Il rapporto dei manager con gli investimenti privati

Un’indagine esclusiva, presentata quest’anno alle istituzioni, in occasione del mese dell’educazione finanziaria, inquadra cultura, propensione e vissuto dei manager italiani in relazione a investimenti e finanza. Nella Giornata Mondiale del Risparmio (31 ottobre), ecco una sintesi dei risultati emersi

Qual è il rapporto dei manager associati con il mondo finanziario? Questo l’obiettivo della ricerca “Manager & Investimenti” effettuata circa un anno fa da Euromedia Research su un campione di circa 700 manager, dirigenti, quadri, executive professional e pensionati, a Manageritalia. Un’analisi stimolata dal mese dell’educazione finanziaria dell’ottobre 2021 e presenta nella stessa occasione quest’anno da cui emerge un quadro complessivo del loro livello di cultura, di propensione e di vissuto sui temi finanziari e sul mondo degli investimenti. Un quadro che, a quel tempo, aveva visto gli effetti sui mercati finanziari della pandemia, ma non quelli della guerra.

La soddisfazione per le proprie finanze
Partiamo dalla soddisfazione per la propria situazione finanziaria che è positiva per ben l’82,4% del campione, dovuta a un buon livello di reddito e di possibilità, per il 22%, anche dal fatto che sanno come gestire le proprie finanze e per il 4% anche dal fatto che hanno imparato dagli errori del passato. Tra gli insoddisfatti, il 17,2%, prevalgono motivazioni di reddito non soddisfacente (soprattutto tra i pensionati 40% e gli executive professional 55%) e ammissione di incapacità a gestire le proprie finanze 14%. Ci sono poi anche quelli che non hanno fatto investimenti, sono l’8,9%, il 42,9% di chi risiede al Sud e Isole.

Investimenti preferiti e fatti
E come investirebbero oggi avendo un eccesso di liquidità? Prevale, 55%, l’investimento in prodotti bancari e finanziari, a seguire quello in prodotti assicurativi (12,1%) e previdenziali (11,3%). Uno su dieci (10,7%) dice che non investirebbe comunque la propria liquidità.

Guardando invece agli investimenti fatti negli ultimi cinque anni prevalgono: Fondi Comuni (47,9%, 58% tra i pensionati), Azioni (40%, 55% tra gli under 35), Prodotti assicurativi (34,6%). A seguire tra i più gettonati Obbligazioni (19,3%), Piani individuali di risparmio (17,2%), Piani individuali pensionistici (16%, 55,3% tra gli under 35) e Titoli di stato (14,8%).

Professionisti o fai da te
Come vengono fatti gli investimenti? Il 73% si è rivolto a professionisti (consulenti finanziari 37,8%, banca 33% o conoscente esperto del settore 3%), mentre il 24,4% se ne è occupato personalmente. La scelta dell’investimento è stata comunque principalmente costruita su consiglio dei professionisti 37,8%, basandosi su rischio e rendimento (31,7%) o sulle finalità e politiche di investimento del gestore (19,6%).


Interesse per mondo e informazione della finanza
L’81,6% è molto o abbastanza interessato e coinvolto dai temi e gli argomenti del mondo finanziario. A fronte di un mercato finanziario in continua evoluzione, invece ben il 76,1% è interessato ad avere maggiori informazioni sull’evoluzione e sulle caratteristiche dei diversi prodotti finanziari. Su tutto prevalgono prodotti quali Azioni italiane ed estere (38,3%), Fondi comuni d’investimento (35,9%) e a seguire i restanti principali prodotti finanziari, segnalando che il 23,2% (87,3% tra gli under 35) è interessato a Criptovalute e Blockchain, il 10% a strumenti derivati e il 4,1% agli hedge fund.

L’informazione attuale, che spesso non basta, viene invece acquisita soprattutto attraverso il consulente finanziario (49,3%), online sui siti di investimento (36,3%), attraverso la banca (33,9%) e/o le riviste di settore (33,2%). Interessa al 76,9% del campione anche avere approfondimenti su diverse tipologie di rischio finanziario e su propensione, coperture e misurazione del rischio.


Investimenti e sostenibilità
La sostenibilità è in termini di conoscenza e realizzazione non troppo vicina per i nostri manager. Infatti, il 71,5% degli intervistati afferma di essere informato circa gli obiettivi e le tematiche ESG (Environmental – Social – Governance), ma solo il 6% lo è molto, il 34,6% lo è abbastanza e il 39,1% lo è poco.

Solo il 61,5% (21,6% molto) crede che la finanza possa essere un fattore trainante per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dai 17 Goals dell’Agenda ONU per il 2030. Non stupisce quindi che i rischi e i fattori di sostenibilità ESG siano sino ad oggi stati considerati nelle scelte d’investimento solo dal 27% dei manager, anche se il 60,2% dice che ne terrà maggiormente conto in futuro.

E a riprova di questo, il 63,9% degli intervistati dice che i fondi contrattuali (Mario Negri e Antonio Pastore) devono oltre al rendimento anche il tema degli investimenti etici e sostenibili.

LEGGI ANCHE:

Educazione finanziaria determinante per lo sviluppo del Paese 
L’educazione finanziaria è un must

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca