Il tempo è una variabile che manager e chi si occupa di business non può ignorare: riguarda infatti l’esperienza quotidiana, nonostante alcuni eminenti scienziati affermino che sia una mera illusione. Per iniziare, dobbiamo fare riferimento a due concetti di tempo. Il primo può essere definito come un aspetto della natura, come il tempo del ritmo, che è principio fondante dell’essenza della vita umana. Il ritmo della musica, il ritmo del respiro (il continuo, fluido andamento di inspiro ed espiro), i cicli della vita e della morte, l’alternanza giorno e notte.
Il secondo, invece, può essere definito come il fluire del tempo lineare o l’inesorabile movimento della vita dal passato al futuro (Watts, A., 1965). Il primo scandisce la nostra vita come una ninna nanna, crea l’humus su cui noi possiamo sviluppare le nostre giornate. Si esprime nel nostro corpo fisico, ne facciamo esperienza sotto la nostra pelle.
Il secondo può essere esperito come una convenzione, così la nostra relazione con esso può essere molto controversa.
Il tempo lineare nella nostra vita quotidiana può essere vissuto come un vincolo che dobbiamo affrontare, che ci piaccia o no, come il “non abbiamo abbastanza tempo” (Basso, 2003), o una risorsa su cui contare, come per esempio “il tempo porta via tutte le cose”, Omnia fert aetas, come affermò Virgilio. O come una minaccia: il tempo che scorre ti porterà alla morte, la principale e più profonda paura che accompagna l’esistenza umana.
Il più delle volte, quando trattiamo di tempo come percezione, è più una questione di schiavitù anziché di libertà. Sentiamo parlare della tirannia percepita del tempo, che “stordisce” la persona – in particolare il manager che ancor di più si confronta con questa dimensione – portando il suo sistema nervoso in una modalità di sopravvivenza quotidiana (Verity, A., 2018), che a sua volta indebolisce il sistema immunitario e soffoca creatività ed entusiasmo.
Apparentemente, tra le persone che si occupano di business, il tempo è più un vincolo e, soprattutto, c’è un problema di carenza di tempo. Consideriamo però che, quando ci occupiamo dell’esperienza del tempo, perlopiù parliamo di esperienza di vita. Quindi, la mancanza di tempo può essere un modo di indicare lo spreco di tempo, ovvero lo spreco di vita. Infatti, la contrazione del tempo è stata associata con lo stress e il burnout.
Il tempo percepito
Henri Bergson fu il pioniere della teoria che la percezione del tempo non è assoluta. Ognuno di noi può fare esperienza in modo diverso del concetto di durata. L’idea del tempo come qualcosa di assoluto era un prodotto della filosofia meccanicistica. “Quando un uomo siede vicino a una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività” (Albert Einstein).
Nella comunità scientifica è ben accettato il fatto che le emozioni possano alterare la nostra esperienza del tempo (Wang N., 2016), sia in termini di comportamenti che di meccanismi neurali. Infatti, la percezione del tempo è fondamentalmente collegata alla qualità dell’esperienza che abbiamo durante questo tempo. Quindi, può dipendere da vari fattori: il contenuto del tempo, ovvero la qualità dell’esperienza; l’umore e le emozioni; più o meno fretta, ovvero la percezione della mancanza di tempo; grado di novità di ciò che si fa: “La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano” (Luciano De Crescenzo); il sistema di credenze, ovvero se si pensa il tempo come lineare (cioè con una fine), oppure circolare (senza fine), concetto caratteristico delle culture orientali; e, infine, il grado di benessere in termini di ricchezza, saggezza e salute (Verity A., 2018). Se ci sentiamo bene, ci preoccupiamo molto meno rispetto al tempo che passa, lo scadere del tempo, l’invecchiamento. Anche l’età influisce: con l’avanzare degli anni, in apparenza si verifica una percezione dell’accelerazione del passaggio del tempo (Rivasseau Jonveaux, 2017).
Le 5 strategie per “governare il tempo”
Possiamo immaginare cinque strategie principali che un dirigente può adottare, in un quadro di evoluzione consapevole, per “surfare sul tempo”, ovvero viverlo a proprio favore senza esserne schiavo:
1° Ritmi interiori
Percepire e vivere il tempo come dimensione soggettiva può renderlo più piacevole all’interno di un sistema composto da obiettivi e scadenze. Il principio è sintonizzarsi con il proprio “tempo interiore”, ovvero dare ascolto e attenzione al tempo ritmico, ciclico e biologico e permettere che questo diventi un’abitudine.
2° Autorevolezza
Rafforzare identità, forza e autorevolezza personale consente di espandere o contrarre il tempo a seconda delle necessità. Permette di minimizzare l’impatto di ciò che, provenendo dall’esterno, rende vittime anziché artefici del proprio tempo.
3° Espansione
Collegarsi a una prospettiva di lungo periodo contribuisce alla realizzazione dei propri obiettivi e progetti senza la componente della fretta. La strategia è quella di espandere lo spazio di pensiero strategico, riflessione, scambio, brainstorming. “Più largo è l’orizzonte temporale, più lunga la prospettiva nel tempo in cui mi pongo, migliore è la decisione che riesco a prendere” (George Koukis).
4° Ozio
Ebbene sì, quella di non fare nulla è un’abilità non scontata che contribuisce a una percezione salutare del tempo e rafforza la salute del sistema nervoso. L’ozio (saltuario!) promuove la rigenerazione cellulare e vitale, genera nuovi percorsi neurologici, nuovi neuroni e idee innovative.
5° Eternità
Fermare la mente, entrare in uno spazio di non tempo, uno spazio di eternità, che è quello del momento presente, l’unico che realmente esiste. Il tempo come lo intendiamo comunemente, infatti, esiste solo come costruzione della nostra mente, anche se lo percepiamo come reale ed esistente, indipendentemente dalla nostra coscienza. Alleggerire e scaricare la mente è condizione per imparare a stare nel momento presente, contattare uno “spazio senza tempo” con effetti neurofisiologici benefici e impatti comportamentali e di efficacia. In tutte le culture, questa attività viene chiamata “meditazione”. “Il passato è un fantasma, il futuro è un sogno, e tutto ciò che abbiamo è ora” (Bill Cosby, “Il tempo vola”).
YOGA COACHING: GOVERNARE IL TEMPO
Le strategie per “espandere” il tempo e trovare il giusto ritmo e respiro nel lavoro e nella vitaIl tempo è una variabile che chiunque si relazioni al business non può ignorare, in quanto permea costantemente la propria esperienza quotidiana. Tuttavia, alcuni scienziati illustri affermano che si tratta di un’illusione. Senz’altro, sviluppare una propria “illuminata” relazione con il tempo può costituire una sorta di vantaggio competitivo. Questo seminario tratta di un protocollo psicofisico per sviluppare un proprio sano e lungimirante rapporto con il tempo, arrivare a superare le sensazioni che fanno sentire schiavi del tempo, che mettono in competizione col tempo e fanno percepire di non averne abbastanza per realizzare quello che si desidera. Questa istanza, comune a molti dirigenti, immerge in una condizione di stress, come se si fosse perennemente di corsa, perennemente intrappolati in una sorta di “ruota del criceto”. In questo seminario condivideremo cinque strategie per governare il tempo e conciliare performance di alto livello, con tempo libero e spazi di relax.
Milano Cfmt, Learning House – 9 ottobre dalle 10 alle 17
Via Decembrio 28, 20137 Milano