia una comunità che «include molti diversi tipi di interazione, che incrociano molte linee di confine» (p. 72). La collaborazione in azienda deve tener conto di questo passaggio. Ma come attivare una collaborazione tra soggetti se ormai non si può più procedere per tabelle e se ogni tentativo da ‘piccolo chimico’, specialista dello spirito collaborativo – un gioco di ruolo qui, qualche slide con parole suggestive là – segna ormai il passo? Un semplice e secco suggerimento di Heckscher sembra particolarmente prezioso: abbiamo degli obiettivi che possono essere realizzati (meglio) solo mettendosi insieme. Obiettivi efficaci ispirano più di tante strategie di socializzazione. Generano passione, scatenano immaginazione, anche estetica. E poi creano comunità perché scatenano la ricerca di un proprio contributo da dare ad una impresa comune. Nessuna regola può realizzare questo passaggio. Solo un obiettivo, un ‘perché’ consistente può avere tanta energia. Ma abbiamo obiettivi all’altezza della collaborazione che vorremmo scatenare?