Due anni fa la keyword Metaverso era ricorrente in qualunque ambito di business, dal btob al btoc e anche btoe (business to employees).
Dopo il rebranding di Facebook in Meta, questo nuovo mondo virtuale sembrava essere imminente e totalmente rivoluzionario, ne parlavano tutti ed era diventato un fenomeno sociale, pur non esistendo ancora una definizione univoca.
Diciamo che Metaverso era più che altro un concetto, quello di un mondo dove reale e virtuale si sovrappongono e si confondono grazie a tecnologie che ci consentono di vivere ed entrare in nuovi spazi dove poter compiere diverse attività da quelle sociali a quelle lavorative. Come? Attraverso occhiali, visori o anche schermi tradizionali, ma in ambienti “3d”, con gemelli digitali molto realistici o magari semplicemente in stile “gaming”, con un Avatar.
Il “mito” verso, insomma, aveva delle caratteristiche, chiare sebbene in via di definizione.
L’intelligenza artificiale batte il Metaverso?
L’anno scorso il tema ha perso molto del suo “allure” magico, per essere stato poi completamente sostituito a gennaio, in termini di attenzioni e priorità, dal tema dell’intelligenza artificiale.
Ma cosa è successo veramente? Analisti finanziari, banche e fondi di investimento, società di consulenza e ricerca, le big tech, avevano preso un abbaglio collettivo?
In verità, no. Per capire cosa sta succedendo bisogna fermarsi e analizzare il tutto in modo concreto. Per creare un mondo complesso come quello del Metaverso, ovvero un mondo digitale che sia un blurring con il mondo reale, si è sempre detto che ci sarebbero voluti anni, come successo per il web 1 (pc e portali) e per il web 2 (mobile e social).
Stiamo infatti parlando di un avanzamento potente rispetto a quel web che conosciamo ai giorni nostri: della convergenza di molte tecnologie diverse tra loro (dette anche web 3) e di nuovi sistemi economici finanziari.
Un ecosistema complesso
Quindi, per certi versi, nulla di nuovo per chi si occupa di tecnologia: esiste sempre una parte iniziale di grande Hype che viene poi sostituita brevemente da una parte di Hell, ovvero di inferno, prima che le tecnologie riescano a creare appunto un ecosistema complesso come questo.
Il Metaverso, infatti, non è una sola tecnologia come l’intelligenza artificiale: non sono i videogiochi, non è la realtà virtuale e nemmeno gli Nft lo sono. È l’insieme di tutto questo! Stiamo parlando di nuovi software, esperienze, ambienti e sistemi di pagamento.
A tutto questo c’è da aggiungere l’assenza in questo momento di un apparato regolatorio e fiscale. Non è un caso che la comunità europea stia accelerando tutti i progetti di moneta digitale, di identità digitale e di regolamentazione dei mondi digitali considerati strategici dal punto di vista politico, economico e finanziario.
L’evoluzione del Metaverso
È interessante leggere la ricerca di PwC Demestifying the Metaverse in cui emerge che non bisogna credere al Metaverso come a una rivoluzione ma come a un’evoluzione. “Una di quelle che i business leader non devono ignorare”. E poi, continua: “I concetti e le singole tecnologie che lo compongono sono già rilevanti (AI, AR, MR, VR, piattaforme di gaming, cloud ecc.); anche se l’ecosistema è lontano dall’essere maturo, è evidente che tutte le big tech si stanno focalizzando su questa nuova ondata di tecnologie/web 3, consentendo alle aziende di realizzare nuovi servizi sia per i propri dipendenti sia per l’engagement dei propri clienti, sia per generare nuovi revenues stream con nuovi prodotti e servizi”. La rilevanza del tema Metaverso viene confermata da una recente ricerca, sempre di PwC, da cui emerge che negli Usa l’82% degli executive dichiarano che il Metaverso sarà parte della loro attività entro tre anni, se non prima, visto quanto accaduto con l’intelligenza artificiale. La tecnologia ha infatti, dopo le speculazioni della fase iniziale, una fase lenta di adozione per poi partire veramente e velocemente, lasciando il segno.
Un mercato destinato a crescere
È interessante anche il recente report di Bain & Co, “Taking the Hyperbole Out of the Metaverse”. Secondo lo studio si prevede che il Metaverso possa raggiungere una dimensione di mercato tra i 700 e i 900 miliardi di dollari entro il 2030 e che sia fondamentale avere una strategia in atto entro quella data per evitare poi di esserne fuori, come è successo per chi si è mosso in ritardo nel mondo di internet, dell’e-commerce, dei social, delle App mobile, diventando un semplice operatore in uno scenario di grandi player. Sempre Bain sostiene che “il Metaverso non è morto ed è il caso di avere una visione più ‘sobria’ del suo futuro”, a incominciare proprio dai tempi che richiede la tecnologia per riuscire a realizzare ecosistemi complessi, come avvenuto per internet e lo smartphone.
È evidente quindi che siamo di fronte a un nuovo momento storico, dove le tecnologie – come accaduto nel 2000 – stanno rivoluzionando il nostro modo di lavorare e vivere. Questo nuovo mondo si sta creando adesso. Il problema non è di vocaboli, tra Metaverso e Web 3, ma di posizionamento. Voi dove siete? Pensate veramente che il futuro non esista?
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