Come sarà il 2022? E il 2023? O magari addirittura il 2030? Per il manager bifronte nessun problema. Lui vede il passato e anche il futuro. Ma cos’è un manager bifronte e da dove diavolo salta fuori?
Procediamo con ordine. Giano Bifronte è una delle divinità più antiche e importanti dell’antica Roma. È raffigurato con due volti (avanti e indietro) poiché può vedere sia il passato sia il futuro, ma non il presente. Mi sembra corretto. Noi prendiamo decisioni in base al passato (quello che sappiamo e abbiamo fatto) e al futuro (quello che prevediamo e vogliamo fare). A dirla tutta, il presente non esiste (e Giano lo sa) perché finisce in ogni istante: anche mentre leggete, questa frase appartiene già al passato.
Non solo non esiste il presente, ma neppure la linearità del tempo – che va immaginato come evento circolare: ogni linea retta è solo la sezione di un cerchio – e neppure la tanto amata causa-effetto su cui basiamo quotidianamente un’infinità di decisioni sbagliate. Facciamo un esempio semplice. Il tempo delle sigarette. Dal distributore esce un pacchetto di sigarette, questo è l’effetto, e la causa funzionale risiede nel passato (denaro inserito nella macchinetta), ma in realtà la vera causa intenzionale risiede nel futuro, fumerò delle sigarette, ma forse mi verrà un infarto prima di aprire il pacchetto, oppure le regalerò al primo che passa. Insomma, le cose possono sfuggire di mano: la polizia cerca sempre dei moventi, ma tutto è solo probabilistico e non deterministico. Cosa c’entra questo con la gestione del futuro? C’entra, nel senso che un buon direttore per gli affari futuri o, se preferite, un manager bifronte, osserva e studia sempre le lezioni del passato e le cause intenzionali del futuro.
Per chiarire il concetto, prendete per esempio l’agenda 2030 del World Economic Forum o il piano quinquennale della Cina. Ecco: uno deve studiare le decisioni del futuro che avranno ricadute sul presente.
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