Educazione finanziaria: la strada per il nostro futuro

Manageritalia Executive Professional ha organizzato una tavola rotonda intitolata “Dal cigno nero al rinoceronte grigio”, lo scorso 20 settembre, approfondendo il ruolo chiave che una maggiore preparazione e consapevolezza finanziaria ha per cittadini e manager, in un contesto di inflazione, conflitti e volatilità dei mercati. Durante l’evento si è presentato il nuovo segmento verticale all’interno dell’associazione, quello dei Wealth Manager
luigi marattin educazione finanziaria

Non è il cigno nero a far paura ora, ma il rinoceronte grigio. È lì, dietro le fronde, pronto ad abbattersi contro di noi. La metafora di un evento probabile con effetti deleteri, che può avere un impatto su larga scala, è efficace. In altre parole, i segnali di una crisi spesso ci sono, ma si trascurano. Come possiamo proteggerci? Con una maggiore preparazione e consapevolezza. Anche, e soprattutto, in ambito finanziario. Se ne è parlato lo scorso 20 settembre scorso durante un incontro organizzato da Manageritalia Executive Professional nell’ambito della Rome Future Week.

Dopo l’introduzione di Donatello Aspromonte, vicepresidente dell’associazione, che ha sottolineando l’importanza di acquisire una base di conoscenze finanziarie per affrontare i rischi legati all’instabilità dei mercati, l’inflazione fluttuante e i conflitti internazionali e i saluti di Michele Franzese, organizzatore della Rome Future Week, contesto entro cui si è svolto l’evento, la giornata ha preso il via con un intervento di Massimo Fiaschi, segretario generale Manageritalia, che ha dato il benvenuto ai partecipanti, aprendo una discussione sulle sfide che i cittadini italiani affrontano nel proteggere i propri risparmi. In un periodo segnato da volatilità economica, l’educazione finanziaria diventa un pilastro imprescindibile. Come rilevato dalla Consob, meno di un italiano su due possiede nozioni di base sugli investimenti: è urgente la necessità di promuovere una cultura del risparmio e dell’investimento responsabile.

La delega nella gestione dei risparmi: un’abitudine da rivedere

Carlo Romanelli, presidente Manageritalia Executive Professional, ha sottolineato come i manager siano abituati a delegare la gestione finanziaria aziendale, ma, paradossalmente, spesso trascurano quella personale, affidandola esclusivamente a banche e società di investimento. «Con l’emergere di nuove tecnologie e strumenti di finanza sostenibile, Manageritalia Executive Professional ha deciso di attivare un nuovo segmento di rappresentanza degli educatori finanziari, dal nome Wealth Manager. Questo passo mira a fornire un servizio di qualità ai soci e un’opportunità di crescita a chi si unisce all’associazione».

Il ruolo della politica nell’educazione finanziaria

Luigi Marattin, deputato del gruppo misto e fondatore dell’associazione Orizzonti Liberi, si è soffermato sul ruolo della politica nel promuovere l’educazione finanziaria. «Nonostante l’approvazione di una norma che inserisce l’educazione finanziaria nell’ambito dell’educazione civica – l’articolo 25 che introduce modifiche alla legge n.92/2019 – il vero problema è la mancanza di personale specializzato nel corpo docente, nonché l’assenza di finanziamenti pubblici adeguati”. Marattin ha poi lanciato un monito sull’importanza di una gestione oculata del risparmio privato, sottolineando come molti italiani mantengano ingenti somme su conti correnti a remunerazione zero, anziché investire in strumenti più efficaci e diversificati. «Il nostro Paese è quello con la più alta ricchezza privata del mondo. Abbiamo 1.500 miliardi sui conti correnti a remunerazione zero in termini nominali e sicuramente negativa in termini reali. Gli italiani indirizzano i propri risparmi verso gli immobili, btp o li lasciano sul conto corrente. Occorre sensibilizzare l’opinione pubblica sull’erosione del denaro dormiente».

Gli ha fatto eco Renato Loiero, consigliere economico Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Dobbiamo puntare ai più giovani, nelle scuole. Le persone più anziane sono meno propense a imparare». Loiero ha sottolineato come il tema della financial education presso gli ambienti di lavoro è stato approfondito dai lavori Ocse 2022. Allo stesso tempo, l’educazione finanziaria dovrebbe essere accostata a quella assicurativa e previdenziale, anche con riferimento alle nuove tecnologie digitali di gestione del denaro e alle nuove forme economiche di finanza sostenibile.

La cultura (tossica) del risparmio in Italia

La tavola rotonda moderata da Jonathan Figoli, responsabile vertical Wealth Manager Manageritalia Executive Professional, ha preso il via con l’intervento di Paola Soccorso, consigliere presso Uffici Studi Economici Consob. «Secondo i dati a nostra disposizione, il 60% degli italiani valuta la sostenibilità delle proprie spese, ma solo il 30% adotta un controllo finanziario formale come un piano di conti o un registro di cassa e appena il 10% ha un piano finanziario pluriennale. Tutto ciò mostra che, sebbene siamo una nazione di risparmiatori, molti italiani mancano di una visione strutturata e a lungo termine nella gestione del proprio denaro. Negli anni si è ridotta, ma è ancora elevata, la percentuale di italiani che si basa su consigli di amici e parenti, l’informal advice. È cresciuta la quota di chi si affida ai consulenti. Oltre il 40% degli italiani ricorre al fai da te, amplificato dalla digitalizzazione. La ricerca delle informazioni finanziarie mette di fronte a rischi quando arriva da fonti non ufficiali, non si sa filtrare, con social network e influencer non sempre affidabili. Oltre il 90% ha dichiarato che è necessaria l’educazione finanziaria dai banchi di scuola e 8 intervistati su 10 la ritengono utile sul posto di lavoro».

Verso un futuro di maggiore consapevolezza finanziaria

Elena Cardella, head of GFI Product strategist team in Amundi, ha sottolineato come il regolatore si è focalizzato negli anni sulla protezione del risparmiatore finale, sul fornire sempre più trasparenza e uniformità del linguaggio e a calibrarlo su chi ci sta di fronte. Questo non ha moderato la complessità dei prodotti e i loro utilizzatori sono sempre più esigenti. Il panorama di possibilità continua ad aumentare. Sono necessari intermediari che sappiano unire il mondo degli investitori e che riescano a traslare offerta e domande.

Per Carlo Melchiorri, docente di Statistica Data Analysis Università degli Studi Guglielmo Marconi, «Ci confrontiamo su retaggi che vengono da lontano. Storicamente l’italiano è un risparmiatore e un immobiliarista. La casa ci blocca, ci inchioda. Compriamo col mutuo, paghiamo gli interessi e paghiamo la casa per tenerla potenzialmente vendibile. E poi ci sono i titoli di Stato, i btp. Non c’è la cultura dell’etf, dell’azionario puro. Il 25enne che si butta sul btp, mira ad acquistare casa e magari compra oro mi spaventa. Tutto questo è il risultato di una vera e propria assenza di cultura finanziaria».

Filippo Salone, responsabile Advocacy Fondazione Prioritalia e delegato consulta ASviS, ha sottolineato come le aziende oggi abbiano un ruolo sociale per il benessere personale dei lavoratori. Su questo è in gioco la loro credibilità. «Si tratta di realizzare quello che viene promosso. Sul piano della governance, questo produce maggiore motivazione interna, a patto che la sostenibilità sia integrata in tutto il processo produttivo. Assistiamo a una tensione nuova e crescente. Secondo uno studio di Global Strategic Group, circa l’80% degli americani richiede alle imprese di essere più attive e attente sul fronte sociale. L’educazione finanziaria si inserisce in questo quadro ed entra a far parte dei programmi scolastici. Secondo un recente studio di Banca d’Italia sugli under 35, circa il 40% dei giovani ha interesse verso la finanza sostenibile, ma solo il 13% riesce a entrare nel vivo di questi strumenti e conoscenze. C’è insomma un gap che dobbiamo colmare. Come rendere meno opaco il rinoceronte grigio? Come disse Tony Blair quando si è insediato, con tre parole: education, education, education».

Rita Palumbo, vicepresidente Manageritalia Executive Professional, ha messo in evidenza come alla base di ogni strategia sull’educazione finanziaria ci debba essere la comunicazione, che deve essere gestita con un approccio manageriale e fare della chiarezza il suo punto di forza, a seconda dei diversi pubblici. «Se c’è un retaggio di carattere culturale, se abbiamo paura di investire e del rischio è perché non conosciamo le dinamiche. Non è solo un processo di carattere normativo. Lo sforzo istituzionale e come associazione è di trasferire concetti chiari, che siano concepibili e assimilabili da famiglie e non soltanto dagli esperti. La comunicazione finanziaria si riferisce all’insieme delle attività di informazione e trasparenza finanziaria che un’azienda o organizzazione condivide con vari stakeholder. Favorendo la fiducia, la reputazione e la trasparenza nelle relazioni tra Stato e cittadini. Deve essere fatta da persone che conoscono leggi e prodotti. L’apporto dei comunicatori finanziari deve far sì che per ogni singolo target ci sia il linguaggio adeguato. Questo processo è indispensabile e fa parte della crescita culturale del nostro paese. Manageritalia Executive Professional è un’associazione che è anche un osservatorio sul mercato non contrattualizzato, sempre dinamico. Le verticali, come quella nuova del Wealth Manager, di cui Jonathan Figoli sarà il responsabile, nascono per mettere a frutto e valorizzare competenze manageriali specifiche e devono essere in grado di avere un osservatorio dedicato ed estremamente approfondito sui singoli settori. Oggi nasce il vertical dei Wealth Manager, l’obiettivo è quello della rappresentanza professionale, ma faremo anche eventi di formazione, informazione, sensibilizzazione. Stiamo ideando un programma itinerante per l’Italia per parlare di queste tematiche. Oggi lanciamo un roadshow che ci vedrà impegnati per i prossimi 18 mesi».

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