Il management come missione

Fare il manager vuol dire motivare, ingaggiare e far crescere persone e aziende verso la realizzazione dei loro scopi. Spesso lo si fa anche con un impegno parallelo e volontario in organizzazioni non profit: un aspetto molto attuale che sviluppiamo partendo dall’esperienza di Giuseppe Truglia, manager di lungo corso che ha ricoperto importanti incarichi anche nella nostra Organizzazione

Questo ruolo del management, spronante e stimolante, è oggi sempre più necessario per aiutare persone e aziende a cercare (e trovare!) il purpose del lavoro. Un management che opera in azienda e fuori, spesso nel volontariato professionale, e in questo connubio prende esperienze e restituisce valore alla società sotto varie forme. Un management guidato sì da doti professionali, ma soprattutto da quelle umane e da una forte passione per il proprio lavoro. Un management che, partendo dalle persone, come emerge dal libro di Giuseppe Truglia Il management come missione (Editore Homeless Book), accompagna la crescita di imprese e manager interpretando in modo propulsivo il ruolo di partner secondo i più evoluti modelli organizzativi.

Ma ora passiamo la parola ad alcuni di quelli che lo hanno conosciuto, per avere testimonianza di come il management possa essere una missione per tanti e di come, ancora di più oggi, sia un must per essere manager e leader: Roberto Bezzi, presidente della cooperativa agricola San Patrignano; Andrea Colombo, ceo di Sezamo; Simone Piana, VP of HR, head of talent acquisition Int’l presso Adp; Piero Pisoni, direttore risorse umane di Penny Market; Walter Zanghi, direttore vendite Italia di Fratelli Branca Distillerie.

Il titolo del libro nel quale Giuseppe Truglia si racconta è Il management come missione. Quali sono le caratteristiche professionali e umane di Giuseppe che l’hanno più colpita?

Roberto Bezzi «Il profondo senso di umanità, che lo ha portato ad avere una grande capacità di ascolto per trovare le soluzioni migliori e a costruire un’ampia rete relazionale. Inoltre, mi ha sempre colpito la sua visione futuristica della realtà e il suo considerare il coinvolgimento delle persone come chiave del successo in qualsiasi progetto».

Andrea Colombo «Quelle che lui, all’interno del libro, descrive nelle “regole”; in particolare la capacità di ascolto, che poi sfocia nel dare importanza al lavoro di team. La sua attenzione per le persone, quel non perdersi nessun momento, nessun dettaglio, quell’essere presente sempre nelle situazioni importanti, quella capacità di consigliare e di farti vedere le cose senza coinvolgimento emotivo».

Simone Piana «Giuseppe è sempre stato uomo e leader generoso, disponibile, aperto al confronto e quotidianamente impegnato a formare e a far crescere le nuove generazioni di manager. Credo che il sorriso, la sua attitudine positiva anche nelle giornate più complicate, così come l’inscalfibile fiducia nelle persone, abbiano caratterizzato il suo agire».

Piero Pisoni «Innanzitutto, la sua grande capacità di resistere alle “intemperie”: è sempre stato capace di accogliere e accompagnare i molteplici cambiamenti in azienda. Davanti a tutto ha sempre messo il rispetto della dignità delle persone, soprattutto nei confronti di coloro che si trovava no a vivere anche momenti difficili. Molto intensa la sua attenzione alla crescita professionale dei collaboratori e al recruiting, con l’obiettivo di aggiungere valore all’azienda. Dotato di un’incredibile capacità di sviluppare network e una naturalezza nel gestire relazioni, ha riscosso il rispetto e l’ammirazione di tutti coloro che ha incontrato nel suo cammino professionale».

Walter Zanghi «L’attenzione al fattore umano: è stato uno dei cardini principali sui quali Giuseppe ha fatto crescere i propri collaboratori e sui quali ha puntato per generare una nuova cultura d’azienda che parlasse, veramente, di risorse umane». 

Quali sono oggi le caratteristiche e competenze professionali e umane per fare del management una missione?

Roberto Bezzi «Oggi è fondamentale la capacità di leggere il contesto, sempre in continuo mutamento, e di saper reagire prontamente. In tutto questo è molto importante un’autentica attitudine all’ascolto per coinvolgere le persone verso un obiettivo comune».

Andrea Colombo «La leadership, quella di competenza, basata sulla profonda conoscenza delle dinamiche del proprio settore, unita alla passione per il proprio lavoro vissuto in modo totale, contribuiscono, insieme a perseveranza, determinazione e curiosità, a renderlo una missione».

Simone Piana «Credo fortemente che oggi serva una leadership presente a tutti i livelli organizzativi, in qualche maniera slegata da job title e gerarchie. Una leadership che si caratterizzi per il “fare accadere le cose”, che muova in avanti organizzazioni e persone, capace di mettere al centro uno sviluppo sostenibile, una partecipazione attiva di tutti gli attori, così come una responsabilità e un’accountability diffusa».

Piero Pisoni «La capacità fondamentale è quella di saper usare le skill opportune nel momento opportuno. Certamente alcune più di altre fanno di un manager un vero leader: il rispetto per le persone, la capacità di avere sempre una visione di insieme, il saper programmare con le giuste priorità e il coraggio imprenditoriale di trovare nuove strade e soluzioni innovative».

Walter Zanghi La prima dote che un manager deve avere, e l’ho imparato in primis da Giuseppe, è la capacità di ascolto. Ascoltare per poi riflettere, evitando così risposte di pancia. Poi la capacità di vedere lungo, per quanto possibile e al netto delle emergenze quotidiane; la capacità di mediare, trovare sempre un punto di incontro, abbassando i toni e cercando di trasmettere tranquillità e serenità al proprio team; la credibilità, indispensabile per portare a bordo i propri collaboratori. In una parola: essere un leader riconosciuto dagli altri».

Un manager deve restituire qualcosa alle persone e alla società civile e come?

Roberto Bezzi «Puntando sul coinvolgimento e sulla partecipazione delle persone intorno a uno o più obiettivi comuni. Un buon manager è tale quando continua questa sua attività al di là della sua professione, trasmettendo il suo knowhow in ogni momento. Questo quanto accaduto con Giuseppe, che si è messo a disposizione della comunità di San Patrignano».

Andrea Colombo «In questo credo di aver imparato molto da Giuseppe: il piacere di lavorare con i giovani, di dare loro spazio e voce, di vederli crescere in azienda, di contribuire quindi con l’esperienza ad essere una guida. C’è poi l’impegno nel sociale, il favorire e sviluppare iniziative sia personali che aziendali, quali ad esempio, nel caso di Giuseppe, “Sanpa”, che consentono al manager di trasferire le sue competenze al servizio della collettività».

Simone Piana «Il tema del restituire non è eludibile, soprattutto per chi ha il privilegio (e l’onere) di giocare ruoli importanti e potenzialmente impattanti; il “dare indietro” si apre a molte opzioni sia interne al mondo organizzativo (ad esempio forme di coaching e/o mentorship, o business resource group che si occupino di diversità, inclusione, ambiente), sia esterne. Credo che Giuseppe abbia indicato a molti come ogni fase umana e professionale si presti a uno specifico tipo d’impegno, sia esso centrato sulla coppia, sulla genitorialità, il business o l’associazionismo. Insomma, c’è molto da fare e “ridare”».

Piero Pisoni «A un manager vengono affidate risorse, umane ed economiche, che devono essere restituite all’azienda con un valore aggiunto. Il manager deve mettere le persone nelle condizioni di dare il meglio e creare percorsi di arricchimento professionale e personale. Inoltre, chi guida un’azienda, capillare sul territorio come può esserlo una catena di supermercati, svolge un importante ruolo sociale. Oggi, una coscienza di sostenibilità economica, sociale e ambientale è imprescindibile. La Csr deve essere uno dei capisaldi dei valori aziendali sui quali fondare le proprie strategie di business e di gestione dei propri collaboratori, coinvolgendo i clienti nel riconoscimento e nel rispetto di questi stessi valori».

Walter Zanghi «Attraverso il mentoring il manager può restituire alle nuove generazioni le conoscenze ed esperienze acquisite durante il proprio percorso professionale. Ma anche attraverso l’associazionismo e il volontariato: in questo Giuseppe ha fatto da esempio prima con l’attività in Manageritalia e poi con l’impegno in San Patrignano, mettendo a disposizione di tutti gli associati il suo enorme bagaglio di conoscenza ed esperienza, sempre con tanta disponibilità, dedizione, altruismo e, permettetemi, tanta signorilità».



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